56 suicidi nel 2024
Giachetti contro Nordio: “Se non fa nulla per le carceri lo denunciamo”
Salgono così a 56 i morti suicidi in quello che appare come un bollettino di guerra, ma che è invece il tragico conteggio di persone nelle mani dello Stato e che lo Stato non riesce a tutelare
Giustizia - di Angela Stella
Ormai il bollettino di morte nelle carceri è giornaliero: “Originario di San Donà di Piave, 37 anni da poco compiuti, detenuto per vari reati connessi allo spaccio di stupefacenti, nella notte è stato trovato impiccato con il lenzuolo nella sua cella della Casa Circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia – ha reso noto Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria – . A nulla sono valsi i soccorsi. Salgono così a 56 i morti suicidi in quello che appare come un bollettino di guerra, ma che è invece il tragico conteggio di persone nelle mani dello Stato e che lo Stato non riesce a tutelare. A questi bisogna poi aggiungere i 6 appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Una mattanza irrefrenabile”. Come denuncia anche l’associazione Antigone “9 suicidi solo nei primi 15 giorni di luglio. Più di uno ogni due giorni. Il più giovane, a Pavia, aveva 19 anni, il più anziano, a Potenza, 81. Da inizio anno siamo arrivati già a 56 casi di suicidio. Dal 1992 ad oggi, quindi in 31 anni, solo 11 volte a fine anno il numero era stato superiore a questo, solo che stavolta è stato raggiunto in poco più di 6 mesi. Di questo passo, a fine anno, potremmo registrare oltre 100 casi, andando ben oltre il tragico primato del 2022 quando furono 85. C’è bisogno di agire immediatamente”.
Si sta ovviamente parlando, tra l’altro, della pdl di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Lo stesso parlamentare di IV ha confermato che la discussione della pdl sulla liberazione anticipata è stata rinviata al 23 luglio: “Se questa legge non passerà alla Camera né come emendamento al decreto carcere al Senato siamo pronti a denunciare il Ministro Nordio perché se non prende le decisioni concrete per impedire quello che accade nelle carceri, può esserne ritenuto responsabile. L’articolo 40 del Codice penale recita che non impedire un evento che si ha l’obbligo di impedire equivale a cagionarlo. Le persone che si suicidano in carcere sono consegnate allo Stato”. Per Nessuno Tocchi Caino “sono cifre da strage di Stato. In attesa che il Parlamento decida sull’unica proposta di legge incardinata, quella dell’On Giachetti, idonea a porre subito rimedio all’emergenza di queste morti per pena, come Nessuno tocchi Caino intendiamo denunciare in tutte le sedi, sovranazionali e nazionali, quelle espressioni, decisioni e comportamenti, anche di magistrati, che contribuiscono al mantenimento di condizioni detentive illegali. Perché tali sono quelle che riscontriamo nelle carceri, da noi visitate pressoché quotidianamente, in gran parte dovute a un tasso di sovraffollamento che si traduce in trattamenti inumani e degradanti”.
- Alexandro Riccio morto suicida in carcere, otto indagati per omicidio colposo: ignorarono i segnali d’allarme
- Suicidi in carcere, la strage continua: tre morti in tre giorni, a Venezia il 56esimo da inizio anno
- Due morti in un giorno in cella, rivolta nelle carceri a Vercelli e Trieste: saccheggiata l’infermeria
- Emergenza carceri e giustizia, l’iniziativa del Partito Radicale: “Grazia e sospensione delle pene”
Il riferimento è, tra l’altro, ad una decisione di un magistrato di sorveglianza di Firenze che, rispondendo ad un ricorso di un detenuto di Sollicciano che lamentava l’assenza di acqua calda in cella, aveva scritto: “Con riferimento alla mancanza di acqua calda nel lavandino che si trova all’interno delle camere detentive, ritiene questo magistrato che la fornitura di acqua calda all’interno della cella non sia un diritto essenziale garantito al detenuto, ma una fornitura che si può pretendere solo in strutture alberghiere”. Lo stesso giudice aveva negato ad un altro detenuto un semestre di liberazione anticipata “considerato che il tentativo di togliersi la vita mediante impiccagione è incompatibile con il presupposto della liberazione anticipata che è partecipazione all’opera rieducativa”. Non appena letta l’ordinanza, il garante nazionale dei detenuti, Felice Maurizio D’Ettore, ha annunciato che avvierà accertamenti. Proprio il 5 luglio scorso c’era stata una rivolta nello stesso carcere fiorentino di Sollicciano, seguita da quelle negli istituti di Viterbo, Trento, Vercelli e Brissogne: quattro proteste violente nell’ultima settimana, con materassi bruciati, devastazioni e alcuni agenti feriti. A Trieste il giorno successivo alla rivolta un detenuto è morto per overdose, dopo il saccheggio dell’infermeria, dalla quale erano stati portati via grossi quantitativi di metadone. Una situazione davvero esplosiva. Sulla grave situazione si è espressa anche Magistratura democratica che “si dichiara vicina e pronta a convergere con i singoli e le associazioni che percepiscono la situazione dei reclusi come incompatibile con i valori costituzionali, sintomo di una inquietante e più generale disattenzione verso le marginalità sociali. Per questo torniamo a chiedere l’adozione di misure urgenti per ridurre il sovraffollamento carcerario quali l’amnistia e l’approvazione del disegno di legge sulla liberazione anticipata speciale”.