Soluzioni e ipocrisie

Il pacifismo, la non violenza, la fine dei conflitti e la guerra necessaria

Essere pacifisti vuol dire non armarsi e subire le aggressioni nemiche senza reagire? Uno scontro ha termine con la resa dell'aggredito? Una guerra può essere necessaria? Che differenza c'è tra pacifismo e non violenza? Un pò di risposte per cercare di fare chiarezza

Editoriali - di Andrea Aversa

21 Luglio 2024 alle 01:20

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Il pacifismo, la non violenza, la fine dei conflitti e la guerra necessaria

Le due guerre in corso che sono al centro delle attenzioni dei media potrebbero finire immediatamente. Basterebbe che Vladimir Putin si ritirasse dai territori invasi e occupati dell’Ucraina e che Hamas liberasse gli ostaggi israeliani, si arrendesse e si consegnasse alla comunità internazionale affinché possa nascere uno stato palestinese laico, libero e democratico. È ovviamente un’utopia ma allo stesso tempo realtà, se non addirittura l’unico modo affinché morte e distruzione, nell’Est Europa e in Medio Oriente, possano cessare. Questo non è accaduto e probabilmente non accadrà ed entrambi i conflitti continueranno fino a che la diplomazia non avrà segnato la sua definitiva sconfitta, lasciando campo libero alla guerra totale o – ci auguriamo – la vittoria.

Il pacifismo

In questo contesto drammatico, dove dai Balcani all’Africa, passando per il Sud America e i Caraibi e arrivando fino all’Asia, sono di scena tanti altri conflitti altrettanto crudi e tragici, il movimento pacifista si è schierato con determinazione, inizialmente al fianco dell’Ucraina, poi stancatosi della lotta di resistenza portata avanti da Kiev con l’aiuto degli alleati occidentali, si è posto a sostegno del popolo palestinese. Ad oggi, in gran parte, rispetto agli ucraini abbiamo assistito a un voltafaccia: la base del movimento spinge per la resa, conseguenza automatica dello stop agli aiuti militari in favore del paese guidato dal Presidente Volodymyr Zelensky.

L’ipocrisia

Essendo per la pace e contro il riarmo, l’arrendersi all’invasore e criminale di guerra russo è l’unica soluzione all’orizzonte. E se Putin, come ha già fatto in passato, in futuro invaderà altri paesi nell’orbita dell’ex Unione Sovietica, amen, potrà farlo con tanto di tappeto rosso steso a terra. Perché qualsiasi tentativo di difesa, per i pacifisti – soprattutto di sinistra – sarà mosso solo e soltanto per gli interessi degli Usa e della Nato e neanche in minima parte per la voglia che quei paesi potrebbero avere di libertà democrazia. A muovere tutto questo è, dunque, un forte sentimento anti-occidentale (facendo leva sui tanti errori commessi dall’Occidente). Stanno predicando, allora, l’uscita dall’Alleanza atlantica senza neanche promuovere la nascita di un esercito europeo.

I nemici

Così i nostri ‘nemiciautoritari e illiberali, non proprio innocui, come Cina, Iran e – appunto – la Russia potranno avere campo libero per fare ciò che vogliono. Dettando legge in termini economici, culturali e sociali e soprattutto bellici. Questa è l’ipocrisia del pacifismo. Che vuol dire essere pacifisti? Che vuol dire essere contro la guerra? È ovvio che tutti vorremmo la pace e la fine dei conflitti ma quando questi scoppiano che si fa? Si porge l’altra guancia all’aggressore? Non mi pare che gli alleati e i partigiani si siano comportati così. E infatti, per fortuna, ci hanno liberato dai nazisti e dai fascisti. Certo il prezzo è stato altissimo. Ma la guerra è quasi come un fenomeno naturale, intrinseco nelle dinamiche storiche e umane. E dirsi contro di essa senza offrire soluzioni vuol dire solo offendere l’intelligenza di chi la guerra la combatte, da popolo invaso e aggredito.

La non violenza

Tra l’altro solo un pazzo sanguinario come Putin e un gruppo terrorista e islamista come Hamas potevano scatenare una guerra con strumenti appartenenti al passato. Oggi le tecnologie consentono di ridurre al minimo i danni collaterali, di colpire obiettivi strategici, di evitare di portare sul campo di battaglia migliaia di uomini e di evitare inutili spargimenti di sangue tra i civili. Sarà cinismo ma è anche, come detto all’inizio dell’articolo, realtà. Per questo alla definizione di pacifista preferisco quella di non violento. Che cos’è la non violenza? Secondo l’enciclopedia Treccani:

Gandhi, King e Capitini

Si tratta di un metodo di lotta politica consistente nel rifiuto di ogni atto che porti a ledere fisicamente i rappresentanti e i sostenitori del potere cui ci si oppone, limitando l’azione a forme di disobbedienza civile, non collaborazione, di boicottaggio e simili. La non violenza ha avuto il suo principale esponente nel Mahatma Gandhi, ha influenzato un certo Martin Luther King e ha avuto in Italia Aldo Capitini come fondatore dell’omonimo movimento. Credo siano personalità di uno spessore umano, storico, culturale, filosofico, politico e intellettuale talmente alto che soltanto provare ad imitarli sarebbe un ottimo inizio per aspirare ad avere la pace e sul serio un mondo fondato sul diritto, sulla libertà e sulla democrazia.

21 Luglio 2024

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