Ergastolo e non violenza
Giulio Rena, è morto il detenuto in sciopero della fame e della sete contro il ‘fine pena mai’
Un altro decesso che ha riguardato il sistema carceri e giustizia italiano. La vittima, 67 anni, era reclusa nel penitenziario di Brucoli ad Augusta (in provincia di Siracusa). Gli sono stati negati i domiciliari e dallo scorso dicembre ha dato inizio alla sua disobbedienza civile. Più volte era stato sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio: ha perso la vita in ospedale, le sue condizioni erano molto gravi
Cronaca - di Redazione Web
Un detenuto di 67 anni, Giulio Rena, recluso nel carcere di Brucoli ad Augusta (Siracusa), è morto dopo che dal dicembre scorso era entrato in sciopero della fame e della sete. L’uomo, condannato all’ergastolo, protestava “contro il fine pena mai“, dopo che per diverse volte si era visto respingere la richiesta dei domiciliari. Il 67enne, morto domenica scorsa in ospedale dove era stato trasportato per le sue precarie condizioni, era stato sottoposto più volte al trattamento sanitario obbligatorio.
Chi è Giulio Rena, il detenuto che ha perso la vita in sciopero della fame e della sete
Rena era un pianista. Secondo quanto riportato da La Repubblica, il 67enne prima di essere detenuto aveva insegnato al conservatorio. L’uomo pare non avesse più rapporti con la sua famiglia. Invece, con gli altri detenuti aveva stretto amicizia e questi cercavano di tirarlo su di morale. Così come hanno cercato di fare psicologi, medici, infermieri ed educatori all’interno del carcere. Ha dichiarato Pino Apprendi, Garante dei detenuti di Palermo: “Una morte annunciata, l’ennesima in questo inferno silenzioso che è il carcere“.
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L’inferno delle carceri
Ha invece affermato Giovanni Villari, garante dei detenuti di Siracusa: “(Rena) Era un uomo colto e rispettoso ma soprattutto un essere umano che aveva perso la speranza e ogni ragione per stare al mondo“. Il 67enne si era ridotto a trascorrere tutto il tempo in cella, steso sul letto – in silenzio – a guardare il soffitto. In merito, ha detto il garante per i diritti dei detenuti della Regione Sicilia, Santi Consolo: “Questa morte, come le altre dei detenuti avvenute in ospedale in seguito a lunghi scioperi della fame, devono essere annoverate come suicidi, in quanto forme di protesta pacifica e passiva estrema. Quando sono andato a trovarlo l’ho supplicato di desistere da quel comportamento, era un uomo molto educato e corretto“.