Il caso a Rebibbia
Diventa madre e viene sbattuta in cella col neonato, ma non è Giorgia…
Ha partorito 2 giorni fa. Domani la dimetteranno e il piccolo andrà in cella con lei. Medioevo? Nel medioevo non mettevano in prigione i neonati
Editoriali - di Piero Sansonetti
Chissà come si chiama questo bambino. O questa bambina. Sappiamo solo che oggi ha un’età di due giorni. Domani compirà il terzo giorno e probabilmente sarà dimesso, o dimessa, dall’ospedale Pertini, a Roma.
Però non verrà a prenderlo suo padre per accompagnarlo a casa con la mamma. Verranno dei carabinieri. Lo caricheranno su un furgone blu, con i finestrini protetti dalla grata di ferro, e lo porteranno, sempre insieme alla mamma, al carcere di Rebibbia. Non so se saranno necessarie delle pratiche burocratiche particolari.
Se dovranno fargli le foto segnaletiche, quella di fronte e quella di profilo. Se gli sequestrarono il ciuccio. Di sicuro entrerà in cella per scontare la pena. Veramente, secondo le informazioni che ho raccolto, una pena precisa non c’è ancora. La mamma è in custodia cautelare. Dunque, finché non cancelleranno le norme sulla presunzione di innocenza, la mamma in linea di principio è innocente.
Però lo Stato non si fida. L’ha sbattuta in carcere quando era incinta e l’ha lasciata lì. Fino al nono mese. Stavolta i medici del Pertini sono riusciti a portarsela via e a ricoverarla in tempo. Recentemente a un’altra donna incinta successe che non fu autorizzata a trasferirsi in ospedale, e lei partorì in cella, aiutata e assistita dalle compagne. Stavolta è andata bene. Quindi nessuno scandalo. Niente da eccepire.
Il bambino, o la bambina, inizierà la sua vita sperimentando la prigione. C’è una nuova scuola psicologica, in Italia, che sostiene che in fondo in fondo un po’ di prigione quando si è piccoli piccoli mica fa male. Ci hanno spiegato che per educare bene un ragazzo bisogna dirgli molti no. E già. E quale posto migliore della prigione per sentirsi dire dei no e sperimentare il nuovo modello educativo? Se cominci subito, appena nato, vedrai che verrai su bene. Ringrazia il giudice…
“Sono Giorgia, sono donna, sono madre, sono cristiana”. Disse così, orgogliosa, la nostra presidente del Consiglio, ricordate? Beh, anche la mamma di questo bambino è donna, è madre, non sappiamo se è cristiana. Probabilmente (per motivi statistici) non si chiama Giorgia, per il resto ha molti punti in comune con Giorgia Meloni.
È proprio a Giorgia Meloni che vorrei rivolgermi, perché la conosco un po’, e indovino anche il suo lato umano. Io capisco le necessità della realpolitik, capisco anche le necessità delle campagna elettorale, la grande capacità di mobilitare voti che hanno il populismo e il giustizialismo: ma al di sopra di tutto questo lei non crede che sia insopportabile – da ogni punto di vista – che un bambino vada in prigione? Che una donna vada in prigione? Che una mamma vada in prigione?
Non crede che ci siano altri strumenti per garantire la sicurezza? Non sente – da madre, da cristiana – la responsabilità per questa cosa infame che avverrà domani? Non pensa che esistano alcuni principi di civiltà non negoziabili, anche al costo di dover affrontare la furia dell’opinione pubblica e dei mass media?
Non so nulla della madre di questo bambino, o bambina. Eppure qualcosa mi dice che senza grandi rischi potrei scommettere sulla sua origine. Sono quasi certo che è una donna rom. Quelle che plebescamente vengono chiamate zingare, con disprezzo, con ripulsa.
In questi giorni, nei quali, giustamente, si lancia l’allarme sull’estendersi dell’antisemitismo in tantissime città europee, e anche in Italia – anche questo giornale ha lanciato questo allarme, più volte – mi viene da pensare che negli ultimi 30 anni, o 40, o 50, io non ho mai visto ne sentito – sui giornali, in Tv, più recentemente sui social – un allarme per il razzismo contro i rom.
Credo che se prendi dieci giovani a caso e gli dici che 500 mila rom furono sterminati nei campi nazisti, e inceneriti nelle camere a gas, almeno nove cascherebbero dalle nuvole. Non lo sanno. Ho provato tante volte, in pubblico o in privato, a spiegare che il razzismo anti-rom è una infamia come il razzismo antisemita. Quasi mai, forse mai, ho convinto qualcuno.
Ti rispondono, ti spiegano perché i rom sono malvagi, perché vanno puniti, fermati, controllati, imprigionati. Il razzismo peggiore è quello di chi pensa davvero che un gruppo etnico meriti di essere punito, sia malvagio. Dietro la Shoah, cioè prima della Shoah, in tutta Europa ci fu una vasta campagna di criminalizzazione degli ebrei, poi vennero le leggi speciali, infine la deportazione e lo sterminio.
Le ultime leggi del governo, parlo di quelle sulla sicurezza, non so se l’avete notato, sono state definite dai giornali governative leggi anti-rom. Non per condannarle ma per esaltare la fermezza di chi le aveva pensate. Le leggi anti-rom, e la spavalderia con la quale si chiamano così, è il primo passo.
È l’affermazione di uno spirito pubblico che spazza via tutto. Salta ogni barriera. Prima la decisione di mettere in Cpr anche i minorenni (approvata ieri in Commissione alla Camera) e poi la legge contro bambini e mamme incinte (che si limita a peggiorare leggi purtroppo già esistenti). In questi casi si dice: è un ritorno al Medioevo. Macché! Nel medioevo mica mettevano in prigione i bambini
P.S. Grazie a Stefano Anastasia, garante dei detenuti per la Regione Lazio, che ieri ha diffuso questa notizia che altrimenti non avremmo mai conosciuto.