La svolta del presidente Usa
Perché Biden non manderà più armi a Israele, la decisione del presidente Usa che molla Netanyahu
Bibi gli risponde a muso duro: “Nessuno impedirà a Israele di difendersi”. Ben Gvir choc: “Hamas ama Joe”. E Trump rincara la dose: “È un corrotto, sta coi terroristi”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
E venne il giorno delle accuse più velenose, delle ammissioni più scottanti, degli stracci bagnati “sparati” in faccia. Svolta clamorosa su Israele di Joe Biden, che in una intervista in esclusiva alla Cnn ha detto per la prima volta di voler condizionare le forniture militari, continuando con quelle difensive ma non quelle offensive, se il premier Netanyahu ordinerà l’operazione militare su larga scala a Rafah.
Parole che arrivano dopo la prima sospensione dell’invio di migliaia di bombe Usa all’alleato. “I civili sono stati uccisi a Gaza come conseguenza di quelle bombe e di altri modi in cui vengono attaccati i centri abitati”, ha ammesso il presidente Usa: “Ho detto chiaramente che se entrano a Rafah non fornirò le armi. Ma continueremo a garantire che Israele sia sicuro in termini di Iron Dome e della sua capacità di rispondere agli attacchi giunti di recente dal Medio Oriente”.
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Netanyahu non porge l’altra guancia, ma replica attaccando. «Se Israele sarà costretto a restare da solo, Israele resterà da solo», ribadisce il premier israeliano, postando su X il video del suo intervento allo Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme, degli scorsi giorni, quasi a prendere posizione sulla recente decisione della Casa Bianca di interrompere la fornitura di alcune armi allo Stato ebraico.
«Oggi affrontiamo nuovamente nemici intenzionati a distruggerci», afferma Netanyahu nel video, «dico ai leader del mondo: nessuna pressione, nessuna decisione da parte di alcun forum internazionale impedirà a Israele di difendersi». Il premier aggiunge che «innumerevoli persone per bene in tutto il mondo sostengono la nostra giusta causa. Sconfiggeremo i nostri nemici genocidi».
La minaccia di sospendere la fornitura di armi da parte di Joe Biden “praticamente seppellisce un accordo sugli ostaggi a questo punto”, dice a Sky News una fonte vicina a Netanyahu. “Qualunque sia il costo, garantiremo l’esistenza dello Stato. Mi rivolgo e dico ai nostri nemici e ai nostri migliori amici: Israele non può essere sottomesso”.
Lo ha affermato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant alla luce dell’avvertimento del presidente Usa. Israele “continuerà a combattere Hamas fino alla sua distruzione”, gli fa eco il ministro degli Esteri Israel Katz secondo cui “non c’è guerra più giusta di questa”.
“Hamas ama Biden”. Così il ministro della sicurezza nazionale, e leader di destra radicale Ben Gvir ha attaccato il presidente Usa dopo le affermazioni alla Cnn contro l’operazione a Rafah e l’annuncio del blocco delle armi ad Israele. Su X il ministro ha postato i due nomi uniti da un cuore rosso.
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha bacchettato duramente le dichiarazioni anti-Biden del ministro della sicurezza Itamar Ben- Gvir. “Commenti insensati, irresponsabili, ingiuriosi, da evitare”, li ha definiti.
“Anche quando ci sono discussioni e momenti di disaccordo tra gli alleati – ha spiegato – c’è un modo per risolvere le differenze. Quei commenti danneggiano gli interessi di sicurezza nazionali”. In precedenza, il capo dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, ha scritto su X: «Se Netanyahu non solleva oggi dall’incarico Ben-Gvir, metterà in pericolo ogni militare e ogni cittadino dello Stato di Israele».
L’estrema destra israeliana, alleata del partito Likud del premier Netanyahu al governo, ha minacciato più volte il capo dell’esecutivo di togliere l’appoggio se non verrà lanciata un’operazione su vasta scala a Rafah.
L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Gilad Erdan ha definito Biden “molto deludente”. “Ci sono molti ebrei americani che hanno votato per il presidente e per il Partito Democratico, e ora sono titubanti”.
A sostenere, nei toni e nei contenuti, la sparata di Ben-Gvir è Donald Trump. “Il disonesto Joe Biden, che lo sappia o meno, ha appena dichiarato che non fornirà armi a Israele mentre combatte per sradicare i terroristi di Hamas a Gaza”. È quanto scrive sul social Truth l’ex presidente degli Stati Uniti.
“Hamas ha assassinato migliaia di civili innocenti, compresi bambini, e tiene in ostaggio americani, ammesso che siano vivi, ma ‘il corrotto’ sta proprio dalla parte di questi terroristi, così come sta dalla parte degli estremisti che stanno prendendo il controllo dei nostri campus”, ha affermato il tycoon americano, grande amico e sodale di Netanyahu, citato da Ynet News.
“Biden è debole, corrotto e sta portando il mondo dritto verso la Terza guerra mondiale”, aggiunge Trump. “Ricordate: questa guerra in Israele, proprio come quella in Ucraina, non sarebbe MAI iniziata se io fossi stato alla Casa Bianca”. Fine dello spot elettorale.
La decisione degli Usa di fermare le armi ad Israele per l’attacco a Rafah potrebbe costringere lo Stato ebraico a modificare i suoi piani operativi. Lo ha riferito l’emittente Kan che ha citato un funzionario anonimo israeliano.
La fonte ha anche aggiunto che Israele potrebbe essere costretta ad adottare «un’economia degli armamenti», ovvero di conservare le munizioni in modo che queste non finiscano. Un’altra fonte – sempre alla stessa emittente – ha sostenuto che Israele a quel punto potrebbe anche essere indotta a procurarsi altrove le armi.
Intanto, prosegue la tragedia umanitaria a Gaza. «Le persone stanno affrontando l’ennesimo sfollamento forzato nella Striscia di Gaza. Da quando l’operazione militare delle forze israeliane si è intensificata il 6 maggio circa 80mila persone sono fuggite da Rafah, cercando rifugio altrove. Il prezzo per queste famiglie è insopportabile, nessun posto è sicuro». Lo riferisce su X l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa. «Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco ora», ha aggiunto l’Unrwa.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) afferma di avere solo tre giorni di carburante per le sue operazioni mediche nel sud di Gaza e la carenza di carburante ha già costretto uno dei tre ospedali della città di Rafah a chiudere.
Lo riportano i media internazionali. Il valico di frontiera di Rafah con l’Egitto è stato chiuso martedì da quando l’esercito israeliano ha preso il controllo della parte palestinese, bloccando l’ingresso di aiuti umanitari vitali. Mercoledì Israele ha dichiarato di aver riaperto il valico di Kerem Shalom, l’altro principale punto di ingresso degli aiuti. Tuttavia, il Programma alimentare mondiale (Wfp) afferma che non sono arrivati aiuti e che non c’è nessuno a riceverli dalla parte palestinese.
L’Onu afferma che il nord di Gaza è già in uno stato di “carestia in piena regola”. Attivisti israeliani contrari all’invio di aiuti nella Striscia di Gaza hanno bloccato la Tzav 9, un’importante autostrada del sud dello Stato ebraico. «Questi camion portano cibo ad Hamas, agli assassini e agli stupratori» ha affermato un manifestante mentre impediva il passaggio di un camion carico di aiuti diretto al valico di Kerem Shalom.
La mattanza non risparmia i più indifesi tra gli indifesi. Sono almeno 15.002 i bambini morti nella Striscia di Gaza da quando è stata lanciata l’offensiva israeliana in seguito alla strage compiuta da Hamas il 7 ottobre. Lo scrive il servizio stampa delle autorità dell’enclave, controllato da Hamas, sul proprio canale Telegram, ripreso dalla Tass. Quindicimila bambini.