La polveriera Medioriente
Vendetta di Biden su Siria e Iraq, raid americani fanno strage
E a Gaza Hamas fa sapere che si può trattare sugli ostaggi a condizione che Israele accetti una tregua di lunga durata
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
La “guerra di Joe” è iniziata. Gli Stati Uniti hanno colpito l’altro ieri sera, in trenta minuti, oltre «85 obiettivi» in quattro postazioni in Siria e tre in Iraq, legate alle Forze Quds dei Pasdaran e alle milizie filo-iraniane. È il primo di una serie di raid di rappresaglia per l’uccisione di tre soldati americani in una base in Giordania, che ha segnato un’escalation nella guerra in Medio Oriente.
La notizia è arrivata poco dopo che il presidente Biden aveva accolto le salme dei caduti rientrate in patria e alla vigilia di un nuovo viaggio del segretario di Stato Blinken nella regione. Biden ha dichiarato che la risposta «continuerà nei tempi e nei luoghi che decideremo».
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Sono stati colpiti centri di comando, di intelligence, depositi di razzi, missili e droni, «scelti perché direttamente coinvolti nei continui attacchi contro gli americani», ha detto il generale Douglas Sims, direttore delle operazioni congiunte dello Stato maggiore Usa.
Il generale Sims ha spiegato che nel raid sono stati coinvolti bombardieri supersonici B1 partiti direttamente dagli Stati Uniti. Ha aggiunto poi che la tempistica è stata dettata dalle condizioni meteo, per assicurare precisione ed evitare vittime civili. Il messaggio è: “non vogliamo più vedere un singolo attacco contro le nostre truppe”.
“ Non stiamo cercando una guerra con l’Iran”, ha affermato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby, precisando che gli Stati Uniti hanno preallertato il governo iracheno, ma che “non ci sono state comunicazioni con Teheran” dall’attacco dello scorso fine settimana.
I bombardamenti di ritorsione degli Stati Uniti contro diverse posizioni delle milizie filo-iraniane nell’Iraq occidentale hanno causato 16 morti, tra cui alcuni civili, oltre a 25 feriti, secondo quanto annunciato dal governo iracheno. “Questa flagrante aggressione ha causato perdite e anche danni a edifici residenziali e proprietà dei cittadini”, ha detto in una nota il portavoce dell’esecutivo iracheno Bassam al Awadi.
Gli attacchi degli Stati Uniti costituiscono una “violazione della sovranità irachena” e rappresentano una minaccia le cui conseguenze saranno “nefaste per la sicurezza e la stabilità”, gli fa eco il comandante in capo delle forze armate irachene, il generale Yahya Rasul Abdullah.
In Siria ci sarebbero stati – secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani – almeno 18 morti nei raid, che avrebbero colpito 17 postazioni vicino a Mayadin – uno dei grandi centri operativi nell’est del paese – e Bokamal, a tre chilometri dalla frontiera con l’Iraq.
L’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri dell’Unione europea, Josep Borrell, ha invitato tutte le parti a evitare un’ulteriore escalation in Medio Oriente dopo gli attacchi statunitensi contro gruppi legati all’Iran in Siria e Iraq. «Tutti dovrebbero cercare di evitare che la situazione diventi esplosiva», ha detto Borrell in un incontro dei ministri degli Esteri dell’Ue a Bruxelles.
La Russia ha convocato una riunione «urgente» del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sugli attacchi statunitensi in Siria e Iraq. Lo ha affermato il rappresentante delle Nazioni Unite. «Abbiamo appena chiesto una seduta urgente del Consiglio di sicurezza sulla minaccia alla pace e alla sicurezza creata dagli attacchi statunitensi contro Siria e Iraq», ha detto sui social media il diplomatico di Mosca all’Onu, Dmitry Polyansky.
Sul fronte di Gaza, Hamas studia l’ultima proposta per un cessate il fuoco con Israele che prevede anche scambi graduali tra ostaggi e detenuti palestinesi. Il gruppo, tramite un alto funzionario, ha assicurato che risponderà “molto presto” pur continuando a ribadire quale sia la principale condizione per arrivare a un’intesa: una tregua prolungata.
Tutto il resto, ha sottolineato il funzionario, può essere negoziato. Intanto, il ministero della Sanità della Striscia di Gaza ha aggiornato ad almeno 27.238 morti il bilancio delle vittime palestinesi dall’inizio della guerra con Israele, mentre altre 66.452 persone sono state ferite.