Presto pubbliche le intercettazioni
Il Movimento 5 Stelle prova a blindare Scarpinato (e Conte si infuria)
Per cercare di blindare il senatore, il Movimento organizza un convegno a palazzo Madama in cui il parlamentare nella bufera tesse il proprio elogio
Giustizia - di Paolo Comi
Giù le mani da Scarpinato e De Raho. Alla vigilia della probabile decisione di rendere pubbliche le intercettazioni fra Gioacchino Natoli e lo stesso Roberto Scarpinato, realizzate nell’ambito dell’inchiesta di Caltanissetta sull’insabbiamento dell’indagine Mafia e appalti, è partita ieri la campagna d’autunno per blindare i due ex magistrati ed ora parlamentari pentastellati. I vertici del M5s, reduci da una imbarazzante sconfitta in Liguria, hanno pensato bene, invece di riflettere sui motivi della débâcle elettorale, di monopolizzare ieri pomeriggio la Sala caduti di Nassiriya a Palazzo Madama per un panegirico senza precedenti nei confronti dell’ex procuratore generale di Palermo e dell’ex procuratore nazionale antimafia.
Promotore della giornata in sostegno di Scarpinato e De Raho, per i quali il centrodestra ed anche Italia viva hanno chiesto da mesi un passo indietro per gli evidenti conflitti d’interesse, è stato Stefano Patuanelli, capogruppo grillino al Senato. Il primo evento, dal titolo “Vogliamo la verità sulle stragi”, ha visto la partecipazione di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e presidente del movimento agende rosse, Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime della strage alla stazione di Bologna, Federico Silicato, presidente dell’associazione familiari della strage di piazza Fontana, e Daniele Gabrielli, presidente dell’associazione familiari vittime di via dei Georgofili.
All’incontro hanno poi preso parte Sergio Amato, figlio di Mario, magistrato ucciso dai fascisti nel 1980, Paola Caccia, figlia di Bruno, magistrato ucciso dalla ’ndrangheta, Brizio Montinaro, figlio di Antonio, agente di scorta di Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci, Stefano Mormile, fratello di Umberto, educatore penitenziario vittima della falange armata, e Nino Morana, familiare di Nino Agostino, vittima di mafia. Al secondo evento, dal titolo “Quale antimafia?”, hanno partecipato i diretti interessati e tutto il gotha del Movimento, ad iniziare da Giuseppe Conte. L’intervento di Scarpinato è stato ovviamente quello più atteso, circa 30 minuti passati ad autoincensarsi affermando che in questo momento è l’unico in Parlamento a conoscere il filo nero che collega 25 anni di strategia della tensione, da piazza Fontana del 1969 alle stragi del 1992-94.
A tal riguardo Scarpinato ha tirato fuori dal cilindro il terrorista Paolo Bellini, condannato per la strage di Bologna ma che avrebbe avuto un ruolo attivo anche nelle stragi di mafia. La tesi, va detto per gli smemorati, non è nuova. Scarpinato, infatti, quando era in servizio, aveva imbastito a Palermo una indagine, denominata “Sistemi criminali”, che avrebbe visto Cosa nostra, massoneria deviata, pezzi di Stato ed eversione nera, tutti insieme appassionatamente per destabilizzare il Paese. Tesi quanto mai suggestiva, buona per una puntata di Report o di Atlantide del compianto Andrea Purgatori ma non per un processo penale. Ed infatti nel 1998 l’indagine era stata miseramente archiviata. Sorprende allora che nel 2024 venga tirata fuori dall’armadio per puntellare la permanenza di Scarpinato e De Raho in Antimafia.
L’iniziativa di ieri è stata però anche l’occasione per criticare la gestione della Commissione sotto la meloniana Chiara Colosimo.“Da due anni la maggioranza si rifiuta di occuparsi delle stragi di Firenze, Roma, Milano” e “non sono interessati ai depistaggi, ai soggetti esterni” perché “il passato non è passato: se si seguono queste piste arrivano a casa loro”, ha affermato Scarpinato. “Il tema delle stragi – ha aggiunto – è e resterà di costante attualità politica, dietro c’erano non solo gli esecutori neofascisti ma c’erano settori dello Stato deviato” e “chi detiene oggi il bastone del comando vuole utilizzare questo bastone per riscrivere la storia”. “Bisogna andare avanti nelle stragi – è stato il commento di De Raho – per individuare non solo gli autori e i protagonisti ma anche quelle parti dello Stato che sono state dietro le stragi. È possibile arrivare alla verità ma bisogna impegnarsi, l’Antimafia ha focalizzato la sua attenzione solo su una delle stragi, cosa che è totalmente fuorviante”.
Ma il carico da undici lo ha messo Conte, annunciando che il M5s si rivolgerà alle presidenze delle Camere perché questo “scempio istituzionale non vada avanti”, e minacciando anche di andare dal presidente della Repubblica. “C’è necessità di ricorrere a tutti i mezzi per fermare questa deriva”, ha proseguito Conte, secondo cui “il conflitto di interessi non è con Scarpinato e De Raho ma riguarda il governo”, ad iniziare proprio da Colosimo, ripresa “in affettuosa confidenza” con “Luigi Ciavardini, condannato per aver ucciso il sostituto procuratore Mario Amato” e “come esecutore materiale della strage di Bologna”.