Il divieto "universale"
Gravidanza per altri, come funziona in Irlanda e perché è una lezione per l’Italia
Mentre la legge Varchi arriva al Senato per una approvazione rapida senza modifiche (bisogna agire subito contro le famiglie che rientrano dall’estero: carcere fino a 3 anni!), anche l’Irlanda regolamenta la Gpa.
Editoriali - di Filomena Gallo

Le tecniche di fecondazione assistita ritornano in Parlamento dopo 20 anni, non certo però per una modifica della legge 40 – che pure abbiamo chiesto a ogni cambio di legislatura, senza fermarci nei tribunali dove la legge un po’ alla volta è stata cancellata – ma per introdurre un nuovo divieto. Un divieto che però nella pratica è inapplicabile. Il legislatore di maggioranza ha deciso che, visto che in Italia è vietata dalla legge 40 la realizzazione, l’organizzazione o pubblicizzazione e la commercializzazione dell’utero surrogato, anche se gli italiani vanno all’estero per accedere alla gravidanza per altri (GPA) – nei paesi dove la tecnica è normata e quindi legale – al rientro in Italia devono essere puniti come se tutto fosse avvenuto in Italia. La maggioranza definisce questa modifica di legge, a prima firma dell’onorevole Varchi, “Divieto universale di utero surrogato”.
Dopo l’approvazione alla Camera dei Deputati, sono stati conclusi i lavori in commissione Giustizia al Senato ora il testo arriva in aula al Senato per un’approvazione senza modifiche. Perché occorre agire subito nei confronti di tutte le famiglie che rientrano dall’estero che rischiano il carcere fino a 3 anni e la multa da 600.000 a un milione di euro. E cosa succederà ai nati? Per evitare ritardi non hanno approvato nemmeno un emendamento al testo base che prevedeva che i nati fossero dati in adozione, visto che i loro genitori saranno considerati criminali. Inutili sono state le voci di giuristi e di esperti che hanno ricordato al legislatore che non si può legiferare così, che le leggi degli altri paesi vanno rispettate e che godono del principio di sovranità territoriale. Che un reato universale deve trovare condivisione da parte di tutta la comunità internazionale, mentre ci sono 66 paesi in cui la gravidanza per altri è disciplinata con legge, 36 paesi in cui -pur in assenza di una legge- l’accesso alla tecnica non è vietato ed è dunque permesso. Inoltre, in 57 stati in cui la GPA è permessa grazie a una legge oppure per prassi giurisprudenziale è lecita sia nella sua forma solidale sia in quella commerciale. Tutto ciò fa capire, anche a chi non è esperto di diritto, che non siamo dinanzi a un reato universale ma solo a un manifesto politico che determinerà incertezza di diritti per tante famiglie, anni nei tribunali per difendersi e per far cancellare anche questa legge incentivando clandestinità – se diverrà tale.
Intanto è recente l’approvazione in Irlanda della legge che regolamenta l’accesso alla gravidanza per altri. Il nuovo quadro normativo irlandese consente l’accesso alla gravidanza per altri ai cittadini irlandesi, e a tutti i residenti in Irlanda, e quindi anche agli italiani. Dal contrasto tra l’approccio progressista dell’Irlanda e le restrizioni proposte in Italia emergono, dunque, ulteriori questioni fondamentali di diritto internazionale e costituzionale, inclusi tutti gli aspetti legati alla cooperazione giudiziaria e di polizia all’interno dell’Unione europea. L’Irlanda oggi dovrebbe essere un esempio da seguire in tema di accesso alle cure e famiglia e i parlamentari italiani non possono ignorarlo. Il parlamento europeo, con l’approvazione della direttiva 2011/36/ue sulla tratta di esseri umani (cd. direttiva anti-tratta), ha adottato un emendamento che amplia la portata delle attuali misure volte a combattere e prevenire la tratta di esseri umani e a sostenere meglio le vittime. Oltre allo sfruttamento lavorativo e sessuale, la nuova normativa criminalizza, a livello europeo, anche lo sfruttamento della gravidanza per altri. Questo intervento delle istituzioni europee chiarisce un punto fondamentale: è possibile criminalizzare condotte inerenti a procedure di gravidanza per altri solo quando queste comportano abusi e sfruttamento. Se avesse inteso estendere la punibilità a ogni forma di gravidanza per altri non avrebbe insistito sulle condotte di costrizione, induzione e sfruttamento, come invece ha fatto.
Con l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica abbiamo promosso una proposta di legge, redatta con esperti e altre associazioni, già presentata lo scorso anno e depositata sia alla Camera che al Senato, che oggi si rivela ancora più adeguata perché da un lato detta regole precise per l’accesso e l’applicazione di tecniche di Pma con gravidanza per altri nella sola forma solidale, dall’altro fornisce certezza di diritti per tutti i soggetti coinvolti ed è rispondente alla direttiva europea, in quanto nell’ambito di una scrupolosa regolamentazione dei diritti di tutte le parti coinvolte prevede una modifica all’articolo 600 del codice penale. La modifica introdotta prevede nello specifico una “nuova” forma di riduzione in schiavitù, ovvero quella di chi riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione continuativa costringendola a portare avanti una gravidanza per altri, magari approfittando di una “situazione di necessità” come previsto dalla norma.
La fattispecie nel suo insieme dunque intende prevenire tutte le forme di reificazione di una persona con conseguente annullamento della sua dignità. La norma prevede anche le modalità con cui l’assoggettamento alle forme di schiavitù e servitù, inclusa la nuova fattispecie di costrizione alla gravidanza per altri, sono realizzate, ovvero con “violenza, minaccia, inganno, abuso di autorità o approfittamento di una situazione di inferiorità fisica o psichica o di una situazione di necessità”. Una previsione che di fatto recepisce la nuova direttiva europea anti-tratta e interviene affinché tutti i soggetti coinvolti nelle tecniche di fecondazione assistita con gravidanza per altri nella forma solidale in Italia siano garantiti per norme rispettose dei singoli diritti. Basterebbe avere la volontà politica per scrivere buone leggi rispettose dei diritti fondamentali per tutti.
* Avvocata e Segretaria Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica