Il processo

Strage di Cutro, perché i 98 morti erano evitabili: le responsabilità del governo Meloni

La Procura chiede il processo per sei militari e certifica quello che già si sapeva: l’Italia poteva evitare il naufragio. Perché non lo ha evitato? Per dare attuazione ad alcune direttive sciagurate che ora vanno cancellate

Politica - di Piero Sansonetti

24 Luglio 2024 alle 08:40 - Ultimo agg. 24 Luglio 2024 alle 10:04

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Strage di Cutro, perché i 98 morti erano evitabili: le responsabilità del governo Meloni

La Procura di Crotone ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro militari della Guardia di Finanza e per due della Guardia Costiera. Li considera almeno in parte responsabili della strage di Cutro avvenuta il 26 febbraio del 2023. La Procura dice che quella strage, che costò la vita a più di 100 persone, tra le quali 35 bambini, si sarebbe evitata se l’Italia avesse mosso i mezzi di soccorso quando è stata informata della presenza di una barca strapiena di profughi e in difficoltà per il mare grosso. Invece l’Italia non fece niente. Si mossero due motovedette della Guardia di Finanza ma poi desistettero perché il mare era troppo forte. La Guardia Costiera, che aveva i mezzi per intervenire, lasciò tutte le sue barche in porto. Il Riformista quel giorno titolò: “Strage di Stato”. Fu molto attaccato da destra. La Procura ora conferma. Del resto conferma l’evidenza: quella strage fu provocata dall’inerzia – voluta o no – dello Stato.

Le reazione delle forze politiche della maggioranza di governo è impressionante. Nessuno ha rilasciato dichiarazioni per sottolineare la necessità di modificare le regole sciagurate che lo Stato si è dato in questi anni, e cioè le regole che hanno determinato la strage. Giorgetti, Gasparri, Salvini, tutti hanno solo saputo rilasciare dichiarazioni di solidarietà agli indiziati, e alla Guardia di Finanza e alla Guardia Costiera. Salvini addirittura, se abbiamo capito bene, ha sostenuto che le vittime della strage dovrebbero ringraziare la Guardia di Finanza. Non so per che cosa.
È spaventoso, difficile crederci. Ma è così. Per l’opposizione hanno parlato Riccardo Magi e Elly Schlein. Che hanno chiesto che siano accertate le responsabilità, non solo quelle dei singoli militari. Hanno fatto bene Magi e Schlein. Però sarebbe giusto che anche il centrosinistra riconoscesse le colpe sciagurate dei precedenti governi, non solo di destra, e chiedesse, con forza, che le norme che hanno prodotto la strage siano immediatamente cambiate.

Cutro non è stato un incidente. Non è stata sfortuna. E la colpa non è dei migranti imprudenti, come aveva dichiarato subito dopo la tragedia il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Cutro è stata una strage. Più precisamente strage di Stato, come titolò il Riformista il giorno dopo. Probabilmente una strage almeno in parte volontaria. Ieri la procura di Crotone ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio contro quattro militari della Guardia di Finanza e contro due della Guardia Costiera, e nella richiesta spiega bene che quella sciagura che costò la vita a oltre cento persone tra le quali almeno 35 bambini, poteva facilmente essere evitata. Era sufficiente attivare in tempo – o comunque attivare – le normali procedure di soccorso. Invece non si fece nulla. Un gruppo di finanzieri andò incontro all’imbarcazione dei profughi per svolgere una operazione di polizia – in inglese si dice law enforcement – quindi non di salvataggio ma di respingimento, poi però si arrese alle onde troppo alte e tornò in porto. A quel punto le autorità italiane avevano tutte le notizie necessarie per agire. Sapevano che c’era una barca con circa 200 persone a bordo, sovraccarica, che navigava al pelo dell’acqua, sapevano che il mare era alto e metteva a rischio persino le motovedette della finanza, sapevano che quella imbarcazione si stava dirigendo verso la costa calabrese, che le probabilità di un naufragio erano molto alte, e decisero di non muovere un dito. La barca si schiantò contro gli scogli a poche decine di metri dalla spiaggia. I soccorsi non c’erano. Si mossero solo alcuni pescatori, che erano lì, e salvarono chi poterono.

Perché è successo? La procura ha individuato le colpe dei singoli militari. Bene. Poi però ci sono colpe superiori. Dei governi che scrissero le direttive sciagurate sulla base delle quali la scelta del respingimento prevale sulla scelta del salvataggio. E dunque tocca alle motovedette della Finanza intervenire, per contrastare, e non alla Guardia Costiera, per salvare.
Capite facilmente cosa vuol dire questo. Vuol dire che c’è barca e barca. Ovviamente se la barca è di turisti, si muove la Guardia Costiera, se è di migranti si muove la Guardia di Finanza. Si tratta di direttive che violano in maniera evidente il diritto marittimo, il diritto in generale, la Costituzione italiana, le convenzioni europee e la dichiarazione dei diritti dell’uomo. Eppure sono ancora in vigore. La prima di queste direttive fu varata da un governo di centrodestra, la seconda da un governo di unità nazionale (Draghi) e poi ci fu il decreto Piantedosi che smantella il sistema di salvataggio delle Ong, e infine le dichiarazioni del ministro Salvini sulla necessità di difendere i confini. Difendere i confini, cioè respingere i nemici. I profughi sono i nemici. Lo Stato diventa espressione di una forza militare di guerra, non di una struttura di protezione e di legalità. Il potere e la politica sono tutti coinvolti. Le conclusioni alle quali è giunta la magistratura dopo un anno e mezzo di indagini (e dopo un gran numero di nuove stragi, solo leggermente inferiori per numero di vittime) è esattamente la conferma di quello che un numero esiguo di esperti, osservatori e giornalisti avevano detto sin dal primo momento. Strage di Stato. E però l’impressione è che di questa strage di Stato non risponderà nessuno. E il problema poi non è chi ne risponderà. È assolutamente secondario il fatto che qualcuno paghi per quei morti. Sappiamo benissimo, ormai, che la responsabilità per questi naufragi è collettiva e riguarda molti soggetti, non certo solo sei militari distratti.

Allora quel che conta non è punire. È cambiare. Il governo è chiamato in causa per questo. Non si tratta di fare propaganda contro la Meloni e di chiedere provvedimenti contro qualche ministro. Si tratta di pretendere un cambio completo di passo. Non deve più succedere. E perché non succeda più bisogna che lo Stato capisca che il suo compito non è quello di favorire le stragi ma quello di organizzare i salvataggi. Cancellando l’espressione “law enforcement” e sostituendola completamente con la parola “salvataggio”. Raddoppiando o triplicando le forze in mare incaricate di salvare. Agevolando il moltiplicarsi delle Ong, e favorendole e finanziandole. Cancellando gli accordi con la Libia e la Tunisia. Non si tratta di essere di sinistra o di destra, con la Schlein o con la Meloni. Si tratta semplicemente di essere umani e di rispettare la legalità e il diritto. Possiamo sperare che ciò avvenga? E possiamo sperare che la sinistra, tutta la sinistra e non solo un pezzo del Pd, decida di abbandonare il “minnitismo” e di schierarsi con chi lotta contro le stragi?

24 Luglio 2024

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