Novara
Schiacciato da macchinario, il geometra Carlo Maletta muore nel cantiere ferroviario: “Altra tragedia su binario a un anno da Brandizzo”
La vittima aveva 56 anni, lavorava sulla tratta Domodossola-Arona-Milano. Cordoglio di Rfi che assicura la più ampia collaborazione per chiarire l'accaduto
Cronaca - di Redazione Web
Aveva 56 anni il geometra morto questa mattina in un cantiere ferroviario a Meina, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, in provincia di Novara. Sarebbe stato schiacciato da un macchinario che stava facendo una manovra. Per lui, nonostante l’intervento sul posto del personale del 118 per i soccorsi, non c’è stato niente da fare.
La tragedia si è consumata stamane in zona Vicolo Pozzo, la vittima si chiamava Carlo Maletta, era residente nella provincia di Sondrio, a Cercino. Il geometra era impiegato di una ditta appaltatrice che sta svolgendo i lavori nel cantiere all’ingresso nord della galleria di Villa Faraggiana. Un lavoro per conto di Rfi sulla tratta Domodossola-Arona-Mirano. La circolazione sulla tratta è interrotta dal 9 giugno per interventi infrastrutturali.
- Morte di Satnam, arrestato il titolare dell’azienda agricola Lovato: per il gip sua condotta “disumana”
- Schiacciato dal muletto, caduto dal cavalcavia: un morto e un disperso sul lavoro, la strage continua
- Schiacciato dalla gru: Giovanni Guarascio morto sul lavoro a 69 anni nel cantiere nautico
- Schiacciato da mezzo agricolo, 18enne morto sul lavoro: la strage continua a Brembio
Rfi e i sindacati sulla morte del geometra
Rete Ferroviaria Italia ha diffuso una nota per esprimere cordoglio e vicinanza ai familiari della vittima. Nel comunicato si aggiunge che l’accaduto è “al vaglio delle competenti autorità e la società del gruppo Ferrovie dello Stato sta offrendo la più ampia collaborazione”.
“Un anno dopo la tragedia di Brandizzo – si legge in una nota di Fillea CGIL – ci troviamo nuovamente a piangere per una morte su un binario. Rimanendo in attesa di avere maggiori informazioni rispetto a quanto accaduto, trasformiamo il dolore in quell’impegno quotidiano che esercitiamo attraverso manifestazioni, scioperi e nella recente campagna referendaria: perché di lavoro non si può morire”.
1.200 vittime in media all’anno negli ultimi 10 anni
Lo studio della UIL redatto da Devitalaw, “Il lavoro che uccide, la strage impunita” appena pubblicato ha intanto evidenziato come negli ultimi anni la media di morti sul lavoro è stata di quasi 1.200 all’anno. “Nel solo 2023, a fronte di 585.356 denunce totali, 1.041 hanno riguardato infortuni mortali” e “nei primi 3 mesi del 2024 sono state presentate già 145.130 denunce di infortunio (+0,38% rispetto al primo trimestre 2023) e sono stati registrati già 191 decessi”. Quasi il 92% dei casi ha riguardato uomini, quasi la metà dei casi lavoratori tra 50 e 64 anni, nel 2023 è aumentata l’incidenza nella fascia under 20.
“Oltre il 65% degli infortuni mortali avvenuti in occasione del lavoro nel 2023, considerando ovviamente solo i lavoratori regolari”, ha riguardato stranieri. “Sono aumentati rispetto al 2022 i casi di decessi in occasione del lavoro (+1,1%, da 790 a 799), rispetto a quelli in itinere. Si è registrato un aumento dei casi mortali nel settore agricoltura (+ 7 decessi) e Conto Stato (+ 5 decessi) e una lieve diminuzione nel settore industria e servizi (- 3 decessi rispetto al 2022)”. Aumentati anche i decessi nei comparti Costruzioni e Commercio, in lieve diminuzione nel comparto Trasporti e Magazzinaggio, stabile quello nelle attività manifatturiere. Più numerosi al Sud rispetto a Centro e Nord.