Aveva 83 anni
È morto Fethullah Gülen: mentore e nemico numero 1 di Erdogan, il predicatore dello “Stato Parallelo” Hizmet in Turchia
Fondatore una rete di scuole islamiche e di servizi attiva in tutto il mondo. Aveva sempre respinto l'accusa di essere la mente dietro il golpe fallito, anzi accusava il Presidente
Esteri - di Redazione Web
Prima grande mentore e alleato, quindi acerrimo nemico. Per il mondo la figura di Fethullah Gülen è stata legata a doppio a quella di Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Turchia al potere dal 2003, e al fallito colpo di stato del 2016 che per alcune ore tenne col fiato sospeso un Paese e la comunità internazionale. Gulen è morto domenica, a 83 anni, in Pennsylvania, negli Stati Uniti. A dare la notizia il sito web dove venivano pubblicati i suoi sermoni.
Ex imam, filosofo, predicatore, imprenditore. Gülen aveva creato una rete di scuole islamiche, attiva in tutto il mondo, soprattutto nei Balcani, in Asia Centrale, Caucaso e ovviamente in Turchia, molto influente. Era nato a Erzurum, Anatolia Centrale, nella Turchia orientale, aveva fondato una delle prime università non statali a Istanbul nel 1996. Aveva cominciato con dormitori per studenti poco abbienti e scuole. Per Ankara la sua organizzazione era una sorta di stato parallelo trasversale nella società turca tra associazioni professionali, università, aziende e mezzi d’informazione, che avrebbe coinvolto politici, militari, giornalisti.
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Chi era Fethullah Gülen
La sua interpretazione dell’islam si poteva considerare “socioreligioso”, ruotava intorno al concetto di “Hizmet”, di servizio, il nome del suo movimento. Aperto all’incontro con altre fedi, incontro anche Papa Giovanni Paolo II nel 1998. Aveva fondato nel 1996 una banca, Bank Asya, in poco tempo diventata la più importante a capitale verde di tutto il Paese. Il suo network si espanse all’estero fornendo servizi e sostegni alla comunità turca emigrata.
I rapporti tra Erdogan e Gülen si deteriorarono tra il 2013 e il 2014. Il predicatore accusò il Partito della Giustizia e dello Sviluppo di corruzione dopo un’inchiesta che colpì il partito del presidente nel 2013. E divenne un oppositore del presidente. Nel 2014 fu accusato di aver creato e di dirigere un’organizzazione terroristica. Per il Mit, l’intelligence turca, Gulen era un agente della Cia. Già nel 2015 era in testa alla lista dei terroristi più pericolosi per Ankara.
Il golpe fallito del 2016 e le accuse a Gülen
Lo scontro, anche se a distanza, divenne oltremodo duro e violento quella sera del 15 luglio del 2016, quando militari in particolare della prima, seconda e terza armata dell’esercito, supportati da parte della guardia presidenziale e di elementi dell’aviazione e della marina, si sollevarono concentrandosi in particolare su Ankara e Istanbul. 290 morti e oltre un migliaio i feriti. Tremila seguaci di Gulen sono stati condannati all’ergastolo, 700mila persone sono state accusate di vari capi di imputazione, circa 125mila funzionari del governo, 24mila soldati e migliaia di magistrati furono licenziati.
Gülen era diventato il nemico numero 1 di Ankara. Lui aveva sempre negato qualsiasi coinvolgimento nel tentativo fallito di colpo di stato, anzi aveva accusato Erdogan del golpe per rafforzare il suo potere. Non fu l’unico a sollevare la tesi cospirazionista della false flag. Si trovava in una sorta di esilio autoimposto in Pennsylvania dal 1999, dove inizialmente si sarebbe trasferito per motivi di salute. Non era mai tornato in Turchia. Era stato privato della cittadinanza turca nel 2017. Il governo di Ankara aveva chiesto più volte nel corso degli anni l’estradizione del predicatore, non ha rilasciato alcuna dichiarazione sulla scomparsa.