Le dichiarazioni del ministro

Cosa prevede la manovra del Governo, tasse e sacrifici

Il ministro Giorgetti annuncia che le nuove risorse verranno dagli extraprofitti. E il Pd denuncia: dopo anni di propaganda quand’era all’opposizione “Meloni ritoccherà anche le accise”

Politica - di David Romoli

4 Ottobre 2024 alle 08:00 - Ultimo agg. 4 Ottobre 2024 alle 11:03

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Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti  (foto di Cecilia Fabiano/LaPresse)
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (foto di Cecilia Fabiano/LaPresse)

Cosa significherà in concreto ancora è ignoto e in realtà non lo sanno neppure al Mef. Ma l’annuncio in sé è già una bomba e in effetti la Borsa reagisce all’istante, perdendo in tempi record l’1,5%. Per la prima volta infatti il ministro Giorgetti mette da parte ogni reticenza e dice forte e chiara una verità facilmente prevedibile: La manovra richiederà sacrifici da parte di tutti”. Vuol dire tagli alle spese ma vuol dire anche nuove entrate. Cioè tasse, la parola sin qui considerata il massimo tabù per il centrodestra. “Ci sarà un concorso delle entrate”, conferma infatti il ministro intervistato alla Bloomberg Future Finance of Italy. Non intende la tassa sugli extraprofitti delle banche sulla quale, nelle settimane scorse, Lega e Fi avevano ingaggiato un braccio di ferro con gli azzurri ferreamente ostile al contributo eccezionale, fosse pure una tantum.

Il ministro dell’Economia, però, progetta di prendere di mira non solo le banche e non solo i profitti extra. “Parlare di extraprofitti non è corretto. Si andrà a tassare i profitti, i ricavi a chi li ha fatti”. In base, prosegue, all’art. 53 della Costituzione che Giorgetti cita e ricorda: “Prevede che tutti siano tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Tutti, non solo le banche che anzi oggi fanno meno profitti dell’anno scorso: “Non ci sarà più la narrativa sugli extraprofitti bancari dal momento che allora le banche facevano più profitti. Oggi l’industria di chi produce armi, con tutte queste guerre, va particolarmente bene”. Dunque banche, difesa ma anche assicurazioni e in generale tutti i profitti. Perché il traguardo del rientro nei parametri sul deficit entro il 2026 “è un traguardo particolarmente esigente, uno sforzo che l’intero Paese deve sostenere: individui ma anche società grandi, piccole e medie”.

Di cosa parla il ministro? Non di nuove tasse, almeno stando al suo sottosegretario Federico Freni, leghista: “Non sono allo studio nuove tasse per nessuno: nuove tasse non sono nel dna di questo governo”. Ma allora cosa vuole dire, secondo Freni il ministro? “Dice solo una cosa scontata: che tutti devono pagare le tasse”. Roba da film comico. Stessa manfrina sulle accise: il Piano strutturale di bilancio sembra indicare un probabile aumento. La segretaria del Pd Schlein va alla carica ricordando le parole di fuoco con cui, dai banchi dell’opposizione, la futura premier bollava ogni aumento delle accise e prometteva casomai di abbassarle. Il Mef corre ai ripari, smentisce, precisa che è solo allo studio “un meccanismo di riallineamento tra i livelli delle rispettive accise”.

Ma giochi di parole a parte il segnale lanciato da Giorgetti è evidente: per la marcia forzata richiesta dal Patto di stabilità e dalla procedura d’infrazione i tagli alle spese, peraltro già troppo esigue per essere sforbiciate di brutto, non bastano. Dunque bisogna trovare un metodo per incrementare le entrate. Ma l’esperienza dell’anno scorso brucia. Il governo aveva provato a tassare gli extraprofitti delle banche solo per essere messo in ginocchio dalla lobby bancaria che era riuscita a capovolgere la situazione ottenendo la possibilità di non pagare la tassa in cambio di una ricapitalizzazione per il doppio della cifra tassabile. Inutile dire che nessuno ha scelto di pagare la tassa invece che tenersi i soldi nei forzieri con la ricapitalizzazione. Giorgetti lo ammette, quando sottolinea che nessuno versa contributi extra volontariamente.

Sulla carta, dunque, il progetto del ministro, cioè tassare i profitti esorbitanti, sarebbe non solo condivisibile ma dovuto, ai sensi dello stesso articolo della Carta citato dal medesimo Giorgetti. Ma pensare che nella maggioranza una proposta del genere possa passare senza sbattere sulle barricate di tutti sarebbe più che ingenuo. Anche se fonti azzurre riconoscono che almeno un contributo una tantum, in forme ancora tutte da definirsi, stavolta sarà molto difficile evitarlo. Ma il problema di come trovare i fondi non tanto per la manovra quanto per il durissimo percorso che aspetta l’Italia nei prossimi anni resta inevaso.

4 Ottobre 2024

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