Non solo fanatismo
Strage di Altavilla, la pista del movente economico: le mire della coppia di complici sulla villetta degli orrori
Non solo la pista legata al fanatismo religioso, col rito di esorcismo per “scacciare il diavolo” dalla casa di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, dove sono stati uccisi Antonella Salamone e i figli Kevin ed Emanuel.
Dietro la strage commessa l’11 febbraio scorso da Giovanni Barreca e dai complici Massimo Carandente e Sabrina Fina, i due amici conosciuti dal muratore 54enne in una chiesa evangelica, eccidio che ha coinvolto anche la figlia primogenita 17enne di Barreca, posta in stato di fermo il 16 febbraio, ci potrebbero essere motivi economici.
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È la pista che stanno seguendo i carabinieri e la Procura di Termini Imerese, secondo quanto riferisce l’edizione palermitana di Repubblica. Carandente e Fina sarebbero stati a conoscenza che la villetta di Barrecca in cui sono avvenuti gli esorcismi e le torture era di proprietà della madre di Antonella Salamone, la moglie del muratore uccisa, fatta a pezzi, bruciata e infine sepolta in giardino.
Il movente economico dietro la strage
La coppia, secondo quanto riferisce Repubblica, viveva in condizioni economiche a dir poco precarie: l’uomo percepiva solo la pensione di invalidità, mentre la compagna racimolava qualche solo dalla vendita online di prodotti alimentari e cosmetici naturali. Ad aiutarli il reddito di cittadinanza ma, quando il sussidio gli era stato sospeso, il bilancio familiare si era ulteriormente aggravato.
Una pista punterebbe dunque all’ipotesi che i due, ormai in difficoltà, stessero cercando di spingere Barreca a lasciare la villetta “posseduta” dal demonio. Un certo interesse per l’abitazione sarebbe stato dimostrato dal ritrovamento da parte dei carabinieri, tra la cover e il telefono di Sabrina Fina, del biglietto da visita di un’agenzia immobiliare di Altavilla Milicia.
Insomma, uno degli scenari possibili è che i complici di Barreca inizialmente volessero manipolarlo per ottenere la villetta e che, dopo aver capito che Antonella Salamone e la madre non avrebbero venduto l’abitazione, sarebbe quindi scattata la “vendetta” sulla stessa moglie del muratore 54enne e sui due figli maschi della coppia.
La difesa della coppia
Sia Carandente chee Fina ad oggi non hanno risposto alle domande del giudice delle indagini preliminari. Ora entrambi hanno un nuovo avvocato difensore, Marco Rocca, del foro di Crotone.
“Sono molto provati da questa situazione. Mi hanno detto che si sono incontrati in quella villetta perché si conoscevano”, ha spiegato il legale dopo aver lasciato il carcere Pagliarelli di Palermo dove ha incontrato per la prima volta la coppia. I due “non hanno mai parlato di esorcismo“, ha aggiunto l’avvocato, “hanno fornito una versione alternativa, diciamo così, ma non posso dire altro. Hanno dichiarato che sono stati in quella casa, in determinati frangenti. Da quello che ho capito il loro era un rapporto di amicizia, nato per caso, forse dai social”, le parole di Rocca.