Terminato il negoziato
Attacco a Rafah, al via la mattanza finale di Netanyahu
Sfumata la tregua Bibi ordina il raid a Gaza: scontri a fuoco con i miliziani nei pressi del valico. L’esercito annuncia “Abbiamo un piano di guerra annuale”. Ira di Usa ed Europa
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Tace, sconfitta, la diplomazia, “parlano” le bombe. Cronaca di un fallimento negoziale annunciato. Una fonte di Hamas ha accusato il premier israeliano Benjamin Netanyahu di «aver riportato al punto di partenza i negoziati su un accordo per il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza».
Lo riporta il quotidiano del Qatar The New Arab, rilanciato da Haaretz. «Le famiglie degli ostaggi devono sapere che l’ultimo round di colloqui è l’ultima possibilità di riavere indietro i loro figli», ha ammonito la fonte.
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I colloqui sono ripresi al Cairo dopo che lunedì scorso Hamas ha accettato la proposta di cessate il fuoco presentata dai mediatori, giudicata da Israele «lontana» dal soddisfare le sue richieste. «Non inganneremo l’opinione pubblica: anche dopo che ci saremo presi cura di Rafah, ci sarà il terrorismo. Hamas si sposterà a nord e si riorganizzerà».
Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari al quotidiano Yedioth Ahronot aggiungendo che l’Idf ha «presentato un piano al governo per combattimenti a Gaza che dovrebbero durare un anno». «Gaza – ha sottolineato – è forse uno dei teatri più difficili al mondo: sovraffollata e piena di tunnel».
«Andiamo incontro ad anni difficili e dovremo spiegarlo sia all’interno sia all’esterno». Truppe dell’Idf «stanno continuando l’operazione mirata di antiterrorismo per eliminare Hamas e smantellare le sue infrastrutture in specifiche aree di Rafah est», conferma lo stesso Hagari, secondo cui «in numerosi combattimenti ravvicinati lo scorso giorno, i soldati hanno eliminato terroristi e scoperto strutture così come imbocchi di tunnel in molte località ad est di Rafah».
«Le truppe hanno cominciato il processo di smantellamento sia delle strutture terroristiche sia degli imbocchi dei tunnel. I soldati stanno operando con raid mirati sul lato di Gaza del valico di Rafah».
I combattimenti hanno costretto all’evacuazione del principale ospedale di Rafah. Lo riporta Sky News precisando che l’Abu Youssef al-Najjar è stato uno dei principali centri medici ad accogliere i feriti negli ultimi attacchi aerei sulla zona. Lo Al-Najjar, che è uno dei tre ospedali di Rafah, «non funziona più a causa delle ostilità in corso e dell’operazione militare a Rafah», ha confermato l’Oms, secondo quanto riporta l’Afp.
Tutte le strutture sanitarie nel sud della Striscia sono sotto pressione: «Hanno solo 3 giorni di autonomia», per la carenza di carburante legata al blocco degli aiuti ai valichi, ha reso noto l’Oms. Hamas ha reso noto che i suoi combattenti stanno combattendo contro le truppe israeliane a est di Rafah. Lo riportano i media internazionali e anche Haaretz.
Secondo il Guardian, i residenti hanno detto che i combattimenti erano ancora in periferia. Gruppi armati di Hamas, Jihad islamica e Fatah hanno affermato in dichiarazioni separate che gli scontri a fuoco sono continuati a Gaza centrale mentre i residenti del nord di Gaza hanno riferito di bombardamenti di carri armati israeliani contro le aree orientali della città.
Una salva di razzi è stata sparata dalla zona di Rafah contro la parte meridionale di Israele. Lo ha riferito il sito del Times of Israel, secondo cui otto razzi hanno fatto scattare l’allarme nel villaggio di Shlomit, situato a sette chilometri dalla barriera con la Striscia di Gaza. Hamas ha rivendicato l’attacco, sostenendo di aver preso di mira una postazione militare vicino Kerem Shalom. Non si hanno notizie di danni o feriti.
Orrore senza fine. Gli operatori sanitari hanno rinvenuto una terza fossa comune all’interno dell’ospedale al-Shifa di Gaza City, recuperando finora 49 corpi. Lo ha riferito ieri l’ufficio stampa del governo della Striscia di Gaza controllato da Hamas, citato da al-Jazeera.
Le autorità di Gaza hanno precisato che sono sette le fosse comuni trovate finora all’interno degli ospedali dell’enclave palestinese. Due giorni fa, sette esperti Onu per i diritti umani hanno diffuso un comunicato di condanna della «violenza sistematica contro i palestinesi a Gaza, soprattutto contro donne e bambini», riferendo di «390 corpi scoperti in fosse comuni» negli ospedali Al Shifa e Nasser.
«Siamo inorriditi dai dettagli che emergono dalle fosse comuni recentemente portate alla luce nella Striscia di Gaza – si legge nel comunicato – oltre 390 corpi sono stati scoperti negli ospedali Nasser e Al Shifa, compresi quelli di donne e bambini, molti dei quali mostrano segni di tortura e di esecuzioni sommarie, e possibili casi di persone sepolte vive».
Il dolore e la rabbia per il tradimento di chi avrebbe dovuto proteggerli o fare di tutto per riportarli vivi a casa. «Nessuno mi ha contattato (dal governo), nessuno ha voluto sedersi, ascoltare, sapere…».
È la denuncia di Mia Schem, presa in ostaggio il 7 ottobre da Hamas e rilasciata lo scorso novembre. Intervenendo a una conferenza organizzata dal quotidiano israeliano Yediot Ahronoth, ha lanciato un appello per il ritorno degli ostaggi ancora tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza.
«Oggi, quando sono dall’altra parte e sento le notizie che ‘c’è un accordo´… sento quello che provano loro lì. So cosa stanno passando, so cosa passa loro per la testa», ha affermato, sottolineando che «ci sono persone ferite che necessitano di cure mediche».
Anche la madre di Schem, Keren, ha puntato il dito contro il governo: «Nessun membro della coalizione ci ha contattato, né quando lei era prigioniera, né quando era qui… Il fatto di aver incontrato diverse volte il presidente Macron e altre figure politiche globali, ma nessuno ecco, è un po’ strano».
«Il Consiglio europeo convochi immediatamente un vertice straordinario per imporre delle sanzioni a Israele». È quanto chiedono in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e all’Alto Rappresentante Josep Borrell, oltre 60 eurodeputati delle sinistre, dei Verdi, e dei socialisti europei tra cui il capodelegazione del Pd, Brando Benifei.
«L’operazione militare su Rafah e la chiusura dei checkpoint d’ingresso a Gaza richiede un’immediata risposta da parte dell’Ue», spiegano gli eurodeputati. «Sanzionare Israele – si legge ancora nella lettera promossa dall’eurodeputata verde olandese Tineke Strik – è l’unica risposta adeguata a questa orrenda e irresponsabile azione militare su Rafah».
Il segretario Usa alla Difesa Lloyd Austin è il primo alto funzionario statunitense a confermare pubblicamente di aver messo in pausa un trasferimento di armi a Israele per le preoccupazioni legate all’operazione militare a Rafah, lo scrive Haaretz.
«Stiamo attualmente rivedendo alcuni aiuti alla sicurezza a breve termine. Nel contesto degli eventi in corso a Rafah». Austin ha precisato che gli Stati Uniti sono stati chiari fin dall’inizio sul fatto che Israele deve rendere conto dei civili a Rafah.
L’ingresso di Israele a Rafah ha provocato la reazione americana, con Washington che ha ribadito di essere contraria alla manovra militare. «Biden lo ha ridetto a Netanyahu», ha spiegato il portavoce della sicurezza nazionale, John Kirby, aggiungendo che gli Stati Uniti «monitorano la situazione con molta attenzione». La risposta di Netanyahu è nella guerra continua. Una guerra contro Hamas, ma, sul piano politico, contro l’inquilino della Casa Bianca, l’odiato, da “Bibi”, Joe Biden.