L'offensiva del regime
Yulia Navalnya, mandato d’arresto per la vedova del dissidente morto nel carcere siberiano: “Putin assassino”
Esteri - di Redazione
Colpevole di aver portato avanti la battaglia del marito, ucciso dal regime russo nel carcere siberiano di Yamalo-Nenets. Sono queste di fatto le accuse del tribunale distrettuale Basmanny di Mosca nei confronti di Yulia Navalnaya, vedova dell’oppositore russo Alexei Navalny morto il 16 febbraio scorso, che ne ha ordinato l’arresto.
Navalnaya è formalmente accusati di partecipazione a un’organizzazione estremista, ovvero la Fondazione Anticorruzione fondata dal marito e già bollata dalle autorità russe come “organizzazione estremista” nel giugno 2021, permettendo così di perseguire i suoi membri come “terroristi”.
“Yulia Borisovna è fuggita dalle indagini preliminari ed è quindi ricercata“, si legge in una nota del tribunale, cui fa riferimento l’agenzia Ria Novosti che ha dato la notizia della richiesta di arresto. Il termine della sua detenzione sarà calcolato dal momento dell’estradizione di Navalnaya in Russia, visto che vive all’estero, o dal momento del suo arresto in territorio russo. L’accusa contro di lei prevede una pena dai 2 ai 6 anni di reclusione.
Dalla morte del marito, Yulia Navalnya ha sostanzialmente preso il testimone di Alexei nelle sue battaglie contro il regime di Vladimir Putin: anche durante le recenti elezioni presidenziali di marzo, elezioni-farsa vista l’assenza di oppositori nelle urne, Navalnya aveva preso parte a diverse proteste di massa contro Putin.
La “replica” di Navalnya
A stretto giro di posta, sui social, è arrivata la replica di Navalnaya, in cui ha ribadito che “Putin è un assassino e un criminale di guerra“. La sua tesi è che, di fatto, il governo russo usa sempre la stessa strategia: “Prima l’accusa di essere un agente straniero, poi l’apertura di un procedimento penale, poi l’arresto!“.
Il riferimento è alle modalità che hanno portato all’arresto e alla morte del marito: contro Navalny fu spiccato un mandato di cattura internazionale, che nessuno in Europa aveva ovviamente eseguito. Fu lo stesso dissidente però, che si trovava in Germania per curarsi dopo un tentativo di avvelenamento che aveva subito in Siberia nell’agosto 2020, che decise di tornare in patria nel gennaio 2021. Navalny venne immediatamente sbattuto in cella con una serie di accuse, fino alla condanna a 19 anni con l’accusa di aver creato una associazione estremista e al trasferimento nella colonia penale nell’Artico, dove è morto il 16 febbraio scorso.
Quindi, rivolgendosi direttamente ai media, Navalnya ha aggiunto: “Quando scrivi su questo argomento, per favore non dimenticare di scrivere la cosa principale: Vladimir Putin è un assassino e un criminale di guerra. Il suo posto è in prigione, e non da qualche parte all’Aja, in un’accogliente cella con tv, ma in Russia, nella stessa colonia e nella stessa cella di 2 metri per 3 in cui ha ucciso Alexei“.
Contro l’ordine di arresto si è espresso anche l’ex braccio destro di Navalny, Leonid Volkov, ha protestato contro la decisione della Corte: “Yulia viene arrestata (in contumacia!) da un famigerato tribunale. È un bel riconoscimento della determinazione di Yulia a continuare La battaglia di Alexei!“.