Nessun processo per l'ex governatore

Perché Toti ha patteggiato: la resa ai Pm per due anni ai servizi sociali

Dopo due anni di indagini, svolte in un modo che anche Nordio ha ammesso di non comprendere, si conclude l’inchiesta per corruzione

Giustizia - di Giovanni M Jacobazzi

14 Settembre 2024 alle 12:00

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Perché Toti ha patteggiato: la resa ai Pm per due anni ai servizi sociali

Non tutti sono in grado di affrontare il processo penale. Lo ricorda sempre il generale dei carabinieri Mario Mori, ex comandante del Ros, che ha trascorso nelle aule di giustizia gli ultimi 25 anni della sua vita. «Io sono un agonista e per tutta la mia vita mi sono confrontato con rivali, avversari, nemici. Per questo ho sopportato tutto sommato bene la vicenda giudiziaria», raccontò Mori ai giornalisti quando, ad aprile del 2023, venne assolto in via definitiva nel processo Trattativa Stato-mafia” dall’infamante accusa di essere venuto a patti con Cosa nostra dopo le stragi che insanguinarono l’Italia nei primi anni Novanta del secolo scorso.

Giovanni Toti non è dunque Mori e ha deciso di chiudere subito, patteggiando, la propria partita processuale dove era imputato di corruzione e finanziamento illecito. Una scelta sicuramente sofferta ma che gli eviterà di rimanere impigliato nel gorgo giudiziario per un tempo indefinito. Nessuna riforma della giustizia fino ad oggi è infatti mai riuscita a fissare tempi certi per la durata dei processi. Nemmeno il miglior avvocato è in grado di dire al proprio assistito quanto durerà il processo e, soprattutto, come finirà. Non basta poi avere ragione: c’è anche bisogno di un giudice che la dia. E non è cosi facile come sembra, specialmente quando si tratta di processi per reati contro la pubblica amministrazione i quali, dai tempi di Mani pulite, generano una attenzione morbosa da parte dei media e dell’opinione pubblica e che, inevitabilmente, non può non condizionare i magistrati chiamati a giudicare.

Queste considerazioni devono sicuramente aver fatto breccia nella mente di Toti, facendogli cambiare idea. Fino all’altro giorno, infatti, aveva sempre dichiarato di essere pronto per il processo, il cui inizio era in programma il prossimo 5 novembre, al punto da scrivere anche un libro, “Confesso, ho governato”, dove proclamava la propria innocenza, rivendicando al contempo la correttezza del proprio operato. L’accordo con la Procura sul patteggiamento, che dovrà adesso essere ratificato dal giudice, prevede una pena di due anni e un mese di prigione che verranno però convertiti in 1.500 ore di lavori di pubblica utilità. Inoltre, è prevista l’integrale restituzione delle somme contestate a titolo di finanziamento. Per tutta la dura della pena, infine, Toti sarà interdetto dai pubblici uffici, una sanzione che non gli impedirà il ritorno a Mediaset da giornalista.

«Come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte», sono state le prima parole di Toti. «Resta quel reato “di contesto” definito “corruzione impropria”, legato non ad atti ma ad atteggiamenti, un’accusa difficile da provare per la sua evanescenza, ma altrettanto difficile da smontare per le stesse ragioni», ha proseguito l’ex governatore. Nell’accordo l’accusa riconosce che Toti non ha mai usufruito personalmente delle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate solo per le attività politiche. «Si riconosce anche che gli atti prodotti dalla pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica», ha precisato l’avvocato Giovanni Savi, difensore di Toti. Inevitabili le reazioni delle opposizioni.

«Se voi foste così certi di non aver commesso reati, accettereste di patteggiare?», ha subito esordito il capogruppo della lista Sansa nel Consiglio regionale della Liguria Ferruccio Sansa, ex candidato presidente della regione Liguria per il centrosinistra regionali del 2020 vinte da Toti. «Evidentemente, oltre ad un quadro indecente dal punto di vista dell’etica e della gestione della cosa pubblica, nella vicenda che ha portato alle tardive dimissioni dell’ex presidente della Liguria c’è anche materiale rilevante dal punto di vista penale», ha rincarato la dose il senatore ligure del M5s Luca Pirondini. «Avevano ragione quando parlavano di “Sistema”. Toti ha rinunciato a dimostrare di non aver commesso alcun reato», è stato invece il commento della deputata Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd. Insieme a Toti ha deciso di patteggiare anche l’imprenditore Aldo Spinelli, l’altro imputato eccellente, accusato di essere il principale finanziatore dell’ex governatore ligure. Si chiude, dunque, senza un processo, una inchiesta durata tre anni d’indagini e caratterizzata da provvedimenti ed iniziative dei pm che lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio, dopo aver indossato la toga per 45 anni, aveva in più occasioni dichiarato di non comprendere.

14 Settembre 2024

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