La guerra in Medio Oriente
Assedio a Rafah: Netanyahu pronto all’attacco, il piano per la città allo stremo nella Striscia di Gaza
Situazione disperata nella città dove sono arrivati quasi un milione e mezzo di palestinesi sfollati. Biden: "Linea rossa". Berlino: "Offensiva non giustificata"
Esteri - di Redazione Web
Prima l’evacuazione dei civili, quindi l’attacco in una città allo stremo, stracolma di civili sfollati. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu venerdì ha annunciato di aver approvato un piano per attaccare via terra la zona di Rafah. Si tratta dell’unica zona nella Striscia di Gaza che ancora non è stata invasa dall’esercito dello Stato ebraico. È un mossa dura, in contrapposizione non solo a quello che denunciano le organizzazioni internazionali ma anche a quanto fa trapelare il governo degli Stati Uniti.
Al 159esimo giorno di guerra, secondo il ministero della Sanità di Hamas sarebbero almeno 31.490 le persone uccise – i dati non sono imparziali e verificabili, il massacro risulta comunque evidente. Contestualmente al piano per Rafah è stata annunciata anche la ripresa dei negoziati per un cessate il fuoco, anche se secondo Al-Arabiya al momento non c’è alcuna svolta nelle trattative per raggiungere una tregua e un accordo sugli ostaggi. Una delegazione diplomatica israeliana arriverà a Doha, in Qatar, per negoziare.
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Il piano di Netanyahu per Gaza
A Rafah hanno trovato rifugio quasi un milione e mezzo di palestinesi in fuga dalle altre aree della Striscia al centro dell’offensiva via terra e via aerea lanciata da Israele in risposta agli attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre. La situazione nella città è allo stremo. Lo Stato Ebraico continua a sostenere che a Rafah si trovino anche militanti di Hamas, incurante del costo umano in termini di civili che le operazioni potrebbero ulteriormente aggravare. Non è stato chiarito come dovrebbe procedere l’evacuazione, secondo fonti militari saranno create delle aree protette di sostegno umanitario nella regione centrale della Striscia, il cui territorio è stato però in gran parte distrutto in questi mesi di guerra.
Gli allarmi per Rafah
Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha twittato: “Un’offensiva su larga scala a Rafah non può essere giustificata. Oltre un milione di rifugiati hanno cercato protezione lì e non hanno nessun posto dove andare. È necessaria immediatamente una tregua umanitaria affinché non muoiano altre persone e gli ostaggi vengano finalmente rilasciati”. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha definito un attacco a Rafah una “linea rossa” se intrapreso senza sufficienti precauzioni per proteggere i civili.
La proposta di Hamas, già bocciata
Il gabinetto di guerra israeliano ha discusso anche dell’ultima offerta per un cessate il fuoco da parte di Hamas. La liberazione di donne, bambini, anziani e malati israeliani in una prima tregua di sei settimane in cambio del rilascio di 700 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. In una seconda fase verrebbero liberati tutti gli altri ostaggi israeliani e i prigionieri palestinesi. 250 secondo le autorità gli ostaggi prelevati dall’organizzazione terroristica negli attacchi dell’8 ottobre, quando 1.200 persone, per lo più civili, vennero uccise. L’ufficio di Netanyahu ha definito le nuove richieste come “irrealistiche”.