Giustizia e pene
Polemiche, scontri e “sgarbi istituzionali”: approvato alla Camera l’inconcludente Decreto Carceri
La conversione in via definitiva, che cosa prevede. Schlein: "Furia punitiva". Il vertice Meloni-Nordio a Palazzo Chigi fa infuriare le opposizioni
News - di Redazione Web
Convertito in legge il decreto carceri. L’approvazione definitiva è arrivata mercoledì sera alla Camera dei deputati. 153 voti a favore, 89 contrari, un astenuto. Il decreto-legge era stato approvato a luglio, la conversione era già stata votata in Senato giovedì scorso. A Palazzo Chigi, mentre a Montecitorio si approvava il decreto, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontrava il Guardasigilli Carlo Nordio, i sottosegretari Ostellari, Delmastro, Sisto e i presidenti delle Commissioni Giustizia di Senato e Camera Giulia Bongiorno e Ciro Maschio per fare il punto sui prossimi “passi da fare” per affrontare l’emergenza carceri che “resta una priorità”. Anche questo incontro ha fatto urlare le opposizioni allo sgarbo istituzionale che “umilia” il Parlamento.
Il provvedimento è frutto di un compromesso inconcludente tra le forze della maggioranza di centrodestra. Prevede tra le misure l’assunzione di mille nuovi agenti penitenziari tra il 2025 e il 2026, semplificazioni burocratiche per gli sconti di pena e percorsi di riabilitazione e reinserimento sociale in strutture residenziali alternative al carcere per i detenuti. Tagliate fuori dal testo quelle ipotesi poco realizzabili come la costruzione di nuove strutture, la riutilizzazione di caserme dismesse e un sistema per far scontare ai detenuti stranieri le pene nei loro Paesi d’origine. La segretaria del Pd Elly Schlein ha attaccato il decreto come “furia punitiva che acceca la maggioranza” che “non fa nulla contro il sovraffollamento” mentre introduce “oltre 20 reati nuovi”.
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Lo scontro in aula sugli odg
Il via libera è arrivato dopo numerose polemiche in aula alimentate soprattutto dagli ordini del giorno del dem Marco Lacarra, a favore delle detenute madri, e del deputato di Azione, Enrico Costa, subito ribattezzato “Salva-Toti” o “Salva Colletti bianchi”. Il primo è stato respinto con 156 no e 127 sì dopo che Lacarra si era opposto alla firma dell’odg della leghista Simonetta Matone. Il secondo è passato, sottoscritto da Forza Italia, Noi Moderati e Italia Viva. Propone di non incarcerare l’incensurato che non ha commesso reati gravissimi. “Il 25% della popolazione carceraria è in custodia cautelare”, spiega Costa che considera “fondamentale il tema della presunzione di innocenza”.
L’emergenza strutturale delle carceri italiane
Nelle carceri italiane si trovano, al 31 luglio scorso, 61.133 detenuti per una capienza effettiva di poco più di 51mila posti. Una situazione che da anni ha smesso di essere emergenziale per diventare strutturale. Oltre sessanta i suicidi in sette mesi del 2024. Il ministro Nordio ha fatto sapere di aver chiesto un incontro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di voler proporre “modifiche alle norme sulla custodia cautelare”. Il Guardasigilli vorrebbe proporre al Consiglio Superiore della Magistratura un potenziamento dell’organico della magistratura di sorveglianza e che i detenuti tossicodipendenti scontino la loro pena in comunità.
Le polemiche sul vertice a Palazzo Chigi
Il vertice ha fatto infuriare le opposizioni che hanno sollecitato al presidente della Camera Fontana “l’immediata convocazione di una conferenza dei capigruppo” e definire “un’azione riparatoria” da parte del Guardasigilli. Fontana ha diramato una nota in cui si ribadiva “la centralità del Parlamento, le cui prerogative devono essere garantite attraverso il confronto delle idee e l’assunzione delle responsabilità da parte di tutti i soggetti interessati”. Rinviato per la seconda volta in Commissione la pdl di Roberto Giachetti per far scattare prima la liberazione anticipata in caso di buona condotta.