La condanna a 2 anni e un mese
Giovanni Toti patteggia, accordo con la Procura dell’ex governatore ligure: niente carcere ma lavori di pubblica utilità
Giustizia - di Redazione
Giovanni Toti vuole patteggiare. L’ormai ex presidente della Regione Liguria, arrestato quattro mesi fa nell’inchiesta sulle presunte tangenti ottenuti da vari imprenditori e libero dal 5 agosto, una volta lasciata la carica di governatore, ha chiuso con la Procura di Genova un accordo di patteggiamento per due anni e un mese.
D’altronde la scadenza del 15 settembre, ultima data a disposizione per arrivare ad un patteggiamento, era vicina: in questo modo Toti chiude definitivamente tutte le pendenze, ma soprattutto evita il processo con rito abbreviato già fissato con la prima udienza il 5 novembre.
L’ultima parola spetta al Gup, ma visto l’accordo tra le parti, ovvero la difesa di Toti rappresentata dall’avvocato Stefano Savi, e la Procura, non ci dovrebbero essere problemi. Per l’ex presidente della Liguria non si apriranno le porte del carcere o nuovi arresti domiciliari: grazie alla legge Cartabia Toti vedrà convertita la pena in 1500 ore di lavori pubblica utilità oltre alla confisca di 84mila euro per i reati di corruzione impropria e finanziamento illecito dei partiti.
Nell’accordo tra i pm e l’avvocato Stefano Savi prevista anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena. Secondo i magistrati Toti avrebbe ricevuto tangenti in cambio di favori, in particolare la concessione di spazi del porto di Genova all’azienda di servizi portuali di Aldo Spinelli.
L’accordo di patteggiamento
Patteggiamento che le due parti in causa vedono in maniera molto differente: se per la Procura la “resa” di Toti è il risultato del buon lavoro svolto in fase di indagine, per Toti “si riconosce che gli atti prodotti dalla Pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato con l’esclusione della cosiddetta “corruzione impropria”, ovvero per atti legittimi degli uffici”.
Per l’ex governatore “come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte”. Toti spiega poi che “resta quel reato “di contesto” definito corruzione impropria, legato non ad atti ma ad atteggiamenti, una accusa difficile da provare per la sua evanescenza, ma altrettanto difficile da smontare per le stesse ragioni”.
A chiarire ulteriormente l’ambito dell’accordo di patteggiamento è anche l’avvocato di Toti, Stefano Savi: per il legale la procura ha riconosciuto che l’ex governatore “non ha mai usufruito personalmente delle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate solo per le attività politiche”. “Si riconosce anche che gli atti prodotti dalla pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato con l’esclusione della cosiddetta “corruzione impropria” – che rimane – ovvero per atti legittimi degli uffici”.
Restano ancora aperto un secondo filone d’inchiesta, che è ancora in corso, e che riguarda l’ipotesi di voto di scambio e altri reati contestati a vario titolo.
Accordo anche per Signorini
Patteggiamento concordato con la procura anche per l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova Paolo Emilio Signorini. I suoi legali Mario ed Enrico Scopesi hanno concordato con la procura una pena di tre anni e cinque mesi e una confisca di poco più di 100 mila euro oltre all’interdizione temporanea dai pubblici uffici.
Anche in questo caso sarà il giudice per l’udienza preliminare ad accogliere la richiesta.