La scuola
L’urlo dei docenti precari appesi al Tar, la denuncia di Rossana Giordano: “Noi del sostegno discriminati da Valditara e vittime dell’algoritmo”
Migliaia di persone sono da anni in attesa di avere un contratto, nel frattempo la legge voluta dal Ministro dell'Istruzione avrebbe creato confusione e ingiustizia con le graduatorie. Un sistema dove è l'informatica a decidere. In attesa della pronuncia del Tribunale
Interviste - di Andrea Aversa

Un esercito di precari all’interno di un settore che avrebbe bisogno di tanti professionisti di ruolo. A questo si sarebbe ridotta la scuola italiana. E pare che l’ultima riforma voluta dall’attuale ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara non abbia contribuito a risolvere il problema. Anzi. Le diverse graduatorie al momento disponibili non avrebbero fatto altro che creare confusione e discriminazione, tra chi in quelle liste c’era già e chi ci è entrato grazie alle nuove abilitazioni. Un caos gestito da un algoritmo che decide, in base alla domanda presentata dagli aspiranti docenti, chi dovrà sedersi dietro una cattedra e chi dovrà restare a casa senza un lavoro. A farne le spese migliaia di persone, soprattutto nel ramo del sostegno, ancora in attesa di un contratto.
L’esercito dei docenti precari
“Il ministro Valditara – ha spiegato a l’Unità Rossana Giordano, docente napoletana che ha insegnato per due anni a Scampia ed è al momento disoccupata – ha fatto si che chi avesse raggiunto un punteggio di concorso su materia, potesse utilizzarlo anche per il sostegno. Questo sistema ha creato una disparità che possiamo definire illegale. Non è un caso che il Comitato Docenti di Sostegno abbia presentato denuncia al Tar per presunta incostituzionalità. Siamo in attesa della pronuncia del Tribunale. Ci troviamo di fronte ad un’ingiustizia: molte persone, già presenti nelle graduatorie, non hanno potuto avere la possibilità di ottenere questi nuovi punteggi, garantiti solo ad alcune classi di concorso“.
La riforma Valditara discrimina i docenti del sostegno
In pratica, nonostante siano necessarie le assunzioni di nuovi docenti, in Italia i professori sono precari – in media – fino a 45 anni. Questo senza contare il ‘fattore geografico‘, ovvero tutte le migliaia di persone che decidono (oppure no) di lasciare la propria regione per occupare una cattedra lontano da casa. In merito, potrebbe essere organizzata una manifestazione proprio dal Comitato Docenti di Sostegno (Cds), collettivo non legato al sindacato, per la fine di ottobre o l’inizio di novembre. Inoltre, ha detto Rossana, “il ministro Valditara vorrebbe indire anche altri concorsi, per adempire al Pnrr sfruttandone i relativi fondi. Così magari accadrà ciò che è già successo in passato: che noi precari da sempre siamo stati superati nelle graduatorie da coloro che hanno superato le prove nel 2020“.
Il ricorso al Ricorso al Tar
“Io, ad esempio – ha denunciato Rossana – ho lavorato già per quattro anni, dopo aver studiato e superato tre concorsi, sono stata superata da chi, magari, ha pagato per comprare questi punteggi e l’abilitazione Tfa. Di conseguenza, si è generato anche un mercato occulto, una compravendita dei titoli validi per stare nelle graduatorie a discapito di altri. Inoltre, il governo ha creato un ulteriore pasticcio: quello del Servizio Civile Universale. Praticamente, a molti dei giovani che hanno fatto tale servizio è stata garantita in graduatoria una presenza del 15%. Cosa è questa se non una discriminazione nei confronti di tutti gli altri?“.
Un algoritmo decide le sorti di migliaia di persone
E veniamo al famoso algoritmo, secondo Rossana, “questo nuovo sistema ha sostituito quello tradizionale della chiamata che veniva fatta all’eventuale futuro docente dal Provveditorato. La persona contattata doveva presentarsi per accettare la cattedra. Oggi lo decide l’algoritmo, in base alla domanda presentata dai richiedenti. Questo sistema informatico è stato però fallimentare perché è manipolabile. Io ho lavorato due anni in una scuola di Scampia a Napoli. Poi ho dovuto rifare la domanda come ogni anno e non sono stata selezionata. Basta anche un semplice errore in fase di compilazione della domanda e resti senza lavoro. E dopo tanti sacrifici e con una famiglia corri il rischio di restare senza uno stipendio“.