La sentenza dell'Aia

Colonie in Cisgiordania illegali, ma a Gerusalemme al potere c’è il fondamentalismo come quello di Teheran

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

21 Luglio 2024 alle 14:00

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L’avamposto di Eviatar, nella Cisgiordania occupata da Israele
L’avamposto di Eviatar, nella Cisgiordania occupata da Israele

Quelle colonie sono illegali. La Corte internazionale di giustizia, il più importante tribunale delle Nazioni Unite, ha stabilito che le colonie israeliane nei Territori palestinesi e l’utilizzo delle risorse naturali che Israele fa in quelle zone vìolano il diritto internazionale. La decisione chiude un importante procedimento sulle conseguenze legali dell’occupazione da parte di Israele della Cisgiordania e di Gerusalemme Est. Secondo i 15 giudici della Corte, «il trasferimento di coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme da parte di Israele, e il mantenimento della loro presenza da parte di Israele, sono contrari all’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra» che insieme alle altre tre convenzioni forma la base del diritto internazionale umanitario.

Pur non essendo vincolanti, i pareri consultivi della Corte hanno un grosso peso giuridico e una grande autorevolezza: in questo caso la loro conseguenza più concreta potrebbe essere un aumento delle pressioni politiche su Israele per bloccare le sistematiche violazioni dei diritti dei civili palestinesi. Il parere della Corte era stato formalmente richiesto dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con una risoluzione approvata a dicembre del 2022, quindi molto prima dell’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, inizia a ottobre del 2023.

«Lo stato di Israele ha l’obbligo di porre fine alla sua presenza illegale nei Territori palestinesi occupati, il più rapidamente possibile, di cessare immediatamente tutte le nuove attività di insediamento, di evacuare tutti i coloni e di risarcire i danni arrecati». Lo sostiene la Corte internazionale di Giustizia dell’Onu, nel suo “parere consultivo” richiesto dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in merito alla presenza israeliana nei Territori palestinesi.

Ci sono più di 100 insediamenti nella Cisgiordania occupata, dove vivono più di 500mila coloni ebrei con cittadinanza israeliana. I tre milioni di palestinesi che vivono nel territorio sono soggetti al dominio militare israeliano e dallo scoppio della guerra a Gaza hanno subito un maggior numero di aggressioni da parte dei coloni e di incursioni militari (quasi quotidiane), durante le quali le forze israeliane hanno distrutto strade e case, hanno arrestato 9.150 persone e ne hanno uccise 553.

«Il popolo ebraico non è conquistatore nella propria terra, né nella nostra eterna capitale Gerusalemme, né nella terra dei nostri antenati in Giudea e Samaria». Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu sul parere della Corte Onu dell’Aja secondo cui «l’occupazione israeliana in Cisgiordania è illegale». «Nessuna falsa decisione dell’Aja – ha aggiunto – distorcerà questa verità storica, così come non si può contestare la legalità dell’insediamento israeliano in tutti i territori della nostra patria».

La Cisgiordania, per il primo ministro d’Israele, non esiste. Esiste Giudea e Samaria (i nomi biblici della West Bank), che sono parte, in questa visione nazional-religiosa, della Sacra terra d’Israele. La Torah conta più del Diritto internazionale. Quelli che per quest’ultimo sono territori “occupati”, dopo la guerra dei 6 giorni, per i fondamentalisti al potere oggi a Gerusalemme, sono territori “liberati”, per volontà di Dio.

«La decisione dell’Aia dimostra per l’ennesima volta che questa è un’organizzazione nettamente antisemita e politica. Non accetteremo prediche morali da parte loro, è giunto il momento per la governance e la sovranità», rincara la dose il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, commentando la sentenza della Corte di giustizia dell’Aia. Da parte sua, il ministro delle Finanze di estrema destra, Bezalel Smotrich, ha pubblicato sul suo account X: «La risposta all’Aia: la sovranità ora». Nel nome di Eretz Israel. Il fondamentalismo al potere. Siamo a Gerusalemme, non a Teheran.

21 Luglio 2024

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