Discontinuità con gli anni precedenti

Nomine nei servizi segreti, Meloni fa fuori i carabinieri e punta sull’esercito

L’Arma rosso-blu è stata ulteriormente demansionata: la direzione dell’intelligence è stata affidata direttamente da Meloni a un suo fidato dell’esercito

Politica - di Paolo Comi

13 Agosto 2024 alle 09:00

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Nomine nei servizi segreti, Meloni fa fuori i carabinieri e punta sull’esercito

Privi ormai da decenni, in ossequio alla legge n.121 del 1981, di compiti che non siano quelli di ausilio della polizia di Stato in materia di ordine e sicurezza pubblica, tagliati fuori sempre più spesso dalla guardia di Finanza nella conduzione delle indagini di maggior impatto (vedasi, tanto per fare qualche esempio recente, quelle nei confronti dell’ex governatore ligure Giovanni Toti, della ministra del Turismo Daniela Santanchè, del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro), i carabinieri hanno dovuto ora subire anche lo smacco di essere defenestrati dal governo nella gestione dell’intelligence. Per la prima volta da quando esistono nella attuale compagine i Servizi, a nessun ufficiale dei carabinieri è stato assegnato un incarico di responsabilità al loro interno.

La scorsa settimana, nella ultima tornata di nomine prima della pausa estiva, che diventeranno esecutive dal prossimo settembre, la premier Giorgia Meloni ha infatti nominato Giuseppe Del Deo, un ufficiale dell’esercito, nuovo vicedirettore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), con compiti di coordinamento delle due Agenzie d’intelligence: l’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi) e quella per la sicurezza esterna (Aise). Del Deo è attualmente vicedirettore dell’Aisi, incarico che passerà adesso al prefetto Vittorio Rizzi, vicecapo vicario della polizia di Stato. Il futuro numero due di Elisabetta Belloni, la direttrice del dipartimento, inizialmente era stato in pole anche per sostituire il generale dei carabinieri Mario Parente al vertice dell’Aisi, ma poi la premier lo scorso maggio gli aveva preferito il prefetto Bruno Valensise.

Considerato che al vertice dall’Aise è ben saldo il generale dell’esercito Giovanni Caravelli, per i prossimi anni non sono quindi più previsti cambiamenti nei Servizi. La smacco non è passato inosservato anche perchè l’Arma nell’intelligence ha una lunghissima tradizione. È sufficiente ricordare che dal 2008, con governi di destra, sinistra e tecnici, al vertice dell’Aise c’era sempre stato un generale dei carabinieri: Giorgio Piccirillo, Arturo Esposito e, appunto, Mario Parente. Quest’ultimo in particolare era stato al Ros fra gli stretti collaboratori del generale Mario Mori, anch’egli poi transitato ai Servizi come direttore dell’allora Sisde. «I vertici dell’Arma sono forse stati troppo concentrati sul prossimo avvicendamento del comandante generale o sulla possibilità di nomine in qualche partecipata pubblica, trascurando così l’importante settore dell’intelligence? Oppure, scenario che non ci auguriamo, si tratta di una mancanza di fiducia nei confronti dei vertici dell’Arma da parte del governo?», ha dichiarato l’altro giorno Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, una associazione sindacale dei carabinieri.

La coincidenza temporale con la nomina del nuovo capo di viale Romania potrebbe in effetti aver influito nelle scelte del governo. L’attuale comandante generale dell’Arma, il generale Teo Luzi, avrebbe dovuto lasciare l’incarico lo scorso gennaio, terminato il mandato triennale. Tuttavia, poiché all’epoca aveva 64 anni, il governo lo ha prorogato fino al prossimo mese di novembre, quando ne compirà 65, età massima per il trattenimento in servizio. I papabili per prendere il posto di Luzi sono tre: il vicecomandante Salvatore Luongo, il capo di stato maggiore Mario Cinque ed il comandante interregionale “Pastrengo” Riccardo Galletta. Outsider il generale Fabrizio Parrulli, ben visto dagli americani, in quanto addetto per la Difesa e consigliere militare a New York presso la rappresentanza permanente d’Italia all’Onu. Luongo sulla carta è quello più titolato e più “trasversale”, essendo stato capo ufficio legislativo del ministero della Difesa con i ministri dem Roberta Pinotti e Lorenzo Guerino, con la grillina Elisabetta Trenta, e da ultimo con Guido Crosetto, il fondatore con Meloni di Fd’I. Per Cinque si tratterebbe invece di una scelta “consuetudinaria” in quanto lo stesso Luzi, prima di diventare comandante generale, aveva svolto il suo medesimo incarico. Galletta, infine, è il classico ufficiale dell’Arma con una carriera inattaccabile alle spalle. La nomina sarà gestita dal tandem Alfredo Mantovano – Giovanbattista Fazzolari, i potentissimi sottosegretari di palazzo Chigi di cui Meloni ha piena fiducia su queste partite.

13 Agosto 2024

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