Il dossier dell'ECRI
“Polizia italiana razzista, presi di mira rom e africani”: la denuncia del Consiglio d’Europa a politica e forze dell’ordine
Secondo l'organo di Strasburgo il discorso pubblico italiano è "sempre più xenofobo. Dichiarazioni e commenti dispregiativi e carichi di odio da politici e funzionari di alto profilo, soprattutto nei periodi elettorali". Meloni: "Uomini e donne che meritano rispetto, non ingiurie"
News - di Redazione Web
Parole durissime verso le forze dell’ordine italiane dal rapporto dedicato all’Italia dell’Ecri, l’organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d’Europa. E che arrivano casualmente in concomitanza con il caso di Moussa Diarra, il 26enne ucciso da un agente della Polfer alla stazione di Verona Porta Nuova domenica mattina, indagato anche se il procuratore ha chiarito si tratti di un episodio da inserire “certamente in un contesto di legittima difesa. Tuttavia le indagini sono adesso orientate a valutare se vi sia stata o meno una condotta colposa”. Lo studio denuncia la profilazione razziale nelle attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana. Strasburgo sollecita uno studio completo e indipendente e la formazione di un nuovo ente, valuterà tra due anni se la raccomandazione sarà stata eseguita.
Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale fondata nel maggio del 1949 con il trattato di Londra con gli obiettivi di promuovere la democrazia, difendere i diritti umani e lo Stato di Diritto, preservare l’identità culturale europea, ricercare soluzioni a problemi sociali nei Paesi europei. Vi aderiscono 46 Stati membri, ha ottenuto lo status di osservatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ha sede a Strasburgo, in Francia. Persegue i suoi obiettivi tramite accordi e convenzioni internazionali. Le sue iniziative non sono tuttavia vincolanti e vanno ratificate dagli Stati membri.
Non fa parte dell’Unione Europea, e quindi non va confuso con il Consiglio europeo che riunisce i leader degli Stati membri dell’UE. “Ci sono numerosi resoconti di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira in particolar modo i Rom e le persone di origine africana”, si legge nel rapporto pubblicato oggi che ha subito provocato la reazione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “L’ECRI, organo del Consiglio d’Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell’Ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie”. Si legge nel documento un altro passaggio sui diritti e la sicurezza dei bambini migranti, oltre che sui giudici che si occupano di questioni migratorie, anche questo di strettissima attualità dopo la vicenda dei migranti rientrati dal Centro in Albania e del decreto legge sui Paesi sicuri del governo.
Il dossier del Consiglio Europeo sulle forze dell’ordine italiane
Per Strasburgo il punto è innanzitutto politico. “Le autorità – si legge ancora – non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale”. E ancora l’Ecri, nella sua visita in Italia, “rileva con seria preoccupazione che il discorso pubblico italiano è diventato sempre più xenofobo negli ultimi anni e che i discorsi politici hanno assunto toni altamente divisivi e antagonisti, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con background migratorio, rom e persone Lgbti”.
Stando a quanto si legge nel documento “purtroppo un certo numero di dichiarazioni e commenti considerati dispregiativi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali”. E come conseguenza “le narrazioni politiche negative del mainstream hanno creato seri ostacoli all’integrazione e all’inclusione efficaci dei migranti, oltre a mettere a repentaglio le attività delle organizzazioni non governative che forniscono supporto ai migranti. Le critiche indebite che prendono di mira i singoli giudici che si occupano di casi di migrazione mettono anche a rischio la loro indipendenza”.
“I bambini migranti sono più esposti al bullismo nelle scuole e abbandonano il sistema educativo prima dei bambini italiani. Molti Rom risiedono ancora in insediamenti formali e non formali, che spesso mancano di servizi di base e si trovano in periferia con accesso limitato ai trasporti pubblici. Inoltre, sono continuati gli sfratti forzati dei Rom in violazione degli standard internazionali”. E ancora, un altro passaggio che non ha strettamente a che fare con le forze dell’ordine sulle “le persone LGBTI continuano a subire pregiudizi e discriminazioni nella vita di tutti i giorni. Inoltre, la procedura per il riconoscimento legale del genere continua a essere complicata, lunga e ipermedicalizzata”.
Le raccomandazioni dell’ECRI a partiti e politici
L’ECRI raccomanda “che le figure pubbliche, compresi i funzionari di alto livello e i politici di tutti gli schieramenti, siano fortemente incoraggiati ad assumere una posizione tempestiva, ferma e pubblica contro l’espressione di discorsi d’odio razzisti e lgbti-fobici e a reagire con discorsi alternativi, nonché a promuovere la comprensione tra le comunità, anche esprimendo solidarietà a coloro che sono bersaglio di discorsi d’odio”. L’organo sollecita anche i partiti affinché adottino e si muniscano di “codici di condotta appropriati che proibiscano l’uso di discorsi d’odio, invitino i loro membri e seguaci ad astenersi dal pronunciarli, appoggiarli o diffonderli e prevedano sanzioni in caso contrario”.
Non basta l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar), fondato nel 2003 dal secondo governo Berlusconi, con sede a Palazzo Chigi e diretto da un responsabile nominato dal presidente del Consiglio o da uno dei ministri. “Il suo ruolo significativo nel coordinamento delle politiche governative è incompatibile con il requisito di indipendenza”. Per il Consiglio serve insomma un nuovo ente, del tutto indipendente rispetto all’esecutivo.