La vittoria tedesca dell'AfD

Voto in Germania, esulta solo Vannacci: Meloni tiepida ma ora ha più potere in UE

Se il generale applaude i neonazisti a scena aperta, Giorgia resta tiepida. Il voto tedesco le assegna più potere negoziale nell’Ue anti-sovranista

Politica - di David Romoli

3 Settembre 2024 alle 14:00

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roberto vannacci lega

Persino la Lega e Salvini mantengono toni sobri: in fondo l’AfD è un po’ troppo persino per il loro eurogruppo, i Patrioti, tanto che i tedeschi di AfD se ne sono dovuti costruire uno per conto loro. Non vanno oltre la secca “espressione di soddisfazione” perché “la sinistra e i Verdi amici del Pd sono stati nuovamente sconfitti”. Si scalda notevolmente di più Vannacci, che in fondo sarebbe in pectore un po’ il corrispettivo italico di Alternative fur Deutschland.

Non esulta solo per la sconfitta della sinistra ma anche per i “cittadini europei” che vogliono “difendere le radici, proteggere i confini, mantenere l’identità”. Insomma, un applauso a scena aperta. Opposto il commento di Martusciello per Fi. Anche gli azzurri sono soddisfatti, però non per il successo dei neri e l’ascesa dei rossobruni di Sahra Wangerknecht. Casomai perché la Cdu, cioè il Ppe, è “l’unico baluardo contro il populismo”. Per FdI commenta solo il copresidente dei Conservatori Procaccini ed è molto più freddo della stessa Lega. Le elezioni in Turingia e Sassonia “certificano le enormi difficoltà del governo tedesco a guida socialista”. Neppure Elly Schlein riuscirebbe a dargli torto.

Ci vuole uno sforzo di fantasia davvero piccolo per immaginare come avrebbe commentato la rotta della maggioranza che guida la Germania e il dilagare di AfD Giorgia Meloni appena pochi anni fa, dagli spalti dell’opposizione e quando gli oggi impresentabili di AfD erano, se non proprio fratelli, almeno cugini. Ora i tricolori neppure segnalano una compassata “soddifazione”. Prendono atto. Enunciano l’ovvio. Di motivi di giubilo però la premier italiana ne ha in abbondanza, soprattutto in questo momento, anche se molto più vicini a quelli degli azzurri che non dei leghisti per non parlare del generale. Sullo scacchiere europeo, quello che in questo momento conta e pesa di più, la vittoria del partito in odore di neo-nazismo le fa gioco. La rende non utile ma necessaria, forse imprescindibile.

Con una destra radicale che dimostra di essere stata solo frenata nelle elezioni europee e francesi ma per nulla fermata e con gli altri partiti istituzionali in crisi profondissima il Ppe ha più che mai bisogno di una sponda a destra con la quale dialogare e sempre più spesso fare asse. Quella sponda può essere rappresentata solo dai Conservatori, distanti su alcuni punti dai Popolari ma non su quelli considerati davvero essenziali: l’europeismo, l’Ucraina, l’accettazione delle regole di bilancio. Quanto all’immigrazione, la sintonia tra Ppe e Conservatori, ma anche direttamente tra Meloni e von der Leyen è piena. I nemici di Giorgia, quelli che la avevano bastonata di brutto a giugno e luglio, non hanno oggi la forza di opporsi a una sterzata verso destra del Ppe. Già nel corso del tour romano il presidente dei Popolari Weber aveva chiarito che “Macron e Scholz sono i veri sconfitti”. Oggi può dirlo a voce un po’ più alta.

Nel concreto, il voto in Turingia e Sassonia altera gli equilibri a favore di Roma sia nella trattativa ancora in corso sul ruolo effettivo e non solo nominale che avrà Fitto nella prossima Commissione sia in quella, ben più nevralgica, sul bilancio e le condizioni per rientrare nei parametri in 7 e non in 4 anni. Se prima di domenica il Ppe e la presidente della Commissione reputavano importante non spingere i Conservatori verso le sponde dei sovranisti quell’urgenza è ora ancor più marcata. Potrebbe diventarlo ulteriormente nelle prossime settimane. Se la soluzione che troverà Macron sarà bocciata da Mélenchon e dalla sua France Insoumise sarà prevedibile e previsto un ulteriore crollo dei socialisti e il governo che nascerà avrà tutte i caratteri di una cittadella sotto assedio.

Se il 22 settembre AfD si piazzerà alle spalle della Spd nella sua stessa Roccaforte, il Brandeburgo, le sirene d’allarme diventeranno assordanti. La variabile sconosciuta però c’è e si tratta ovviamente delle elezioni negli Usa. Sul peso che l’esito della sfida americana avrà sugli equilibri europei nessuno ha dubbi. Dunque fino al 4 novembre la situazione resterà sostanzialmente congelata. Poi però Giorgia Meloni dovrà decidere se sfruttare o no l’occasione che le si offre per uscire una volta per tutte dal perimetro se non proprio degli appestati con i Patrioti almeno dei sorvegliati speciali. Cioè se sbilanciarsi apertamente sul versante del Ppe, e in Italia di Fi, o tentare di restare ancora a mezza strada tra Popolari e Sovranisti.

3 Settembre 2024

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