Continuano le stragi sul lavoro
Chiude la Toyota di Bologna: dopo la morte di Lorenzo Cubello e Fabio Tosi, 850 finiscono in cassa integrazione
Siamo a 577 omicidi sul lavoro nei primi sette mesi di quest’anno, il 3,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2023.
Cronaca - di Marco Grimaldi
Un’esplosione e il crollo di un capannone. Probabilmente un compressore tra la linea 1 e la linea 2 dell’area produttiva, forse il compressore di un impianto di climatizzazione. Gli organi ispettivi lo diranno. Il boato si è sentito in tutta la zona.
È accaduto l’altro ieri (23 ottobre) nel reparto logistico di Toyota Material Handling, ex Cesab, un’azienda storica, che produce carrelli elevatori e dà lavoro a circa 800 dipendenti. A Borgo Panigale, periferia di Bologna, nel cuore del distretto meccanico bolognese. Lorenzo Cubello (37 anni) e Fabio Tosi (34) sono morti. Uno aspettava un bambino con la sua compagna. Altri 11 operai sono rimasti feriti.
Eppure, tutto questo è avvenuto il giorno prima di uno sciopero indetto dai sindacati proprio per l’assenza di adeguata sicurezza in quello stabilimento. È la seconda strage, in pochi mesi, in territorio bolognese, dopo il disastro di Suviana.
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Siamo a 577 omicidi sul lavoro nei primi sette mesi di quest’anno, il 3,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Un 2023 che si è chiuso con 1.467 persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro in Italia. Sono stati 15, nel 2023, gli incidenti mortali cosiddetti “plurimi”, ossia che sono costati la vita a più di un lavoratore. Per un totale di 36 vittime. «Non è l’azienda peggiore del mondo», dichiara la Fiom a proposito di Toyota Material Handling. Nemmeno l’ennesimo intollerabile caso di appalti a cascata ed esternalizzazioni sulla pelle dei lavoratori. Ma resta un fatto: andrà accertato il livello di manutenzione. E resta certo che l’intervento del governo sul rafforzamento della vigilanza non prevede adeguate dotazioni organiche, con un piano di assunzioni legato al fabbisogno.
Manca completamente una strategia nazionale di prevenzione e protezione per tutti i settori produttivi, a partire dalla piena attuazione del Testo unico sulla salute e la sicurezza sul lavoro del 2008 (16 anni da quando è stato varato e decine di decreti ministeriali ancora mancanti), dall’istituzione della Procura nazionale del lavoro, da un sistema di vigilanza efficace, da interventi concreti sulla formazione e contro lo sfruttamento del lavoro. Negli ultimi otto anni il totale annuale di ispezioni e accertamenti si è dimezzato: dai 221.476 del 2014 ai 100.192 del 2022. Dal Piano dei fabbisogni emerge come tra il 2024 e il 2026 il personale in uscita sarà di almeno 593 unità. Prevedere concorsi per 704 nuovi ispettori, come sta facendo il governo Meloni (anche se dichiara numeri più alti), significa stare poco sopra l’equilibrio tra assunzioni e cessazioni. Ma lo stesso piano ci dice che mancano 2.632 ispettori per garantire il servizio. Lontani dal bisogno. Lontani dalla vita delle persone.
P.S. Mentre il giornale va in macchina veniamo a sapere che la Toyota ha deciso di chiudere lo stabilimento e mettere tutti in Cassa integrazione. Atteggiamento veramente arrogante e irresponsabile.