La presentazione al Festival di Roma

Francis Ford Coppola, genio umile e libero: “Basta nazioni, il mondo è di tutti”

Il cineasta spiega che il nuovo film è una versione futuristica della Congiura di Catilina e scansa gli elogi: “Maestro? No, sono zio Ciccio”. L’Italia? “Eccelle in tutto, tranne che in politica”

Cinema - di Chiara Nicoletti

20 Ottobre 2024 alle 21:00

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AP Photo/Gregorio Borgia – Associated Press / LaPresse
AP Photo/Gregorio Borgia – Associated Press / LaPresse

“Prima il cinema, poi la vita”, era questo il motto di un maestro del cinema, Luigi Comencini. Un detto che un altro maestro, di origine italiane, Francis Ford Coppola, sembra aver fatto suo, nonostante una carriera costellata di successi mondiali che hanno fatto la storia del cinema. Lo prova dichiarando che la cosa di cui va più orgoglioso sono i suoi figli e nipoti, nel giorno in cui, a Roma, durante uno degli eventi di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma e Alice nella Città, gli sono state conferite, la ‘Chiave di Cinecittà’ e la dedica, per la prima volta nella storia, di uno dei viali degli Studi cinematografici.

La seconda parola d’ordine nella vita di Ford Coppola, oltre alla famiglia, è l’umiltà e la terza l’amore per il cinema che unisce. Inizia infatti l’incontro con i pochi eletti della stampa in qualità di zio: “Innanzitutto non mi considero un pezzo grosso, non voglio essere chiamato Maestro. Sono Zio Ciccio per tutti, siamo parte di un’unica famiglia, siamo tutti homo sapiens e questo è quello che conta. Non mi interessa – prosegue, in barba alla traduzione – che i miei film vengano considerati, non è importante il mio cinema ma il Cinema e la migliore ricompensa e regalo che mi si possa fare non è un riconoscimento ma quei momenti in cui un regista mi avvicina e mi dice che ha iniziato a fare cinema perché ha visto uno dei miei film. Questo per me è uno dei più grandi riconoscimenti. Penso che così come ci sono stati dei giganti prima di noi, ce ne saranno altrettanti dopo di noi. Sono fiducioso”.

 

Coppola mostra Megalopolis in Italia

A pochi mesi dalla 77esima edizione del Festival di Cannes dove lo ha presentato in concorso, Coppola mostra finalmente in Italia il suo Megalopolis e mai aggettivo possessivo fu mai utilizzato in maniera più consona. In uscita nelle sale italiane il 16 ottobre, distribuito da Eagle Pictures, il film è non solo scritto e diretto da Coppola ma da lui prodotto (e aggiungeremo autofinanziato). Interpretato da attori del calibro di Adam Driver, Giancarlo Esposito, Aubrey Plaza, Shia LaBeouf, Jon Voight e Laurence Fishburne, Megalopolis porta il mito dell’antica Roma in una moderna New York che assume per l’appunto il nome di New Rome. Come non aveva fatto a Cannes, il regista del Padrino spiega nel dettaglio le ragioni di questo incontro tra antica romanità e retro-futuro. “Quando nacque il cinema, circa 130 anni fa e comunque agli inizi, chi lo faceva, cercava di fare l’affare, non essendoci tanti fondi a disposizione, si cercava quello che costasse poco e fosse fonte di storie. Tutti conoscevano la storia romana, Caligola, Messalina oppure libri importanti come Ben-Hur, o ovviamente la storia di Cristo, e Roma rappresentava un ottimo materiale di base per realizzare dei film. Ogni 5 anni veniva fuori un film che parlava di Roma. Anche di recente, se ci pensate. Stiamo per vedere Il Gladiatore 2 e in passato ci sono stati il primo Gladiatore oppure Spartaco. Da ragazzo ho fatto film sempre diversi ma ho sempre avuto questo desiderio di realizzare un’epopea romana. Negli anni mi son messo a studiare La Congiura di Catilina e mi son reso conto che in realtà potevo benissimo ambientare il tutto a NY e così l’ho fatto”.

Sul poster di Megalopolis e nella filosofia utopica del suo protagonista, l’architetto sognatore Caesar Catilina (Adam Driver), c’è un’esortazione: “Create il vostro futuro”. Come lo vede il futuro ( del cinema?) che si sta consegnando ai giovani, Coppola? : “Innanzitutto bisogna ricordare che c’è un errore che viene commesso spesso. Il cinema è fatto di arte e di business. Per quel che riguarda il business, chi si occupa di questo vuole che i film vengano realizzati in base a una formula predefinita, come fosse la ricetta delle patatine o della coca cola, qualcosa che crei dipendenza e venga riproposta al pubblico sempre alla stessa maniera. La loro speranza è che il pubblico vada al cinema per soddisfare quella dipendenza permettendo a chi finanzia il film di non correre rischi e ripagare il debito di produzione. La domanda da porsi è: il cinema è arte o business ? Io credo sia arte ed è importante rendersi conto che il cinema che i nostri figli e nipoti vedranno è molto diverso da ciò che possiamo immaginarci e credo che questo sia molto bello e importante. Questo non sta bene a chi si occupa della parte business del film ma ad esempio, con Megalopolis, io volevo raccontare una storia che non seguisse la formula con un finale triste. Volevo un finale gioioso, speranzoso e questo era impossibile farlo con le solite regole. Ci sono film belli ma che seguono la formula, vedi Mad Max, dove ad una scena violenta, non segue una fine felice. Io non volevo questo. A Megalopolis sta succedendo quello che successe ad Apocalypse now, lo si amava o lo si odiava. Ancora lo proiettano in giro dopo 40 anni e auguro questo futuro anche a Megalopolis”.

Mentre parla di futuro poi, Coppola ricorda di essere vecchio e vicino alla morte. Mentre sorride per il No generale al suo pensiero di fine imminente, rincuora tutti dichiarando che sta già pensando a due prossimi film, uno piccolo da girare in Italia e uno “gigante!”. La fiducia di Francis Ford Coppola è contagiosa, anche quando parla della sua America e della crisi che sta vivendo, una situazione che ha parafrasato nella sua favola Megalopolis: “Penso che la Repubblica Americana sia esposta ad un grandissimo rischio e credo che quello che dovremmo fare è ascoltare e ricordare quello che diceva Pico della Mirandola: l’essere umano è un genio ed è capace di risolvere qualsiasi problema che si trova ad incontrare”. Anche l’Italia è un grande esempio e metafora che rappresenta il mondo: “È un paese fantastico, ha il meglio e il massimo di tutto, i migliori medici, i fisici nucleari, è bravissima a realizzare tutto ma non riesce ad avere un governo che funzioni!”.

Abbandona poi i pensieri di politica e attualità per uno più affine al suo Caesar Catilina: “Non sono interessato all’America perché quello che mi interessa è che si diventi un mondo unico, siamo una famiglia umana unica, viviamo su questo bellissimo pianeta e l’obiettivo principale è quello di salvarlo. Bisogna liberarsi del concetto di paese, creare un mondo unico preservando culture e differenze. Sapevate che prima della Prima Guerra Mondiale era possibile viaggiare senza dover esibire il passaporto?”. E della crisi dell’Impero Cinema che ne pensa Coppola, vista la lucidità di pensiero sulla politica? Colpisce al cuore ed anche all’orgoglio quando risponde: “Due grandi istituzioni stanno morendo, il giornalismo e i grandi studi cinematografici”. Prosegue poi a pulirci le ferite, con un sano ottimismo: “Sono sicuro che però dietro l’angolo ci sia un nuovo tipo di giornalismo che possa ripartire. Anche per il cinema è lo stesso. Questa morte fa male ma credo ci siano possibilità di rinascita”.

Francis Ford Coppola consegna al pubblico italiano e ci regala un ricordo legato all’Italia ed ai suoi grandi artisti: “Ricordo con commozione che io e Nino Rota, in aeroporto, ci interrogavamo su quale sarebbe potuta essere una canzone d’amore per il film e lui mi canticchiò quel brano. Penso anche spesso a quanto gli attori italiani siano sempre stati fantastici. Gli attori americani vogliono che tu soffra con loro, invece l’attore italiano ti fa vedere cosa è in grado di fare, tu gli dai un’idea e loro te la mettono in pratica. Ho avuto la possibilità di incontrare veramente dei giganti, che non dimenticherò: Francesco Rosi, Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni e Lina Wertmuller, è per me una fortissima emozione ancora oggi ricordarli”.

20 Ottobre 2024

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