Lo strappo con i tedeschi
Le Pen si avvicina a Meloni, l’alleanza tra conservatori e sovranisti cambia gli equilibri UE
Lo strappo coi tedeschi è funzionale a un progressivo avvicinamento tra conservatori e sovranisti: l’alleanza potrebbe cambiare gli equilibri Ue
Politica - di David Romoli
Marine Le Pen aspettava solo l’occasione adatta: quando è arrivata non ha esitato a coglierla. Salvini si è accodato e l’AfD tedesca, a un passo dall’espulsione dall’eurogruppo Identità e Democrazia, cerca di correre ai ripari.
A Maximilian Krah, il responsabile delle dichiarazioni-pietra dello scandalo sulle SS, è stato vietato di parlare fino alla fine della campagna elettorale e gli è stato chiesto di lasciare il Comitato esecutivo. Resta capolista, perché per modificare le liste elettorali è tardi, ma i leader di Afd insistono perché se eletto lasci il posto.
Non basterà, proprio perché il divorzio tra il Rassemblement National e gli ormai ex alleati sospetti di simpatie naziste il divorzio era solo questione di tempo.
Le Pen aveva iniziato a prendere le distanze da dicembre, quando venne resa nota la riunione segreta in cui era stata decisa, in caso di presa del potere, la cacciata di tutti gli immigrati anche di seconda generazione.
Gli scandali recenti, che peraltro coinvolgono sempre Krah essendo un suo collaboratore l’esponente del partito accusato di spionaggio a favore della Cina.
Tasto dolente perché la presa di distanza della leader che ha reali possibilità di diventare nel 2027 presidente della Repubblica francese marcia di pari passo con la revisione delle sue posizioni in politica estera: passo anche più imprescindibile per una leader che ambisca a governare in Europa.
Ma il fatto che la rottura fosse prevedibile e prevista, di fatto attesa, non toglie che la rottura sia un evento di prima grandezza, destinato a rimodellare il quadro nella destra francese e presto anche nell’Unione europea.
L’AfD è la vera presenza inaccettabile per tutti in Europa, il partito con cui allearsi equivale a un abbraccio mortale, sia perché il nazismo è ancora un limite invalicabile in Europa sia perché è il partito che minaccia direttamente la Cdu, cioè il Ppe, in Germania.
Anche Salvini è considerato a Bruxelles una sorta di bestia nera, ma senza paragone con i tedeschi: perché la Lega non è comunque sospetta di simpatie naziste, perché Salvini non è l’intera Lega, che conta al vertice anche figure molto apprezzate in Europa come Giorgetti, e perché l’ala italiana del Ppe, Fi, è in una condizione opposta alla Germania: è alleata del Carroccio.
Dunque senza più il piombo neonazista nelle ali, il partito di Marine Le Pen, ma in realtà l’intero gruppo di Identità e Democrazia, sono a un passo dalla legittimazione, battendo la strada aperta proprio da Giorgia Meloni.
Tra i conservatori e i sovranisti identitari restano differenze, almeno fino a che la leader francese e il leghista al seguito, non avranno rotto gli ultimi ponti con il passato filoputiniano, ma la realtà è che senza Afd le posizioni sono ormai molto vicine.
Non significa che i due gruppi siano destinati a fondersi presto e neppure che Identità sia pronta, come è invece Meloni ma non gli altri partiti dell’Ecr, a votare con i socialisti e la maggioranza Ursula per il presidente della Commissione che il Consiglio, cioè l’assemblea dei capi di governo dell’Unione, deciderà di indicare.
L’adesione all’eurogruppo creerebbe oggi più problemi che altro, anche per la competizione fra le due principali leader della destra europea, l’italiana e la francese. La lunghissima sfida per le prossime presidenziali, poi, impedisce a Le Pen di votare con Macron e al presidente di accettare i voti della rivale.
Lo strappo sull’elezione della presidenza verrà rapidamente perdonato a Giorgia perché tutti sanno che a determinare le scelte opposte non è una differenza ideologica ma il semplice fatto che Meloni guida un Paese in difficoltà economiche enormi mentre gli altri stanno per lo più all’opposizione.
Tolto quel dente, la convergenza in aula e il progressivo avvicinamento tra i due eurogruppi della destra sarà inevitabile e la massa critica di una destra che sin qui era divisa di nome e di fatto mentre presto potrebbe esserlo solo di nome non potrà che condizionare a fondo il percorso ma forse anche il dna dell’Unione europea.