Il quarto film italiano in concorso
Le star di Diva Futura sbarcano a Venezia: il film su Schicchi che lanciò Henger, Cicciolina e Moana
Il quarto film italiano in concorso narra la nascita dell’agenzia di Schicchi che diede vita ai personaggi di Henger, Cicciolina e Moana
Cinema - di Chiara Nicoletti
All’ottavo giorno di 81esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia è la volta del quarto film italiano in concorso, il più irriverente tra gli italiani e quello dai toni apparentemente più leggeri: l’opera seconda di Giulia Steigerwalt, Diva Futura. Un titolo che guiderà molti già al centro della storia narrata dal film, l’avventura di Riccardo Schicchi partita negli anni 80, la fondazione dell’agenzia che dà il titolo al film, che rivoluzionò la cultura di massa dando vita ad un nuovo fenomeno, il porno in Italia.
Diva futura e le “dive senza limiti”
Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger sono alcuni delle “dive senza limiti” rese famose da Schicchi e che hanno abitato i sogni e le case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in Vhs. Steigerwalt, navigata sceneggiatrice che si era già fatta più che notare con il suo delicato esordio Settembre, accoglie una pluralità di sguardi nel raccontare quegli anni: “Ho deciso di fare il film – racconta – per mostrare questo mondo sorprendente, che non mi sarei mai aspettata. Un caleidoscopio di voci e di sguardi che ho mantenuto nel film. La scelta di avere, tra i vari punti di vista, quello della segretaria Debora, è stata per entrare in quel mondo con gli occhi di tutti noi e poi cambiare punto di vista. Iniziare a far parte di questa grande famiglia e capovolgere il punto di vista e vederlo dai loro occhi. Lei è lo sguardo di tutti noi, che cambia opinione su quel mondo. C’è una parabola meravigliosa e splendente all’inizio che poi ha portato a qualcosa di opposto rispetto a quello che sognavano di creare”.
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Pietro Castellitto è Riccardo Schicchi
Ad interpretare Schicchi, Pietro Castellitto che rivela quanto scoperto sul sognatore di Diva Futura: “C’era in lui il bambino che spiava le dirimpettaie col cannocchiale insieme al padre. Lo considero un uomo che è riuscito a fare la vita che voleva e a restare fedele alla sua visione infantile. La storia non è retorica né moralista. Inevitabilmente quando il mercato si è allargato le cose sono degenerate”. Barbara Ronchi, lo sguardo esterno di Debora sulla storia aggiunge: “Nella scrittura di Giulia ho trovato molta grazia. Le pornostar erano il simbolo del piacere ma decidevano loro chi poteva toccarle e quando”. Tutte le amavano ma nessuno voleva che uscissero da quell’immaginario. Sottolinea Steigerwalt: “La contraddizione è che la società le ha desiderate tanto, erano famosissime, ma sono state anche disprezzate e limitate quando volevano fare altro. Loro rappresentavano il desiderio nascosto che è accettabile solo se rimane segreto. Si giudica molto il femminile ma non si giudica il maschile che crea quel desiderio”.