Conte con Mélenchon
Movimento 5 Stelle in Europa con The Left, ammissione “con riserva”: dalle lotte contro Lucano e Rackete ad alleati
Politica - di Carmine Di Niro
Il Movimento 5 Stelle ha una “casa” al Parlamento europeo. Gli otto eurodeputati eletti col voto dell’8 e 9 giugno scorso, quando il partito guidato da Giuseppe Conte incassò un flop clamoroso col 9,9%, la “percentuale Lidl”, come l’aveva battezzata Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, entrano a far parte di The Left, il gruppo della Sinistra europea.
La Sinistra (The Left in inglese, abbreviato in GUE/NGL), è l’eurogruppo più a sinistra a Bruxelles: al suo interno vi sono i parlamentari Ue della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, il partito più grande del gruppo, ma anche quelli della Linke tedesca, degli spagnoli di Podemos, dei greci di Syriza, dall’irlandese Sinn Féin, dai portoghesi di Bloco de Esquerda e dal partito Sinistra Italiana, che ha eletto due eurodeputati, Ilaria Salis e Mimmo Lucano.
The Left alle Europee di giugno ha ottenuto 39 seggi al Parlamento europeo: a questi si aggiungeranno gli 8 pentastellati, che saranno così la seconda delegazione più numerosa dopo quella espressa dai francesi di Mélenchon.
L’accordo “con riserva” dei 5 Stelle con la Sinistra
L’accordo di adesione della delegazione del Movimento 5 Stelle al gruppo prevede però “un periodo di confronto reciproco di sei mesi“, di fatto un’ammissione con riserva, accettata dalla Sinistra dopo i colloqui tenuti questa mattina, e durati oltre due ore, con gli eurodeputati del Movimento.
“Sinistra e il M5S hanno concordato di prendersi un periodo di sei mesi con uno status di osservatore reciproco. Siamo fiduciosi che coopereremo in modo costruttivo e produttivo per confermare la convergenza tra la Sinistra e il M5S, per lavorare insieme per le persone e il pianeta”, si legge infatti in una nota di Manon Aubry, co-presidente di The Left ed esponente della France Insoumise.
Nonostante l’ingresso “zoppo” nel gruppo, dal capo della delegazione M5S al Parlamento europeo Pasquale Tridico, l’ex presidente dell’Inps voluto fortemente da Giuseppe Conte come candidato, c’è soddisfazione: “Esprimiamo la nostra gratitudine al gruppo The Left e a tutti i suoi membri per aver avviato un dialogo produttivo durante la riunione dell’ufficio di presidenza e per la calorosa accoglienza. Nei prossimi cinque anni, ci impegniamo a collaborare con i nostri nuovi colleghi per sostenere un’Europa più socialmente consapevole, opponendoci alle politiche di povertà e austerità. Inoltre, cercheremo attivamente una soluzione diplomatica in tutte le zone di guerra, riconoscendo l’urgente necessità di pace in Europa e nel mondo”.
Il fallimento del gruppo autonomo
L’intesa con The Left arriva dopo settimane passate dai 5 Stelle a tentare prima l’ingresso nei Verdi, quindi di arrivare alla creazione di un gruppo autonomo al Parlamento europeo, missione non facile visto che per essere riconosciuti come tali servono almeno 25 parlamentari provenienti da almeno sette Paesi membri.
Un accordo era stato raggiunto con BSW, il partito personale di Sahra Wagenknecht, l’ex vicepresidente della Linke tedesca uscita dal partito e nota per le sue posizioni “rossobrune”, ma non si era riusciti ad allargare il perimetro dell’alleanza.
I 5 Stelle “di sinistra”
Sembrano lontani i tempi dei 5 Stelle “né di destra né di sinistra” di grillina memoria. Ma diventa a tratti anche comico vedere i pentastellati assieme a partiti storicamente progressisti e raffrontare le loro storie con quelle del Movimento guidato da Conte.
I suoi otto eurodeputati siederanno accanto a quel Mimmo Lucano duramente attaccato dal “Blog delle Stelle” nel 2018, quando un articolo titolava così sull’inchiesta contro il sindaco: “Riace non era un modello: è finita l’era del business dell’immigrazione”.
A proposito di immigrazione. Tra i banchi di The Left siede ancora Carola Rackete, l’ex capitana della Sea Watch 3 eletta con la Linke in Germania che “battagliò” col governo Conte-Salvini nel giugno 2019, quando i giallo-verdi negarono lo sbarco in Italia dei 53 migranti che aveva salvato nel Mediterraneo in conseguenza del decreto Sicurezza approvato dall’esecutivo del leader grillino.
Fa ancora più impressione il confronto con le prime Europee affrontate dai 5 Stelle, quelle del 2014: all’epoca i 17 eurodeputati eletti si allearono con gli euroscettici britannici dell’Ukip di Nigel Farage nel gruppo Europa delle libertà e della democrazia diretta (Efdd).
Nel 2019 invece i pentastellati contribuirono all’elezioni di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea, salvo poi rimanere senza gruppo, nel limbo dei “Non iscritti”.