La risposta al ministro

Valditara pensi alla scuola e non alle caricature…

Valditara chiama in causa le opposizioni e il Pd con il solito racconto fazioso più indicato a un capo popolo che un rappresentante istituzioni. La scuola non merita questo. Ma sogni e visione: un progetto

Editoriali - di Irene Manzi

8 Agosto 2024 alle 12:30

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Valditara pensi alla scuola e non alle caricature…

Signor Ministro,
Ho letto la sua ultima, ennesima, intervista pre estiva rilasciata al quotidiano il Giornale e le sue parole che chiamano in causa le opposizioni e il Partito Democratico con il solito racconto fazioso più indicato ad un capo popolo che ad un esponente delle istituzioni che dovrebbe dialogare con tutti, ascoltare e fare sintesi. Lei prende spunto dal recente dibattito parlamentare svoltosi alla Camera sulla filiera tecnico professionale affermando che l’assemblea ha passato ore a discutere in ordine al termine “addestrare”, sinonimo a suo dire di una visione ideologica e superata espressa dalle forze di opposizione.

Ecco, signor ministro, sì in quest’aula si è parlato certamente dell’uso di un termine a nostro avviso non pienamente appropriato in quel contesto normativo in cui si parla di educazione e formazione. Perché lei appellandosi alla Treccani ci riporta al tema dell’istruire. Non le devo spiegare io la differenza con il tema dell’educare. E se lei si diverte a far passare queste come disquisizioni terminologiche fini a se stesse, sa benissimo che il taglio pedagogico che vogliamo dare dovrebbe essere il nostro principale compito di politici. E di cosa altro dovremmo discutere? Di frasi fatte, di atlete olimpiche (come purtroppo avvenuto) e amenità varie? Ma in quelle ore (la mattina ed il pomeriggio dell’aula) si è parlato anche di molto altro rispetto a quel provvedimento.

Di risorse necessarie, ad esempio, per avviare la sperimentazione, di linee guida nazionali per creare un sistema di istruzione uniforme – viste le tante disparità esistenti tra le varie regioni- nell’avvio della sperimentazione. Di orientamento degli studenti e di sostegno formativo ai docenti. Di esiti delle sperimentazioni svolte ed ancora in corso, promosse dai ministri Bianchi e Fedeli (che abbiamo convintamente ricordato in aula). Ecco abbiamo discusso di questo, con passione e nel merito, e saremmo davvero stati felici di sentire un suo intervento sui temi che abbiamo posto. Perché appunto siamo stati noi per primi a lavorare sulla piena dignità dei percorsi tecnici e sulla loro qualità, sulla cultura del lavoro nella scuola. Ma viene un tempo in cui occorre delineare anche il come. E qui non basta il tanto richiamato buonsenso. Che poi è più senso comune o, per chiamarlo con il suo nome, qualunquismo.

Se lei fosse intervenuto avrebbe risposto non a questa o a quella forza politica di opposizione ma al Paese. Avrebbe aperto ad un confronto che purtroppo fino ad ora è stato molto insoddisfacente su una riforma che il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione ha definito frettolosa. Avrebbe esercitato un positivo confronto per la scuola. Che non merita- sig. Ministro- banalizzazioni o semplificazioni. Merita interventi, confronto sincero, proposte concrete e di merito, supportate dalle risorse necessarie. Quello che abbiamo provato a mettere in questo provvedimento come in tutti quelli che sono arrivati nelle Aule parlamentari. Anche riguardo all’integrazione linguistica degli studenti con background migratorio, su cui abbiamo accolto suggerimenti e proposte di associazioni, sindacati, dell’Anci. Perché non ha inventato lei per decreto la figura del docente di lingua italiana per stranieri, perché esisteva già. Quello che chiediamo è che ne sia potenziata la presenza – anche oltre lo spazio ridotto offerto dai suoi provvedimenti- che siano messe in atto azioni per il potenziamento linguistico ma non solo.

Ogni contestazione che abbiamo fatto in questi mesi si è basata sul merito. Dal Commissariamento ingiustificato di Indire, ai percorsi paralleli sul sostegno che lei ha messo in campo che non risolvono affatto i problemi annosi di stabilità e continuità didattica sul sostegno. Con l’invenzione del nuovo percorso abbreviato lei ministro- che ha il merito nel nome del suo dicastero- dice che formarsi sul sostegno all’interno delle università non ha grande valore o importanza. E questo è un grave atto di sfiducia verso le università e verso quanti si sono formati e si stanno formando negli Atenei e meriterebbero non propaganda ma interventi per il potenziamento dell’organico di sostegno, di posti stabili e non precari. Ma non voglio limitarmi ai tecnicismi signor ministro. Nella sua intervista lei banalizza episodi gravi – come quello del docente dell’istituto Pirelli di Roma– su cui stiamo ancora attendendo sue parole chiare e ferme di condanna, dando appuntamento al voto in condotta a settembre. Io penso che la scuola meriti ben più di questa caricatura che lei ne fa con accenti da libro Cuore. Merita sogni, visione, per la missione che l’istruzione è chiamata a compiere nella società democratica. Merita risorse, investimenti, considerazione e investimento sul ruolo dei docenti, non semplici reati penali. Merita confronto e dialogo con e per la comunità scolastica.

La scorsa settimana in Aula- proprio durante quel dibattito parlamentare che lei ha volutamente banalizzato – le ho ricordato le parole di Giancarlo Cerini, un uomo che alla scuola ha dato molto e che ricordiamo con rimpianto e gratitudine. Giancarlo Cerini sosteneva che non bastano per la scuola le rivincite di breve respiro o i programmi di governo, occorre argomentare, leggere i bisogni del Paese, degli allievi, costruire una proposta avvincente. “Occorre avere un progetto. Un programma diventa un progetto se si trasforma in una “ballata popolare”, cioè se diventa una narrazione a più mani, ove anche gli ascoltatori possono diventare narratori, ove i ruoli si intrecciano e si scambiano, in una impresa corale, che viene dunque sentita come propria. Spetta ai decisori politici apprestare le condizioni affinché la scuola sia messa in grado di realizzare un progetto alto, condiviso, non di maggioranza: una scuola della Repubblica. Sarebbe di buon auspicio una sessione del Parlamento dedicata ai problemi dell’educazione nel nostro paese (una due giorni all’inizio di ogni anno scolastico), così come i nostri massimi rappresentanti dovrebbero occuparsi dei nostri “vecchi”, della nostra salute, del nostro lavoro”. Vogliamo farlo insieme signor ministro ? La scuola merita una grande e sincera, entusiasmante narrazione. Non provvedimenti bandiera di corto respiro o disegni caricaturali dell’opposizione. Su questo ci troverà al suo fianco pronti a dare il nostro contributo ideale e progettuale. Possiamo farlo, non per un tornaconto politico personale ma per il bene del Paese e dei suoi cittadini.

*Responsabile nazionale scuola del Pd

8 Agosto 2024

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