Il decreto Piantedosi
L’Italia punisce Sos Humanity, “sequestrata” la nave attaccata dai libici: colpevole di aver salvato 77 profughi
Fermo amministrativo per la Humanity 1, colpevole di avere strappato ai miliziani 77 profughi. La collusione tra Italia e tagliagole è ormai evidente
Cronaca - di Angela Nocioni
L’Italia sequestra la nave di chi fa soccorso in mare e difende i miliziani libici che rincorrono i naufraghi sparando. L’Italia prende per buona la versione di chi ai naufraghi spara, punisce chi i naufraghi li salva. E così facendo mostra per l’ennesima volta la totale collusione delle autorità italiane con i miliziani libici.
Accade questo: la guardia costiera libica, composta da miliziani non da marinai, spara per ostacolare un salvataggio al largo della Libia fatto dalla nave tedesca Humanity 1: spara in acqua, riesce a riacciuffare alcuni naufraghi.
Una persona annega, altre 77 si mettono in salvo sulla nave della ong che si dirige senza indugio al porto assegnato da Roma, Crotone, dove lunedì sbarca i 77 sopravvissuti. E 48 ore dopo l’Italia dispone il fermo amministrativo della nave per venti giorni, segue multa.
Così per circa tre settimane la Humanity 1 non potrà più soccorrere nessuno e i miliziani libici avranno un gruppo di testimoni di meno delle loro scorribande nel Mediterraneo centrale.
È l’applicazione cieca e sorda del decreto Piantedosi – incostituzionale e già smontato da singole sentenze di tribunali italiani – che i Tar continuano però ad applicare come il Viminale comanda.
L’equipaggio della Humanity 1 aveva denunciato “l’intervento violento e illegale della cosiddetta guardia costiera libica”. Il comandante aveva detto: “Numerose persone si sono gettate in acqua in preda al panico e la guardia costiera libica ha sparato un colpo in acqua”.
Ciò nonostante le autorità italiane contestano alla Humanity 1 di aver soccorso i naufraghi senza sottoporsi al coordinamento dei libici, cioè di quelli che ai naufraghi hanno sparato.
La guardia costiera libica dice – qualcuno gli suggerisce di dire, perché loro non hanno nemmeno un ufficio di coordinamento a Tripoli, chi li coordina? un ufficiale italiano di stanza a Tripoli?
Mai chiarito – che la Humanity 1 avrebbe messo a rischio l’incolumità dei migranti gettatisi in mare, secondo i libici per essere soccorsi dai gommoni della nave. E le autorità italiane credono ai miliziani libici, non ai soccorritori.
È più di complicità questa, è connivenza. È la dimostrazione palese che le catture di naufraghi in acque internazionali la Guardia costiera libica le fa per conto dell’Italia. Per nostro conto. Non solo c’è un governo, il nostro, che ha varato norme incostituzionali.
Ci sono dei tribunali amministrativi che non alzano un sopracciglio nel continuare ad applicarle e dispongono sequestri punendo i soccorritori per la “mancata collaborazione con le autorità libiche”.
Il governo, questo è il problema, sa che ha il tempo contato per la sua guerra alle navi di soccorso. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione che impedisce di sbarcare i naufraghi in Libia perché la Libia e non è un porto sicuro.
Dopo la fine fatta da quasi tutti i processi allestiti contro le ong dei soccorsi: tutti archiviati, l’ultimo, quello clamoroso della Iuventa a Trapani che ha ribadito che salvare i naufraghi è un dovere del diritto internazionale e non un reato, il reato è metterli in mano ai loro aguzzini.
Dopo la decisione del tribunale di Brindisi che ha sospeso il fermo amministrativo della Ocean Viking, nave della Sos Mediterranée, stabilendo l’illegalità dell’atto di impedire il soccorso perché così facendo si viola il diritto internazionale e il codice di navigazione.
Dopo questa serie di bastonate alla propaganda governativa sui migranti, la guerra contro di loro e contro chi li si salva tra le onde s’è incattivita: più aggressivi verso i soccorritori si mostrano i miliziani libici in mare, più sprezzante del ridicolo si mostrano le autorità italiane in porto.
Nonostante la Cassazione abbia spiegato che la Libia i naufraghi li tortura nei lager, gli accordi bilaterali con la Libia (e con la Tunisia) non si toccano.
Nonostante sentenze di tribunali italiani abbiano bocciato le norme illegali che vietano i soccorsi multipli, i soccorsi multipli continuano ad essere vietati.
E nessuno inchioda l’Italia alla responsabilità di aver rinnovato e approfondito i legami con milizie costituite da trafficanti di esseri umani. Prima o poi lo farà un tribunale internazionale. Come con la Russia di Putin.