La guerra in Medioriente
Israele si spacca, proteste contro Netanyahu per chiedere la pace
Migliaia di persone in piazza a Tel-Aviv contro Netanyahu che cola a picco nei sondaggi. E un suo ministro lo attacca: “Illude il suo popolo”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Migliaia di persone a Tel Aviv l’altra sera per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e la pace
Migliaia di persone si sono riunite a Tel Aviv giovedì sera tardi per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e la pace con i palestinesi. Le manifestazioni si stanno svolgendo di nuovo in Israele mentre cresce la rabbia nei confronti dell’amministrazione Netanyahu che non è riuscita a liberare i prigionieri nonostante la guerra devastante.
Durante le proteste erano presenti anche alcune famiglie dei prigionieri, con molti manifestanti che portavano cartelli con la scritta “La pace inizia con la speranza” e “La pace è l’unica soluzione”. “La gente dice che solo la pace porterà sicurezza a Israele”, ha riferito al Jazeera. “Ci viene detto che molti non portano bandiere palestinesi perché hanno paura di poter essere arrestati”.
Il ministro israeliano ex capo dell’esercito: “Solo un accordo per la pace riporterà a casa gli ostaggi”
Solo un accordo di cessate il fuoco con Hamas può riportare a casa gli ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza e coloro che affermano di poterli liberare con la pressione militare stanno diffondendo solo “illusioni”. Lo sostiene un ministro del Gabinetto di guerra israeliano, Gadi Eisenkot, in una critica diretta al premier Benjamin Netanyahu.
Ex capo dell’esercito, il cui figlio è stato ucciso diverse settimane fa mentre combatteva a Gaza, Eisenkot ha dichiarato giovedì sera a Channel 12 che “gli ostaggi torneranno vivi solo se ci sarà un accordo, collegato a una pausa significativa nei combattimenti”.
Eisenkot ha affermato che drammatiche operazioni di salvataggio sono improbabili perché gli ostaggi sono apparentemente sparsi, molti dei quali in tunnel sotterranei. Rivendicare che gli ostaggi possano essere liberati con mezzi diversi dall’accordo “è diffondere illusioni”, ha affermato.
Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant hanno affermato che i combattimenti continueranno finché Hamas non sarà sconfitta, e hanno sostenuto che solo l’azione militare può ottenere il rilascio degli ostaggi.
In una critica indiretta a Netanyahu, Eisenkot ha anche affermato che le decisioni strategiche sulla direzione della guerra, ora al suo quarto mese, devono essere prese con urgenza, e che una discussione sulla fine delle ostilità avrebbe dovuto iniziare immediatamente dopo l’avvio dei combattimenti il 7 ottobre in risposta all’attacco mortale di Hamas al sud di Israele. Eisenkot ha infine chiesto nuove elezioni per ristabilire la fiducia dell’elettorato.
Il leader centrista Gantz conquista i sondaggi, Netanyahu crolla
Il leader centrista, ora ministro del Gabinetto di guerra, Benny Gantz è l’incontrastato re della scena politica a scapito di Benjamin Netanyahu, secondo un nuovo sondaggio del quotidiano Maariv che gli assegna il 50% dei favore rispetto al 31% del premier.
Rilevazione che, tuttavia, assegna una crescita anche al discusso leader di destra radicale, e ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir. Secondo il sondaggio del quotidiano, Unità nazionale (il partito di Gantz), avrebbe se si votasse oggi una maggioranza di 39 seggi alla Knesset mentre il Likud di Netanyahu otterrebbe 16 seggi, un divario di più del doppio.
‘Potere ebraico’ di Ben Gvir salirebbe invece a 9 seggi, il massimo di rappresentanza fino ad oggi. Il leader dell’opposizione Yair Lapid – che è rimasto fuori dal governo di guerra – vedrebbe confermati i 13 seggi del suo partito. Nella divisione per blocchi, l’attuale opposizione – anche se Unità nazionale di Gantz fa parte del governo di emergenza – avrebbe nel complesso 66 seggi alla Knesset contro i 44 della corrente maggioranza, una prevalenza schiacciante.
La relatrice Onu per i diritti umani nei Territori: probabile che a Gaza si stia commettendo genocidio
La relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha affermato, in un’intervista a El Paìs, di “sostenere” la decisione del Sudafrica di chiedere misure cautelari alla Corte internazionale di giustizia in quanto ritiene “molto probabile che a Gaza si stia commettendo un genocidio”.
“Il genocidio è la distruzione di un popolo, in tutto o in parte, attraverso vari atti di uccisione, infliggendo gravi danni mentali o fisici e creando condizioni che rendono la vita impossibile”, e “guardate il risultato di tre mesi di bombardamenti. Armi proibite, che non dovrebbero essere usate in aree fortemente popolate come Gaza, sono state usate contro una popolazione che vive intrappolata in 365 chilometri quadrati, dove alla popolazione è sta-to ordinato di evacuare in massa e dove ci sono 1,9 milioni di sfollati forzati stipati nel sud della Striscia che vengono bombardati mentre parliamo”, ha detto Albanese ricordando che “sono già 24.000 i morti accertati, tra i 7.000 e i 9.000 i di-spersi e 10.000 i bambini uccisi” e “il 70% delle vittime sono donne e bambini”.
Colloquio con Hamas a Mosca, la Russia chiede il rilascio degli ostaggi
Nel corso di un colloquio svoltosi a Mosca, l’inviato speciale russo per il Medio Oriente, Mikhail Bogdanov, ha chiesto a Musa Abu-Marzouk, membro del Politburo di Hamas, che vengano rilasciati tutti gli ostaggi, compresi tre cittadini russi. Lo fa sapere il ministero degli Esteri russo citato dall’agenzia Ria Novosti.
Tajani, “Pronti a inviare italiani in missione Onu a Gaza”
“Gli oltre 1.000 militari italiani in Libano sono là per una missione dell’Onu. Qualora servisse a Gaza, in una fase di transizione, una missione di pace, noi siamo pronti a inviare i nostri militari con l’Onu come portatori di pace. Non c’è nessuna richiesta americana di allargare la missione libanese al riguardo”. Lo afferma il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ai microfoni di Radio24.
Schlein: «Evitare l’invio di armi a Israele»
«Dobbiamo porci la questione di evitare di alimentare questi conflitti, di evitare l’invio di armi e l’esportazione di armi verso i conflitti, verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso ad Israele. Perché non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possano configurare come crimini di guerra». Lo ha detto la segreteria del Pd Elly Schlein chiudendo il seminario dei deputati del Partito democratico a Gubbio.