I viaggi e il nuovo gruppo
Che cosa sta facendo Orbán: battitore libero tra Putin e Xi Jinping, Re del sovranismo con “Patrioti per l’Europa”
I viaggi a Mosca e Pechino della "Missione di pace 3.0" durante la Presidente dell'Ue di Budapest hanno fatto imbestialire una ventina di stati membri. "Condotta sleale". E il premier ungheres intanto ha fondato il terzo gruppo più numeroso all'Europarlamento
Esteri - di Antonio Lamorte
Ci sta provando Viktor Orbán. A farsi leader, a giocare da battitore libero, a studiare e ad agire da plenipotenziario di politica estera, a disegnare un nuovo perimetro di manovra e di scontro per sovranisti ed euroscettici ed estremisti di destra d’Europa. E ci sta riuscendo, almeno in parte. E ha fatto imbestialire quasi tutti: una ventina di Stati membri dell’Unione Europea almeno che avrebbero accusato di slealtà il primo ministro ungherese per le sue missioni a sorpresa e in solitaria a Mosca e a Pechino, mentre all’Ungheria tocca la Presidenza dell’Unione. E che lui ha definito su X “Missione di pace 3.0”.
Da Vladimir Putin due ore e mezzo di colloquio al Cremlino. “Mi sono reso conto che le posizioni sono molto distanti tra loro – ha osservato Orbán sulla guerra in Ucraina – molti passi devono essere fatti per avvicinarsi alla conclusione della guerra. Tuttavia abbiamo fatto un passo molto importante, abbiamo stabilito un contatto e lavorerò ulteriormente su questa questione”. Infuriati a Kiev: nessun avviso in merito al viaggio da Budapest. Soltanto tre giorni prima il premier ungherese aveva incontrato il Presidente Volodymyr Zelensky. E da Xi Jinping un’altra visita a sorpresa a Pechino. “Il Presidente Xi mi ha detto oggi che la Cina continuerà i suoi sforzi volti a creare le condizioni per la pace. Non siamo soli! Continua la missione di pace”.
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Le missioni a Mosca e Putin di Viktor Orbán
Due viaggi intrapresi mentre l’Ungheria reggeva la presidenza semestrale dell’Unione, che ha chiarito come Orbán non avesse alcun mandato. “Sto semplicemente visitando posti dove è in corso una guerra che può avere un impatto sull’Ungheria e pongo delle domande”, aveva commentato lui a Radio Kossuth. L’ANSA, tra gli altri media europei, cita un diplomatico che commenta come il primo ministro ungherese sia “andato direttamente contro le conclusioni del Consiglio Europeo”. E che si chiedeva “come si concilia con il principio di leale cooperazione?”. Stando a un’altra fonte “la Polonia è scatenata”. A questo punto quello che da più parti si esige è un messaggio “chiaro” riguardo alla deliberata confusione generata da Orban tra l’operare come leader di un singolo Paese e a nome della presidenza. Alla riunione dei Rappresentanti Permanenti dei 27 in Ue, in programma per mercoledì, all’ambasciatore dell’Ungheria saranno dunque “chiesti chiarimenti”. Soltanto il segretario generale Jens Stoltenberg ha ammesso che la NATO era stata informata delle visite – Orban sarà presente al vertice dell’Alleanza Atlantica a Washington.
Che cosa sta facendo Orbán
In questo modo il premier ungherese aumenta il suo spazio di manovra, la sua autonomia politica, e spacca ulteriormente la politica estera dell’Unione, d’altronde non sono mai state un mistero le sue posizioni molto favorevoli a Mosca. A chi pensava che ormai Orbán stesse ballando da solo, tra appelli e allarmi e lamentele per le sue improvvise e impreviste iniziative, ha risposto la formazione del nuovo gruppo sovranista e di estrema destra Patrioti per l’Europa, formalizzato ieri e già una realtà con la quale fare i conti: con i suoi 84 membri il terzo più numeroso dell’Europarlamento dopo quelli dei Popolari e dei Socialisti.
Il nuovo gruppo europeo “Patrioti per l’Europa”
Soltanto poco tempo fa era considerato ai margini della destra europea, fuori dal Partito Popolare del quale pure il suo Fidesz aveva fatto parte fino al 2021. Qualcosa dev’essere cambiata ed è scattata ufficialmente dopo il voto di inizio giugno. Il suo partito ha guadagnato 11 europarlamentari con il 44,8% conquistato alle urne. E domenica 30 giugno la conferenza stampa che ha messo a terra il nuovo progetto. Con l’ex primo ministro ceco Andrej Babis e l’ex ministro dell’Interno austriaco Herbert Kickl l’annuncio della fondazione del nuovo gruppo.
In una sorta di manifesto si attaccavano le “forze globaliste”, i “burocrati”, il “centralismo” di Bruxelles. “Solo attraverso la vittoria e la cooperazione dei partiti patriottici e sovranisti del continente possiamo garantire l’eredità dei nostri figli”. Si legge di “nazioni forti, orgogliose e indipendenti”, di difesa della sua “identità, tradizioni e costumi europei, frutto del suo patrimonio greco-romano ed ebraico-cristiano”, di “proteggere le sue frontiere, a fermare la migrazione clandestina e a preservarne l’identità culturale, seguendo la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini europei”.
Orbán e i Patrioti per l’Europa
Un gruppo sicuramente non compatto nell’atlantismo per quanto riguarda la politica estera, piuttosto compatto invece nella chiusura a un’ipotesi di una collaborazione con l’attuale maggioranza europea. Si sono uniti alla formazione anche la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen, Jordan Bardella capogruppo e il generale Roberto Vannacci tra i vicecapogruppo. Il disegno di Orbán ha preso forma, insieme con formazioni come il partito portoghese di estrema destra Chega, il fiammingo separatista Vlaams Belang e i partiti di estrema destra spagnolo, olandese e danese. E sembra puntare a lungo termine, già alle prossime elezioni sicuramente ma anche ad obiettivi più vicini nel tempo.