La Francia al voto
Francia, i repubblicani pronti a rompere un tabù: “Dobbiamo allearci con Le Pen”
L’annuncio del leader Eric Ciotti “Il Paese non è mai stato tanto a destra, attende degli atti di destra”. Ma il partito è diviso
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
L’accordo è ancora tutto da definire. Intanto, però, un tabù storico è stato infranto. Il leader dei Républicains (LR) Éric Ciotti, intervenendo al telegiornale delle 13 di Tf1, ha annunciato che si augura l’alleanza con il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Oggi, ha detto, “siamo troppo deboli per opporci ai due blocchi che sono i più pericolosi. Abbiamo bisogno di un’alleanza con il Rn restando noi stessi”. Perché dobbiamo “evitare che la France Insoumise diventi la maggioranza”.
“Serve un’alleanza a destra con tutti coloro che si ritrovano a destra. Il Paese non è mai stato tanto a destra, attende degli atti di destra”. “Credo che sia necessario servire il Paese, che è in pericolo”, è stato l’intervento di Éric Ciotti. Che ha detto di voler correre per sfidare i due nemici più grandi secondo lui. “Da un lato, c’è questa alleanza contro natura” de la France Insoumise di Mélenchon che, secondo Ciotti, “difendono idee che sfiorano l’antisemitismo”. Dall’altro “il blocco macronista che ha portato il Paese al punto in cui si trova oggi”. Ecco che allora, secondo il leader del partito Repubblicani, la soluzione è quella di trovare un’intesa con Le Pen e i suoi. Un’intesa che, al momento, rimane molto vaga e contrastata all’interno dello stesso partito. Tanto che, pochi minuti prima che Ciotti andasse in televisione, i senatori Les Républicains hanno diffuso un comunicato dove rifiutano all’unanimità qualunque accordo con il Rassemblement National e rivendicano un’“indipendenza”.
Le grandi manovre sono iniziate. Emmauel Macron fa sapere che non si dimetterà, nemmeno in caso di sconfitta del suo partito Renaissance alle elezioni legislative anticipate che si terranno tra il 30 giugno e 7 luglio, convocate dallo stesso presidente francese dopo il tracollo alle elezioni europee.. Anzi: Macron scende “in campo per vincere”, ha detto intervistato da Le Figaro Magazine. “La politica – spiega – è movimento. Non ho mai creduto ai sondaggi. La decisione che ho preso apre una nuova era”. Si spera ancora quindi di fermare l’avanzata dei nazionalisti Le Pen e Bardella, che al voto per l’Europarlamento hanno ottenuto il 32,4% dei voti, contro il 14,5% della lista promossa dal partito di Macron. Pronto a un confronto con Le Pen? “Certo che sì! Sono pronto a promuovere i nostri ideali e difendere il nostro progetto”, dice.
Ma gli effetti del voto anticipato sono multipli e uno di questi potrebbe essere l’unione tra zia Marine e la nipote Marion Maréchal, dopo la frattura che ha visto la più giovane Le Pen lasciare due anni fa la casa in cui era cresciuta per migrare sotto il tetto di Eric Zemmour e il suo partito Reconquête, entrato nel gruppo Ecr in Ue. La capolista Marion è riuscita a strappare il 5,5% e un seggio e l’incontro di lunedì con Marine Le Pen e Jordan Bardella nella sede parigina di Rn è la conferma che più di qualcosa si sta muovendo, anche se permangono vecchie frizioni e mai sopite ambizioni personali tra i vari attori della destra. Frizioni che connotano anche il variegato fronte della sinistra. Fin da lunedì sera, infatti, la gauche – France Insoumise dell’oltranzista Jean-Luc Mélenchon, che sta però cedendo via via il passo al più aperto François Ruffin, Partito socialista, comunisti ed ecologisti – si divide fra “union de la gauche”, fronte popolare, fronte repubblicano e altre varianti della categoria.
Si fa strada l’ipotesi del Fronte popolare, che rimanda agli anni Trenta e che è un’ipotesi di alleanza fondata su proposte politiche della sinistra. Contro la destra, ma anche anti-Macron. Diversa dal Fronte Repubblicano, l’intesa elettorale fra tutti i partiti che ha funzionato per decenni ed è servita a sbarrare la strada all’estrema destra sostenendo in ogni circoscrizione il suo avversario, chiunque fosse. Oggi sembra l’ipotesi meno praticabile, vista la spaccatura irrimediabile fra macroniani e gauche. Gli occhi sono puntati verso colui che ha riportato i socialisti a una quota accettabile, Raphael Glucksmann (13,8% delle preferenze), ma la sua incompatibilità con i radicali de La France Insoumise complica un’equazione già difficile. Insomma, quanto a “tafazzismo” la sinistra non conosce limiti e confini.