La rubrica
L’Europa non esiste per colpa delle sue élite
Il Ppe ha appena riproposto la signora per il bis alla Commissione. Come si sa, il pesce puzza dalla testa. Un’Europa così dove crede di andare?
Editoriali - di Mario Capanna
Le difficoltà dell’Unione Europea sono colpa delle élite che la guidano: dicono di interessarsi del popolo, ma si occupano solo di loro stesse. (P. Savona)
Quanto saremmo contenti se avessimo un’Europa davvero federale, davvero unita nelle diversità, che davvero coltivasse gli interessi dei suoi popoli, ponesse al primo posto la difesa dell’ecosistema e del lavoro, riducesse le spese militari, mettesse al bando la guerra, e contribuisse a costruire la pace nel mondo?
Era questa l’Europa sognata da Altiero Spinelli, del quale ebbi l’onore di essere collega nel primo Parlamento europeo eletto a suffragio universale.
Le cose, com’è evidente, sono andate in senso contrario. Abbiamo 27 Stati che cooperano in certa misura, ma ognuno sgomitando a difesa del proprio tornaconto, talché non sarebbe esagerato parlare di “disunione europea”.
Un’Europa autonoma, anziché ridottasi a tappeto rispetto all’egemonia Usa, avrebbe – con i suoi 500 milioni di cittadini, la sua economia e la sua cultura – praterie da conquistare, vale a dire un ruolo di primo piano nel mondo.
C’è una responsabilità anche dei popoli che, nei singoli Stati come per Bruxelles e Strasburgo, eleggono élites politiche per lo più dedite non al benessere degli europei, ma ubbidienti alle oligarchie economiche e finanziarie nazionali e multinazionali.
Prendiamo il caso, emblematico, della presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen. I vari scandali, che l’hanno investita nel corso della sua lunga carriera politica, dicono che è un personaggio molto diverso dalle sue diafane immagini televisive.
Si comincia con la sua tesi di dottorato, scritta nel 1991. L’Università di Hannover ha sentenziato che era frutto di plagio, ma era impossibile provarne la malafede, quindi tutto regolare…
Nel 2015, da ministra della Difesa tedesca, viene coinvolta in uno scandalo relativo all’acquisto di 138 elicotteri da guerra, che presentavano molte criticità tecniche. Il costo era stato la bellezza di 8,5 miliardi.
Nel 2018 la Corte dei conti federale tedesca ha riscontrato diverse irregolarità nei contratti, per decine di milioni, stipulati con società di consulenza esterne. Due telefoni della von Der Leyen furono sequestrati, ma i dati di entrambi erano stati cancellati. Da qui una denuncia penale.
Nel 2022-23 c’è lo Pfizergate. Il New York Times porta in tribunale la Commissione europea per il rifiuto di rendere pubblici i messaggi tra la von Der Leyen e Albert Bourla, presidente di Pfizer, relativi all’acquisto di vaccini anti Covid per miliardi di dollari. Il tutto in barba alla trasparenza.
Il Ppe ha appena riproposto la signora per il bis alla Commissione. Come si sa, il pesce puzza dalla testa. Un’Europa così dove crede di andare?