La chiamata alla rivolta interna

Israele, l’ex premier Barak al fronte interno: “Netanyahu sta guidando un golpe, rischio dittatura”

“In prima linea per la difesa delle democrazia - grida l’ex premier Ehud Barak - ci siano il leader dell’opposizione, la Corte suprema, i capi di Mossad e Shin Bet”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

15 Agosto 2024 alle 07:00

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Israele, l’ex premier Barak al fronte interno: “Netanyahu sta guidando un golpe, rischio dittatura”

Lui lo conosce bene Netanyahu. Meglio di qualsiasi altro avversario. L’ultima sconfitta di Netanyahu nelle elezioni data 1999. E a sconfiggerlo fu proprio lui, il soldato più decorato nella storia d’Israele: Ehud Barak. Lo fece sfidando “Bibi” sul suo stesso terreno: quello della sicurezza, ricordandogli in ogni dibattito televisivo, in ogni intervista o spot elettorale, che nell’esercito Netanyahu è stato suo subalterno, e dunque non ci provasse nemmeno a spiegare a lui come si combattono i nemici d’Israele. Ed oggi, per Barak – ex primo ministro – il primo “nemico” d’Israele è colui che lo governa.

Scrive Barak su Haaretz:Sotto la copertura della guerra, in Israele si sta svolgendo un putsch governativo e costituzionale senza che venga sparato un colpo. Se non viene fermato, questo putsch trasformerà Israele in una dittatura di fatto entro poche settimane. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e il suo governo stanno uccidendo la democrazia. L’uomo tende a negare situazioni come questa. Nell’ultimo secolo, intere società sono state trascinate nell’abisso in questo modo. Non dobbiamo permettere che questo accada anche a noi. L’unico modo per evitare una dittatura in una fase così avanzata è quello di bloccare il paese attraverso una disobbedienza civile non violenta su larga scala, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, fino alla caduta del governo”.  “Ma la gente comune non è la prima linea di difesa della democrazia” dice. La rivolta dal basso non basta. C’è bisogno di un coinvolgimento verticale, Barak è netto: “Si tratta dei leader e dei funzionari eletti. Poiché questo è il loro dovere e la loro responsabilità, abbiamo il diritto di aspettarci che gli attori principali del paese – i leader dell’opposizione, il presidente, il procuratore generale, che ha dimostrato un coraggio e una spina dorsale rari, la Corte Suprema; e i capi dell’establishment della difesa, vale a dire il ministro della Difesa, il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa Israeliane, il direttore del Mossad e il capo del servizio di sicurezza Shin Bet – ognuno in base ai propri poteri e alle proprie posizioni, si rendano conto che non si tratta di tempi normali ma di un’emergenza, di un pericolo chiaro e presente per l’esistenza stessa di Israele come democrazia nello spirito della Dichiarazione di Indipendenza, e che quindi si tolgano i guanti e lavorino con tutte le loro forze per fermare questo putsch criminale. Nessun titolare di carica che ignori la scritta sul muro sarà assolto dal verdetto della storia”.

E qui l’ex Primo ministro tocca un tasto decisivo, un punto chiave per il futuro d’Israele. “La democrazia – rimarca Baraknon è una tirannia della maggioranza. Richiede un equilibrio tra le posizioni della maggioranza, i diritti delle minoranze e i diritti umani. Richiede un impegno alla separazione dei poteri, controlli ed equilibri, un documento costituzionale come la Dichiarazione d’Indipendenza e, soprattutto, vincoli che garantiscano il rispetto delle condizioni di cui sopra, ovvero la subordinazione del governo e del primo ministro allo stato di diritto.
Se si rimuove questo vincolo, si vive in una dittatura in cui nulla è garantito: non la libertà individuale e i diritti individuali, non la libertà delle minoranze e i diritti delle minoranze, non l’impegno del governo nei confronti dei cittadini, non l’esistenza di elezioni libere e non l’autorità morale di mandare i soldati in battaglia”. Quello che è in atto è un tentativo di golpe contro lo stato di diritto.

Argomenta Barak: “Circa sei settimane fa, la Corte Suprema ha stabilito all’unanimità, in un collegio di nove giudici, che il procuratore generale è la persona autorizzata a interpretare la legge per il ramo esecutivo, a meno che un tribunale non decida diversamente. La sua interpretazione della legge riflette la situazione legale esistente e, pertanto, la sua interpretazione vincola il ramo esecutivo. Una dichiarazione inequivocabile. Quando il governo, su iniziativa dell’uomo che lo dirige, ignora in modo provocatorio una sentenza della Corte Suprema, si tratta di un ‘governo ribelle’: un governo che si sta ribellando allo stato di diritto e ai principi fondamentali della democrazia e che quindi si è allontanato dai limiti della legittimità. E quando un Primo ministro approva deliberatamente le risoluzioni del gabinetto in barba all’interpretazione del procuratore generale, cioè in barba alla legge, non ci sono limiti a ciò che potrebbe fare. Potrebbe ordinare l’arresto di persone senza motivo o impedire libere elezioni. È una situazione da dittatura. I leader dell’opposizione devono rivolgersi al pubblico insieme e dire quanto segue: ‘La persona responsabile del 7 ottobre e della guerra più fallimentare della nostra storia non può guidare Israele nella nuova era che è alle nostre porte. Esortiamo tutti gli israeliani, la federazione sindacale Histadrut, i datori di lavoro, i comuni e il mondo accademico a unirsi a noi nella disobbedienza civile non violenta fino a quando il governo non sarà sostituito’. Anche il Presidente deve prendere una posizione chiara su questo tema”.

Un’ultima annotazione riguarda la militarizzazione della società, fortemente voluta dall’estrema destra. Avverte Barak: “Il procuratore generale dovrebbe ordinare allo Shin Bet e al dipartimento del Ministero della Giustizia che si occupa di indagare sulla cattiva condotta della polizia di indagare sul fatto che circa 13.000 pistole sono state distribuite in violazione della legge. Come misura preventiva provvisoria, dovrebbe anche ordinare la raccolta di tutte queste armi. In caso contrario, saranno utilizzate anche per sparare agli israeliani. Anche i responsabili delle effrazioni nelle basi militari di Sde Teiman e Beit Lid e nel centro di reclutamento dell’esercito dovrebbero essere processati. Se il Primo ministro sta lavorando per instaurare una dittatura, sla sua palese inosservanza delle istruzioni del Procuratore Generale costituisce un caso estremo che richiede una discussione sulla dichiarazione di inabilità al servizio”. Conclude Barak: “Chiunque ignori consapevolmente e sistematicamente la propria subordinazione alla legge e abbia un conflitto di interessi dovuto alle proprie esigenze politiche non è adatto a guidare il Paese”. Più chiaro di così…

15 Agosto 2024

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