Il video di Report
Liason 007-Ranucci: “segreto di Stato” sui rapporti tra servizi segreti e Report, l’interrogatorio di Belloni
L’ha riportato il Giornale pubblicando stralci dell’interrogatorio della direttrice del Dis nel 2022. Intanto Colosimo ha deciso di non ascoltare in commissione antimafia l’ex maresciallo Striano: protagonista dello scandalo sui dossier. Paura di rivelazioni compromettenti su chi l’ha coperto?
Politica - di Paolo Comi
I rapporti fra i nostri agenti segreti ed i giornalisti della trasmissione Report in onda sulla Rai e condotta da Sigfrido Ranucci sono coperti dal “segreto di Stato”. La quanto mai singolare notizia è apparsa ieri sul Giornale che ha riportato alcuni stralci dell’interrogatorio di Elisabetta Belloni, direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), l’ufficio che ha il coordinamento delle due agenzie per la sicurezza, l’Aisi e l’Aise, da parte dei pm di Ravenna.
I magistrati avevano convocato a maggio del 2022 la numero uno dei servizi segreti come persona informata sui fatti a proposito dell’ormai celebre video, trasmesso da Report l’anno prima, in cui Matteo Renzi era stato ripreso mentre conversava con Marco Mancini in una piazzola di sosta della stazione di servizio di Fiano Romano sull’autostrada del Sole.
La denuncia, per violazione della privacy, era stata presentata da Mancini, in quel momento responsabile amministrativo del Dis. Secondo la vulgata ufficiale il video venne realizzato da una professoressa che si trovava lì per caso e che era rimasta incuriosita dalla presenza di Renzi e Mancini.
Ad interrogare Belloni, che nel 2022 era stata addirittura candidata alla presidenza della Repubblica dalla Lega, oltre ai pm Antonio Bartolozzi e Daniele Barberini, anche i legali di Mancini, gli avvocati Paolo de Miranda e Luigi Panella.
L’interrogatorio non fu però di grande aiuto per gli inquirenti visto che Belloni si era avvalsa del segreto di Stato, apposto a domande molto esplicite, come quella se fosse stata a conoscenza che personale del Dis, dell’Aisi o dell’Aise era stato “in contatto anche occasionale con qualcuno riconducibile alla trasmissione Report”.
I pm ravennati, terminato l’interrogatorio, avevano quindi scritto all’allora presidente del Consiglio Mario Draghi, che aveva nominato Belloni al vertice del Dis pochi mesi dopo il suo insediamento, per avere indicazioni più precise al riguardo.
Super Mario aveva risposto che le domande rientravano “nelle categorie considerate tutelabili al massimo livello dalla vigente normativa sul segreto di Stato”. “Dal disvelamento di tali elementi – aveva aggiunto – deriverebbe una grave lesione dei preminenti interessi afferenti la sicurezza dello Stato”.
Una risposta che era un capolavoro di burocratese e che aveva messo al riparo Belloni da eventuali imbarazzi. Soprattutto adesso che è nelle grazie di Giorgia Meloni e che è stata nominata supervisore del prossimo G7 che si terrà dal 13 al 15 giugno nel resort a 5 stelle di Borgo Egnazia in provincia di Brindisi.
Che Ranucci abbia rapporti con agenti segreti, pm, finanzieri e funzionari assortiti dei corpi di polizia, va comunque detto, non è un grande mistero da tutelare con il segreto di Stato, come si è fatto per la strage di Ustica.
Era stato proprio il conduttore di Report, erede di Milena Gabanelli, ad affermarlo senza tanti giri di parole. Anni addietro, Ranucci stesso dichiarò infatti di essere “lo Stato nello Stato”, di avere in mano ben “cinque Procure” e di controllare molte notizie.
“Ecco perché vengo a sapere certe informazioni”, aggiunse Ranucci, riferendosi al fratello, un alto ufficiale della guardia di finanza, il corpo che da tempo ha il monopolio dei fascicoli più scottanti avendo scalzato la polizia di Stato e i carabinieri.
E a proposito di rapporti fra gli operatori della sicurezza e dell’intelligence con i giornalisti, si sono perse le tracce, anche sui giornali, dell’inchiesta sui dossieraggi realizzati da Pasquale Striano.
L’ex maresciallo in servizio alla Direzione nazionale antimafia ed accusato di aver passato atti sensibili al quotidiano Il Domani non è ancora stato ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia.
Dopo aver interrogato il procuratore antimafia Giovanni Melillo, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, il comandante generale della guardia di finanza Andrea De Gennaro, la Commissione presieduta dalla meloniana Chiara Colosimo ha deciso di soprassedere sull’interrogatorio del principale responsabile di questo scandalo.
Il timore, sembrerebbe, è che Striano, messo alle strette dai commissari, possa fare qualche rivelazione compromettente, in particolare su chi gli ha garantito ‘copertura’ in questi anni.
Meglio allora dedicarsi a temi più ameni. Come la sagra del carciofo di Ladispoli che questa settimana è stata inaugurata, con grande copertura mediatica, dal cognato della premier, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.