Il massacro nell'aretino
San Polo, giornalista scopre che il nonno nazista ordinò la strage: “L’ho letto su Wikipedia, chiedo scusa”
Wolf Ewert era comandante del 274° reggimento della Wehrmacht. "Dobbiamo ricordare, dobbiamo trovare la via della riconciliazione, l'orrore del fascismo non deve tornare mai più". Domenica l'80esimo anniversario della strage
News - di Redazione Web

Laura Ewert non ne sapeva niente. Ha scoperto tutto su Wikipedia. Wolf Ewert era suo nonno, comandante del 274° reggimento della Wehrmacht, le Forze Armate tedesche del Terzo Reich. Fu lui a ordinare il massacro di San Polo, alle porte di Arezzo, fu lui a dare il comando. “È una storia che mi riempie di tristezza, dolore e vergogna, anche per la mia famiglia”, ha detto la giornalista intervenuta a Civitella in Valdichiana proprio durante un convegno sulle stragi naziste.
Il convegno si è tenuto sabato scorso. Erano intervenuti anche lo storico Carlo Gentile e i giornalisti Udo Gumpel e Christiane Kohl – entrambi hanno realizzato lavori sulle stragi di Civitella, San Polo e Sant’Anna di Stazzema. Ewert è intervenuta in collegamento. “In famiglia non avevo mai saputo niente, ho scoperto di mio nonno da Wikipedia. Tutti devono sapere quello che è successo, lo spiegherò a mio figlio, ai miei amici e anche sul giornale in cui scrivo. Il 14 voglio essere a San Polo per all’anniversario. Io e la mia famiglia dobbiamo chiedere perdono per i lutti causati dal nonno”.
Cos’è successo a San Polo
Alle porte di Arezzo, il 14 luglio del 1944, un’ottantina di persone alla vigilia della Liberazione della città, il 16 luglio, furono uccise. I soldati del 274° reggimento prelevarono una sessantina di partigiani e civili. “Se sono banditi fucilateli tutti”. 48 di questi furono costretti a scavarsi la fossa nei giardini di Villa Gigliosi, furono fatti saltare in aria con la dinamite. Altri 16 vennero uccisi nella località di San Severo. “Sono morti senza onore, li seppellirete quando arriveranno gli Alleati”, rispose il comandante Ewert al parroco che aveva chiesto la restituzione delle salme.
L’80esimo anniversario della strage
È morto nei primi anni 2000, prima delle indagini avviate dalla Procura militare della Spezia. “Dobbiamo ricordare, dobbiamo trovare la via della riconciliazione, l’orrore del fascismo non deve tornare mai più, serve la nostra consapevolezza”, ha detto la giornalista tedesca sua nipote aggiungendo che racconterà la storia a suoi figlio e alla sua famiglia e che lo farà anche grazie al suo lavoro. Ha annunciato che domenica 14 luglio sarà ad Arezzo nell’80esimo anniversario della strage per chiedere perdono ai discendenti delle vittime.
A oggi non è facile trovare discendenti dei protagonisti colpevoli degli eccidi nazisti che si siano espressi in questa maniera verso le stragi. È un drammatico insegnamento, una dolorosa presa di coscienza e di posizione oltremodo virtuosa in tempi di sciatto revisionismo e complice negazionismo. Un esempio per chi non riesce ad andare oltre un familismo amorale politico e ideologico nonostante l’evidenza delle stragi.