Sospeso il provvedimento
Il tribunale di Crotone “libera” la Humanity1, sospeso il fermo nel porto per aver violato il decreto Piantedosi
La nave Humanity1, imbarcazione della Ong tedesca Sos Humanity che dallo scorso 4 marzo è in fermo amministrativo nel porto di Crotone, è “libera”.
Il tribunale di Crotone ha infatti sospeso il fermo amministrativo della nave, bloccata nel porto calabrese dopo aver salvato in acque libiche 77 migranti, fatti poi sbarcare in Italia. Al comandante della nave, dopo l’attracco a Crotone, era stato notificato un fermo di 20 giorni con l’accusa di aver violato il decreto Piantedosi: contro il provvedimento era stato presentato un ricorso degli avvocati Cristina Laura Cecchini e Giulia Crescini e lunedì, come reso noto oggi dalla Ong, è arrivata la sospensione decisa dal giudice Antonio Albenzio con udienza di merito fissata per il prossimo 17 aprile.
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Il tribunale di Crotone “libera” la Humanity1
“La nostra nave è ora libera – si legge sulla pagina facebook di Sos Humanity – dopo l’ingiusta detenzione. Il Tribunale ha emesso un giudizio indipendente sulla base dei fatti a differenza delle autorità italiane, che hanno attuato l’agenda politica del governo Meloni ostacolando la ricerca civile e il salvataggio in mare“.
Al momento restano bloccate nei porti italiani con la stessa accusa, ovvero la violazione del decreto Piantedosi, altre due navi di Ong impegnate nel Mediterraneo nel salvataggio di migranti: la Sea-Watch 5 e Sea-Eye 4.
🔴Breaking: The illegitimate detention of #Humanity1 has been lifted! The civil court in Crotone cited “the apparent injustice of the measure issued” as the reason for the preliminary, positive decision in our fast-track appeal. 1/3 pic.twitter.com/bn5kxVrJOM
— SOS Humanity (international) (@soshumanity_en) March 18, 2024
Le motivazioni del giudice che inchiodano libici e governo
Le motivazioni che hanno portato alla sospensione del fermo sono durissime. Il giudice della prima sezione Civile del Tribunale di Crotone, Antonio Albenzio, scrive di un “travisamento dei fatti” nel decreto interforze di Questura, Guardia di Finanza e Capitaneria di porto che disponeva l’obbligo di restare nel porto di Crotone per la Humanity1, e di “compromissione dello svolgimento di indifferibili attività di carattere umanitario”.
Secondo la cosiddetta “guardia costiera libica”, milizie spesso in combutta con gli stessi scafisti e finanziata da Italia ed Unione Europea, la nave della Ong tedesca avrebbe ostacolato il soccorso di migranti. Secondo la Ong, invece, i libici avevano anche sparato in acqua per indurre i volontari a lasciare la zona di soccorso.
Il giudice, nel decreto di fissazione dell’udienza nella quale si entrerà nel merito della vicenda, ha sostenuto che i documenti prodotti da Sos Humanity possano fa ritenere “astrattamente verosimile la doglianza in punto di travisamento dei fatti contestati” e che il decreto di fermo amministrativo possa costituire un pericolo “riscontrabile a fronte di una evidente compromissione allo svolgimento di indifferibili attività di carattere umanitario” e per questo ha sospeso il fermo “ritenuta l’apparente ingiustizia del provvedimento emesso“.