La guerra a Gaza

L’accusa dell’Onu: “11 palestinesi giustiziati davanti ai figli”

Secondo i resoconti dei testimoni, le truppe israeliane avrebbero «separato gli uomini dalle donne e dai bambini, e poi hanno sparato uccidendo almeno 11 uomini, per lo più tra i 20 e i 30 anni, davanti ai loro familiari», si legge nel rapporto.

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

22 Dicembre 2023 alle 14:00

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L’accusa dell’Onu: “11 palestinesi giustiziati davanti ai figli”

Onu, informazioni «inquietanti» sull’esecuzione sommaria di 11 palestinesi davanti ai familiari

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhchr) ha affermato di aver ricevuto informazioni «inquietanti» secondo cui le Forze di difesa israeliane (Idf) avrebbero ucciso sommariamente almeno 11 uomini palestinesi davanti ai loro familiari a Gaza.

Un rapporto dell’Unhchr citato dai media internazionali afferma che l’incidente sarebbe avvenuto due giorni fa nel quartiere di Al Remal a Gaza City, «sulla scia di precedenti accuse riguardanti il deliberato attacco e l’uccisione di civili per mano delle forze israeliane». Secondo quanto riferito, i soldati delle Idf avrebbero circondato e fatto irruzione in un edificio dove diverse famiglie si erano rifugiate quella notte.

Secondo i resoconti dei testimoni, le truppe israeliane avrebbero «separato gli uomini dalle donne e dai bambini, e poi hanno sparato uccidendo almeno 11 uomini, per lo più tra i 20 e i 30 anni, davanti ai loro familiari», si legge nel rapporto.

L’Unhchr ha affermato di aver confermato gli omicidi avvenuti negli edifici, sebbene dettagli e circostanze siano ancora in fase di verifica. L’agenzia Onu ha avvertito che queste accuse «danno l’allarme sulla possibile commissione di un crimine di guerra» e ha chiesto alle autorità israeliane di aprire immediatamente un’indagine indipendente.

Diciannove guardie israeliane indagate per morte detenuto palestinese

Diciannove guardie carcerarie israeliane sono indagate per la morte di un prigioniero palestinese di 38 anni che era sotto la loro custodia. Lo ha reso noto la polizia. Il detenuto, Thaer Abu Assab, è stato trovato con “gravi segni di violenza” sul corpo, secondo il Club dei prigionieri palestinesi.

È morto il 18 novembre nella prigione di Ketziot, nel deserto del Negev, nel Sud di Israele. Abu Assab, originario di Qalqilya, in Cisgiordania, era stato arrestato nel 2005 e stava scontando una condanna a 25 anni per tentato omicidio. Il Club dei prigionieri ha chiesto un’indagine, compresa un’autopsia. Inizialmente la polizia aveva detto al gruppo che era difficile identificare le guardie coinvolte a causa dei loro elmetti. Il Servizio carcerario israeliano ha dichiarato di star collaborando.

Hamas: nessun accordo sugli ostaggi senza la fine degli attacchi di Israele

Nessun dialogo sugli accordi di scambio di prigionieri se non dopo la fine dell’ “aggressione” israeliana. Lo hanno sostenuto in un comunicato Hamas e le fazioni palestinesi a Gaza, secondo quanto riferito dai media israeliani, tra cui Haaretz.

Il sito libanese al-Akhbar riferisce che sul tavolo delle trattative tra Hamas e Israele c’è una proposta per un accordo per il rilascio di 10 prigionieri palestinesi per ogni ostaggio israeliano liberato da Gaza. Israele, però, condiziona l’accettazione della formula ai detenuti che saranno inclusi nell’elenco di Hamas.

Patriarcato di Gerusalemme annulla pranzi e cene di Natale: “I soldi andranno a Gaza”

Niente pranzi e cene per gli auguri di Natale negli uffici del Patriarcato latino di Gerusalemme. I soldi risparmiati dei festeggiamenti saranno devoluti alle popolazioni di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme.

“Onorando la direttiva dei patriarchi e dei capi delle Chiese di Gerusalemme di annullare tutte le celebrazioni non religiose durante il periodo natalizio, e come segno di rispetto per tutte le innocenti perdite umane dei nostri fratelli e sorelle in Terra Santa, specialmente a Gaza”, il Patriarcato Latino di Gerusalemme ha così deciso di “annullare tutti i tradizionali pranzi e cene di Natale che si tengono ogni anno nei vari uffici per i suoi 2.000 dipendenti in tutta la Diocesi (Israele, Palestina, Cipro e Giordania)”.

“In segno di solidarietà con la sofferenza di tante persone”, il patriarcato ha deciso “di devolvere il costo stimato di questi eventi di 45mila dollari al fondo di Emergenza lanciato il 2 novembre scorso, dal patriarca cardinale Pierbattista Pizzaballa, sperando che questo contribuisca ad alleviare le sofferenze di tante persone in tutta Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme”.

22 Dicembre 2023

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