La giornata della nonviolenza

Chi era Gandhi, simbolo di pace e della nonviolenza

Mai come oggi, è il momento di trasformare la celebrazione del leader indiano in una ribellione pacifica capace di mettere in discussione il bellicismo imperante e ripensare un altro mondo possibile

Editoriali - di Susanna Schimperna

30 Settembre 2023 alle 17:30

Condividi l'articolo

Chi era Gandhi, simbolo di pace e della nonviolenza

Il 2 ottobre si celebra la Giornata Internazionale della Nonviolenza. In un momento in cui nel mondo ci sono in atto, secondo i dati dell’Ucdp (Uppsala Conflict Data Program), 170 conflitti. In un momento in cui si assiste a una ripresa del riarmo nucleare ed è sempre più sentito il pericolo di una catastrofe atomica.

Mai appuntamento è stato più importante, non fosse altro per una presa di coscienza individuale: Gandhi, icona a cui non si smette di fare riferimento, simbolo indiscusso utilizzato, anzi depredato in modo spesso stucchevole e ipocrita tanto dalla pubblicità quanto dai social, dai manuali di self help, dalla cultura pop e da quella “alta”, è autore dell’abusatissimo «Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo», che vuol dire “partiamo da noi” cerchiamo di avere fiducia nel fatto che perlomeno diventeremo migliori, anche se forse il mondo non lo cambieremo.

Forse. Perché qui ci soccorre il grande Herbert Marcuse: «L’arte non può cambiare il mondo, ma può contribuire a mutare la coscienza e gli obiettivi di coloro che potrebbero cambiarlo». Per la nonviolenza, convinzione profonda che si fa pratica quotidiana, è la stessa cosa. Modifica la coscienza e destabilizza l’interlocutore violento, lo costringe a uscire dal suo schema cazzotto dato/cazzotto ricevuto, quindi risulta spesso anche contagiosa. Vale la pena ricordarle, alcune delle frasi di Gandhi. Ciascuna racchiude un mondo, un intero programma di vita, una direzione di pensiero, un modo di essere.

Frasi su cui meditare, dunque, di là del “bel suono” che ne ha fatto slogan privi di senso buoni per i cioccolatini: «Il genere umano può liberarsi della violenza soltanto ricorrendo alla nonviolenza. L’odio può essere sconfitto soltanto con l’amore», «La nonviolenza è il primo articolo della mia fede e l’ultimo articolo del mio credo», «Mi oppongo alla violenza perché, anche quanto sembra produrre il bene, è un bene temporaneo; mentre il male che fa è permanente». A ispirare l’Assemblea Generale dell’Onu che ha istituito la commemorazione è stato proprio Gandhi, tanto che giorno e mese corrispondono a quelli della nascita del Mahatma. La risoluzione (Ares/61/271) è del 15 giugno 2007, ma soltanto da pochi anni di questa giornata si parla diffusamente, grazie soprattutto ai movimenti nonviolenti che, pur nell’indifferenza dell’informazione mainstream, stanno destando sempre più interesse. Per l’Onu, la Giornata Internazionale è un’occasione per «diffondere il messaggio della nonviolenza, anche attraverso l’educazione e la consapevolezza pubblica», e «assicurare una cultura di pace, tolleranza, comprensione».

Tra i primi ad aderire, i movimenti europei uniti in Europe for Peace, che hanno stilato e diffuso un lungo manifesto che inizia non a caso così: «In Europa, in Ucraina, in Russia e in tutto il mondo la gente vuole la pace, mentre i governi chiedono sempre più armi e risorse umane per la guerra». “Prendiamo la pace nelle nostre mani” è l’invito, con la proposta, per il 1° ottobre, di spegnere televisione e social network, dedicarci alla comunicazione diretta con le persone intorno e a qualunque attività per la pace, come flash mob, incontri, una meditazione, una preghiera per chi è religioso, anche una semplice bandiera della pace sul balcone: un grande esperimento di auto-organizzazione internazionale realizzato da «noi, gli invisibili, quelli che non hanno voce».

Ricordando anche il segretario del Movimento Pacifista Ucraino, Yurii Sheriazhenko, che rischia cinque anni di carcere e il sequestro di tutti i beni e al momento subisce misure di restrizione, dopo essere stato catturato e imprigionato a Kiev il 15 agosto scorso. Yurii è accusato di “propaganda di guerra”, il primo di una serie di articoli classificati fra i reati contro la pace, la sicurezza dell’uomo e l’ordine giuridico internazionale. Un paradosso, una beffa: reato contro la pace per chi si oppone alla guerra, per chi attraverso i suoi canali Telegram esorta pubblicamente la popolazione a resistere alla mobilitazione, a rifiutare di servire nell’esercito e praticare l’obiezione di coscienza? Altra accusa: giustificare l’aggressione armata della Federazione Russa contro l’Ucraina.

Incredibile. Yurii in realtà ha esplicitamente e più volte condannato l’aggressione russa, a partire dalla dichiarazione che il Movimento Pacifista Ucraino, di cui è segretario, ha adottato già da settembre dell’anno scorso. Nel frattempo la prima udienza, che doveva svolgersi mercoledì 20 settembre, è stata rinviata perché il Pubblico Ministero non si è presentato. Un modo per prorogare l’attesa di Yuri, la sua incertezza, sicuramente la sua paura.

Da una parte, dunque, la Giornata Internazionale della Nonviolenza, le parole di Gandhi, i suoi inviti. Dall’altra i numeri che in tempo reale scorrono e corrono sul sito Peacelink, agghiaccianti e implacabili, ad aggiornarci sul valore in euro delle armi italiane fornite dall’Italia all’Arabia Saudita dall’inizio dell’anno – 210 milioni – , sui soldi spesi, sempre dall’inizio dell’anno, per i cacciabombardieri F35 – 555.730.240 euro –, sui bambini nello Yemen al di sotto dei cinque anni morti di fame dall’inizio dell’anno per colpa della guerra – 1.859.856 –. Cifre già ampiamente superate: crescono e vengono aggiornate ogni minuto.

30 Settembre 2023

Condividi l'articolo