13 richieste di arresti non accolte

Spionaggio: l’inchiesta fa impazzire i giornali ma è un flop, affossata dal gip

Quattro indagati ai domiciliari, respinta la richiesta per Enrico Pazzali, presidente della Fiera di Milano, tra i papabili candidati a Sindaco per il centrodestra

Cronaca - di Frank Cimini

29 Ottobre 2024 alle 11:30

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Foto Rossella Papetti/LaPresse
Foto Rossella Papetti/LaPresse

Non c’è un giornale, un sito, un’agenzia di stampa che abbia, diciamo così, preso atto che su 13 richieste di arresti in carcere presentate dalla procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta su dossier, spie e spiati il giudice per le indagini preliminari Filice non ne abbia accolto nemmeno una. Il giudice ha deciso per 4 indagati ai domiciliari e altre due misure cautelari di minore afflizione.

Per Enrico Pazzali, presidente della Fiera di Milano ora sull’orlo delle dimissioni, la procura aveva chiesto la detenzione in casa che il gip ha negato. Il nome di Pazzali fra gli indagati è quello che ha fatto più rumore negli ambienti politici e in quelli della cosiddetta “Milano bene”. Si dice o meglio si mormora che fosse tra i papabili alla candidatura di sindaco di Milano per conto del centrodestra, che da ormai da tempo cerca senza trovarla la carta giusta da giocare nella battaglia elettorale cittadina. Insomma, al centro e a destra sembra proprio che debbano cercare altrove mentre ci si chiede perché Pazzali avrebbe chiesto al gruppo di “spioni” un dossier sul presidente del Senato Ignazio La Russa di cui è amico da tempo immemore e sul figlio Geronimo. Perché un uomo di potere con tante relazioni importanti, diventato presidente della Fiera anche con l’ok del sindaco di Milano e della giunta di centrosinistra abbia fatto scelte del genere, sempre che siano confermate dalle indagini. Ignazio La Russa “disgustato” dalla vicenda dice che su Pazzali vuole capire meglio ribadendo “è un mio amico”.

Ma tornando al significato generale dell’indagine, al di là delle serenate d’amore di giornali e tg, il flop – considerando il trattamento riservato dal gip alle 1172 pagine della richiesta di misure cautelari – appare più che evidente. Inoltre il giudice ha glissato sulla parte del documento della procura in cui si ipotizzano rapporti con mafia e servizi segreti ovviamente deviati. Insomma le richieste della procura sembrano scritte più per gli organi di informazione che per il giudice chiamato a decidere. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che evidentemente non ha nulla di meglio da fare, ha puntato il dito contro il presunto gap tecnologico tra “i criminali” e lo Stato.

Il problema invece sta nell’assenza totale di anticorpi da parte della pubblica amministrazione. Un problema già emerso in modo chiaro almeno dai tempi di Mani pulite e insabbiato dalla politica. E quando la politica fa finta di niente, risulta poi impossibile che l’intervento dei magistrati possa risolvere qualcosa. Prima di parlare e scrivere di “pericolo per la democrazia” in relazione ai problemi di questa inchiesta, ripetiamo, ampiamente ridimensionata dal gip, bisognerebbe prendere atto di essere davanti a imprenditori che cercano di fregarsi tra loro, ma anche a dati venduti a caro prezzo senza essere in realtà in alcuni casi granché riservati. Lo spionaggio industriale è una storia vecchia come il mondo. Chi controlla chi non si capisce.

29 Ottobre 2024

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