La Middle East Air Defence

Mead: la coalizione arabo-israeliana che ha risposto all’attacco dell’Iran

I raid di Teheran hanno rivelato al mondo la forza dell'asse tra lo Stato Ebraico e il mondo sunnita (con il sostegno degli Stati Uniti). L'obiettivo delle potenze in campo è quello di ottenere un nuovo ordine regionale che escluda la Repubblica Islamica e i gruppi estremisti come quelli dell'Isis e di Hamas

Esteri - di Andrea Aversa - 16 Aprile 2024

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Mead: la coalizione arabo-israeliana che ha risposto all’attacco dell’Iran

L’attacco scagliato dall’Iran contro Israele ha rivelato all’opinione pubblica due aspetti. Il primo, lo Stato Ebraico è tutt’altro che isolato all’interno della comunità internazionale. Il secondo, la guerra spesso e volentieri non vuol dire soltanto pianificare raid che causano distruzione e morte. I conflitti si basano su specifiche strategie. Proprio come in una partita a scacchi. Così come Thehran ha mosso le sue pedine per ‘procura’, accerchiando Israele e colpendolo tramite altri attori che agiscono da altri paesi (HamasGaza, la Jihad in CisgiordaniaHezbollah dal Libano, gli Houhi dallo Yemen, senza considerare le ‘basi’ in Iraq e in Siria), Gerusalemme ha risposto come ha fatto più volte nella sua storia: in modo ‘chirugico’, uccidendo un Generale dei Pasdaran (i Guardiani della Rivoluzione iraniana) di casa a Damasco, capitale siriana.

Perché la guerra tra Israele e Iran

Tale operazione, non rivendicata dallo Stato Ebraico, ha fatto uscire allo scoperto gli Ayatollah. Fino alla tarda serata dello scorso sabato, nonostante il palese conflitto tra le parti, IsraeleIran non erano giunti ad uno scontro diretto. Ora, la possibilità che ciò avvenga, è molto probabile. Con tutta la prudenza del caso. Questo lo ha dimostrato l’attacco ‘telefonato’ della Repubblica Islamica: una mole di missili e droni già prevista dal nemico, pronto a difendersi, sia da un punto di vista dell’intelligence che da quello militare (Washington, così come aveva già fatto in occasione dell’invasione russa dell’Ucraina, ha reso pubblica l’intenzione bellicosa dei Pasdaran). Dunque, è stata tutta una sceneggiata organizzata solo per soddisfare la propaganda interna? O si è trattato di un semplice test delle difese avversarie? Due ipotesi plausibili. Di sicuro è sempre più chiaro che la guerra non è soltanto tra gli islamisti che hanno in ostaggio il popolo palestinese (e gli oltre 100 ebrei rapiti lo scorso 7 ottobre) e Israele.

Lo scontro tra sciiti e sunniti

Ma tra l’Islam sciita, rappresentato dall’Iran e l’Islam sunnita, rappresentato dall’Arabia Saudita. E, in scala, tra gli Stati Uniti – da un lato – la Russia e la Cina dall’altro. Per questo il supporto da parte dell’Occidente a Israele è indispensabile. Il conflitto in Medio Oriente ne svela un altro, più grande. E sia i paesi sunniti che quelli occidentali vogliono che a fare il lavoro sporco sia lo Stato Ebraico. Non è un mistero che il pogrom realizzato da Hamas contro i civili israeliani sia stato pilotato dall’Iran, pronto a scongiurare che gli Accordi di Abramo coinvolgessero anche la monarchia saudita. Il fatto che la ‘casa’ dei sunniti fosse stata pronta a riconoscere il ‘demonio’ Israele, sarebbe stato un passo troppo grande per il Medio Oriente. Uno smacco geopolitico impressionante per la Repubblica Islamica che si sarebbe trovata isolata, non solo fuori i propri confini regionali (l’alleato russo è già coinvolto nella guerra in Ucraina ed avrebbe molta difficoltà a sostenere i conflitti degli Ayatollah. La Cina, convenienze economiche a parte, non si strapperà certo i capelli per Teheran) ma anche in Medio Oriente.

Gli Accordi di Abramo

Così si è delineato un nuovo scenario. Non è più il fronte occidentale – con un comandante (gli Usa) stanco e invecchiato – ad essere debole. La potenza in difficoltà è proprio l’Iran. Perché, come Israele, anche la Repubblica Islamica sta subendo enormi pressioni interne, con i propri cittadini che da anni manifestano contro il regime, da tempo sfiancato dalle sanzioni. Ed ora torniamo al primo punto dell’articolo: il non – isolamento dello Stato Ebraico. I ministri israeliani Benny GantzYoav Gallant hanno parlato di una coalizione regionale (politica e militare), evidentemente figlia degli Accordi di Abramo già siglati e che – chissà – saranno firmati in futuro, pronta a delineare un nuovo Medio Oriente. Un ordine geopolitico nel quale Israele e gli Stati Uniti non sono più nemici ma amici e alleati degli stati arabi sunniti, sempre più aperti e interdipendenti con l’Occidente.

Il Mead

E chi è l’avversario di questa alleanza? Ovviamente l’Iran. Non è stata una coincidenza che in occasione dell’attacco iraniano, le difese israeliane sono state sostenute – oltre che dalla contraerea americana, britannica e francese – dalla Giordania. E non è certo un caso che fin dall’amministrazione Obama, per volontà di Gantz, sia stato istituito un protocollo top secret di cui farebbero parte Arabia Saudita, Qatar, Emirati Uniti, Giordania, Egitto, Bahrein, Marocco. Il Mead ovvero la Middle East Air Defence, il cui obiettivo è quello di rafforzare lo scambio di informazioni tra i paesi membri e le loro capacità militari. Gli Accordi di Abramo, dunque, sono più vivi e forti che mai. E potrebbero tornare ad essere la giusta direzione per un Medio Oriente caratterizzato da una pacifica convivenza tra i suoi paesi. Con buona pace degli Ayatollah.

16 Aprile 2024

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