Il convegno

Valdo Spini e il laburismo interrotto della sinistra

Il laburismo incarnato da Valdo ereditava, più in generale, l’altra Italia azionista, liberale, socialista e protestante di suo padre Giorgio.

Politica - di Danilo Di Matteo

12 Dicembre 2024 alle 18:00

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Photo credits: Sara Minelli/Imagoeconomica
Photo credits: Sara Minelli/Imagoeconomica

Tra il 4 e il 6 novembre di trent’anni fa prendeva corpo la Federazione laburista, per iniziativa soprattutto di un gruppo di compagni socialisti raccolti intorno a Valdo Spini, già vicesegretario e poi coordinatore nazionale del Psi. Scorgevo in essa un seme, la possibilità di una rinascita della sinistra italiana. E in seguito, in occasione del primo congresso dei Ds (la celeberrima Cosa 2), vi partecipai proprio “in quota” laburista, pur provenendo dalla Fgci e dal Pds.

Quella Federazione incarnava ai miei occhi una speranza: un soggetto che veniva da lontano, dall’esperienza inglese (saldando fabianesimo e metodismo sociale), nordeuropea e israeliana (il sogno di David Ben Gurion), e sarebbe potuto andare lontano se non fosse stato per un destino cinico e baro e, forse, anche per una certa pavidità. In Italia l’esperienza laburista affondava le proprie radici nel Partito socialista riformista di Ivanoe Bonomi (il “traduttore” di Eduard Bernstein, con “Le vie nuove del socialismo”), animatore, durante la Resistenza e la Costituente, dell’esperienza demo-laburista, magistralmente ricostruita, tra gli altri, da uno storico come Gian Biagio Furiozzi.

Il laburismo incarnato da Valdo ereditava anche, forse soprattutto il filone del socialismo liberale di Carlo Rosselli, la lezione di Gaetano Salvemini e di Riccardo Lombardi e, più in generale, l’altra Italia azionista, liberale, socialista e protestante di suo padre Giorgio. Di certo quell’esperienza – rievocata a Firenze il 18 novembre scorso – ha fertilizzato l’angusto scenario politico nazionale, restando tuttavia incompiuta e in gran parte incompresa. È l’incompletezza di tutti gli eventi umani, in ciò metafora della vita. Ma è anche, come direbbero Salvatore Veca e Giacomo Marramao, l’archivio delle possibilità inespresse, dei tentativi subito soffocati, dei vagiti o dei conati che restano tali. Eppure da lì dovremmo ripartire.

12 Dicembre 2024

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