Il caso dell'anarchica
Ilaria Salis fuori dal carcere, domiciliari con braccialetto elettronico
Dopo 15 mesi il trasferimento ai domiciliari a Budapest con braccialetto elettronico. Oggi all’udienza senza ceppi e catene. I legali: “Chiederemo revoca della misura cautelare”
Giustizia - di Frank Cimini
Dopo 15 mesi esatti di carcere Ilaria Salis ieri mattina è stata trasferita agli arresti domiciliari in una casa di Budapest e stamani sarà presente al processo senza catene, ceppi e guinzaglio come dovrebbe essere normale nell’Europa dei diritti e il tutto non è responsabilità esclusiva di Victor Orban.
Il padre Roberto e i suoi avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini spiegano che si tratta solo del primo passo per riportarla in Italia. I legali preannunciano un’istanza per la revoca di qualsiasi misura cautelare perché non ci sarebbero esigenze istruttorie da tutelare dopo tanto tempo e neanche pericolo di fuga.
Ma almeno per il momento per passi ulteriori favorevoli all’insegnante anarchica, arrestata il 23 febbraio dell’anno scorso, la strada appare decisamente in salita.
La vera possibilità di migliorare la situazione sta nell’elezione europea dove Ilaria Salis è candidata con Verdi e Sinistra con conseguente acquisizione dell’immunità parlamentare.
Sia i legali sia gli esponenti politici del centrosinistra chiedono al Governo di impegnarsi affinché Ilaria Salis possa far ritorno in Italia al più presto.
Elly Schlein sollecita un impegno quantomeno analogo a quello che c’è stato per riportare Enrico Forti a scontare la condanna nel suo paese di origine.
Carlo Calenda leader di Azione si dice contento per i domiciliari ma definisce “inappropriata” la candidatura di una persona che ha partecipato ad atti violenti. Dal centrodestra sollecitano addirittura la donna a cambiare idee e a rivedere la propria militanza.
Dimenticano che Ilaria Salis ha fatto 16 mesi di prigione ed è tuttora detenuta per aver provocato ferite guaribili tra 5 e 8 giorni definite “potenzialmente letali” dalla creativa giustizia ungherese. Gli osservatori dell’associazione internazionale Giuristi Democratici annunciano che saranno presenti all’udienza di oggi a Budapest.
Stamani è prevista la deposizione di testimoni citati dalla procura tra i quali i neonazisti che la ragazza avrebbe aggredito il 23 febbraio dell’anno scorso in occasione di una commemorazione organizzata da gruppi di estrema destra. Il processo va avanti lentamente ed è ancora lungo.