Le parole del vicepresidente
Pinelli ha detto una banalità, da anni si oltrepassano i limiti
Da molto tempo il CSM non rispetta più i limiti posti da quella norma e in buona sostanza decide a sua completa discrezione su quali provvedimenti legislativi esprimersi. Non è possibile in questa sede dare un’idea della discrezionalità con cui i CSM ha agito in materia.
Giustizia - di Giuseppe Di Federico
La conferenza stampa tenuta del Vice presidente del CSM Fabio Pinelli giovedì scorso ha ricevuto aspre critiche per due ragioni: per le sue affermazioni sull’operato dei precedenti Consigli che avevano svolto “improprie attività di natura politica” esercitando impropriamente un ruolo da terza camera legislativa; perché avrebbe, con ciò stesso, implicitamente accusato il Presidente della Repubblica di non aver esercitato i suoi doveri di sorveglianza sulle attività del CSM.
Affermando che i precedenti Consigli si erano impegnati ad influenzare le attività legislative del Parlamento, l’Avv. Pinelli ha detto una banalità. Il CSM lo fa da molti anni. Lo fa principalmente, ma non solo, coi pareri riguardanti l’attività legislativa del Parlamento. La legge prevede che il CSM dia pareri al Ministro della giustizia “sui disegni di legge concernenti l’ordinamento giudiziario, l’amministrazione della giustizia e su ogni altro oggetto comunque attinente alle predette materie”.
Da molto tempo il CSM non rispetta più i limiti posti da quella norma e in buona sostanza decide a sua completa discrezione su quali provvedimenti legislativi esprimersi. Non è possibile in questa sede dare un’idea della discrezionalità con cui i CSM ha agito in materia.
In via esemplificativa ci basti ricordare solo che si è più volte espresso sui provvedimenti legislativi riguardanti nome di diritto e procedura sia civile che penale e che ha persino formulato un parere sul d.l. 6 novembre 2008, n. 172, riguardante lo smaltimento dei rifiuti in Campania, un evento che ci viene ricordato da un’ampia ricerca sui numerosissimi pareri del CSM condotta dalla prof. Daniela Cavallini.
I pareri del CSM pur essendo formalmente rivolti al ministro della giustizia sono di fatto rivolti anche e soprattutto al Parlamento. Il CSM ha infatti espresso più volte pareri non richiesti dal Ministro e li ha dati anche quando il Ministro aveva fatto sapere di non volerli.
Ha espresso pareri sia su provvedimenti legislativi del governo che su quelli di iniziativa parlamentare; ha espresso più volte pareri sullo stesso provvedimento di legge “rincorrendo” l’attività legislativa del Parlamento con i suoi pareri sugli emendamenti di volta in volta presentati. A volte il Consiglio coordina direttamente persino l’elaborazione dei suoi pareri con l’andamento dei lavori parlamentari. Di un episodio del genere sono stato personalmente testimone quando ero componente del CSM.
In quell’occasione, 17 febbraio 2005, il CSM stava discutendo un parere su un disegno di legge di iniziativa parlamentare che aveva carattere di urgenza perché il Senato si apprestava a decidere in materia.
La discussione sul parere in questione venne però interrotta quando due dei consiglieri del CSM, ex parlamentari, furono tempestivamente informati da loro amici ancora in Parlamento, con i quali si erano mantenuti in costante contatto telefonico, che pochi minuti prima il Senato aveva già deliberato.
Mi sembra quindi evidente che finora il CSM si sia di fatto attribuito ricorrentemente un ruolo autonomo nel processo di formazione delle leggi e che facendolo abbia svolto anche una attività di natura politica, come suggerito dal Vice presidente del Consiglio Pinelli.
Per quanto riguarda l’implicita accusa che il Vice Presidente Pinelli avrebbe rivolto ai Presidenti della Repubblica di non aver impedito al CSM di svolgere il ruolo improprio di terza camera e di aver con ciò stesso esercitato attività di natura politica, occorre ricordare che l’orientamento del CSM ad avere un rapporto diretto col Parlamento si è manifestato sin dal 1968 ed ha ricorrentemente creato contrasti tra Presidente della Repubblica e CSM.
Ne ricordo alcuni: nel 1968 il Presidente Saragat si oppose alla creazione presso il Consiglio di un’apposita “Commissione speciale per i rapporti col Parlamento”; nel 1991 il Presidente Cossiga si oppose, tra l’altro, all’approvazione di un parere del CSM riguardante norme processuali; tra il 2007 ed il 2008 il Presidente Napolitano espresse la sua contrarietà a che il CSM desse pareri su disegni di legge “quando il Parlamento sta già deliberando”, e anche al fatto che i pareri esprimano valutazioni sulla costituzionalità delle norme esaminate, in quanto tale compito “spetta ad altra istituzione” (cioè alla Corte Costituzionale).
Come mostrano le nostre ricerche, in tutti questi casi di contrasto ha sempre finito per prevalere, in un modo o nell’altro, il volere del CSM. Vari quotidiani hanno segnalato che le affermazioni dell’Avv. Pinelli avrebbero irritato o addirittura reso “furioso” (secondo Il Foglio) il Presidente della Repubblica e del CSM, Sergio Mattarella.
Nulla possiamo dire del pensiero del Presidente Mattarella sui pareri del CSM e sui rapporti tra CSM e attività legislativa. A differenza dei suoi predecessori, da Saragat a Cossiga e a Napolitano, che più volte hanno cercato inutilmente di limitare l’attività del CSM nel dare pareri, non mi risulta che il Presidente Mattarella sia mai intervenuto formalmente a riguardo. Forse perché convinto dell’inutilità di questi interventi o forse perché è più efficace nell’ottenere il risultato voluto attraverso la così detta “moral suasion”.
*Professore emerito di Ordinamento giudiziario, Università di Bologna