Il racconto dell'inviata
Così Seabird ha salvato decine di persone in due giorni
È stato Seabird 2 a non perder di vista dal cielo due imbarcazioni, una con 30 e una con 21 persone a bordo, soccorse dalla nave Aurora di Sea-watch. Altre 52, tra cui 13 bambini, di cui Alarmphone aveva dato notizia lunedì notte
Cronaca - di Angela Nocioni
Dalla nostra inviata a bordo di Humanity1
Seabird 2 è uno dei tre aerei della ong tedesca Sea-Watch. È stato Seabird 2 ad avvisare la Humanity1 ieri mattina, in acque internazionali al largo di Sabratha, che avevamo la Guardia costiera libica a poche miglia. S’è avvicinata e poi s’è allontanata. Rimane nei pressi.
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È arrivato all’improvviso un altro gommone. Quattro uomini a bordo, tutti con mimetica e passamontagna calato sul viso. Tre motori nuovi nuovi, da 300 cavalli l’uno. Sono ancora qui intorno. Filmano.
È stato Seabird 2 ad avvistare dal cielo martedí un’imbarcazione segnalata in difficoltà. Sono arrivati per primi i miliziani libici, sulle motovedette veloci date dal governo italiano, hanno preso i naufraghi e li hanno riportati a forza in Libia. Deportazione illegale di cui esiste documentazione video perché in cielo c’era Seabird 2.
È stato Seabird 2 a vedere il giorno prima 43 persone in un’imbarcazione alla deriva, soccorse in tempo da Geo Barents, la nave gestita dall’ong francese Msf. Porto di sbarco assegnato dal Centro di coordinamento soccorsi di Roma: Civitavecchia, a 965 chilometri di distanza da dove il soccorso è avvenuto.
È stato Seabird 2 a non perder di vista dal cielo due imbarcazioni, una con 30 e una con 21 persone a bordo, soccorse dalla nave Aurora di Sea-watch. Altre 52, tra cui 13 bambini, di cui Alarmphone aveva dato notizia lunedì notte : “problemi al motore, imbarcano acqua”.
Sono state soccorse dalla Guardia costiera italiana partita da Lampedusa martedì verso le 11 di mattina solo quando l’imbarcazione a rischio naufragio è entrata in zona Sar italiana, dove cioè il coordinamento dei soccorsi spetta all’Italia.
Sempre nella finzione che abbia senso avere una Sar maltese, una Sar tunisina e una Sar libica. I maltesi o non rispondono al telefono di emergenza o, se rispondono, dicono “siamo occupati”. Tunisini e libici non fanno salvataggi ma deportazioni illegali, quando non speronano intenzionalmente le barche dei migranti e le guardano affondare.
“Avere l’aiuto di un aereo che monitora il mare insieme a noi quando pattugliamo il mare alla ricerca di imbarcazioni in difficoltà è fondamentale anche perché noi andiamo al massimo a 10 nodi di velocità e loro in 7 ore sono in grado di coprire 900 miglia” dice Sofia, milanese, 26 anni, tra i coordinatori di bordo di Humanity1. “Riescono a coprire visivamente un’area molto più grande di quanto possiamo fare noi. E documentano, filmano intercettazioni, testimoniano quel che accade in mare”.
Il 4 marzo, arrivati nel porto di sbarco assegnato, Crotone – con la poppa piena di sopravvissuti due giorni prima a un’irruzione della Guardia costiera libica durante le operazioni di soccorso, alcuni dei quali tirati fuori con le braccia dai ragazzi della Sos Humanity quando era già 20 centimetri sott’acqua – la Humanity1 è stata sequestrata perché accusata di non aver seguito le indicazioni della Guardia costiera libica e aver messo a rischio la vita dei sopravvissuti.
Il ricorso è stato vinto e la nave librata anche perché un video di Seabird 2 mostrava esattamente cosa era successo in mare. Racconta Sofia: “Dal video si vede chiaramente la cosiddetta Guardia costiera libica piombare sulla scena dove noi stavamo già facendo il salvataggio, girare intorno ai gommoni in velocità creando onde e il terrore tra i naufraghi. Hanno sparato in acqua dove molti erano finiti e hanno minacciato armi in mano la persona alla guida del nostro rhib”.