La denuncia del giornalista

L’accusa di Haaretz: bombardamenti su campo profughi di Jabalia, centinaia di bambini morti

Gideon Levy racconta, su Haaretz l’apocalisse di Jabalia. Annientare i terroristi, ripete Benjamin Netanyahu. Ma - si chiede Levy - si può definire tale un bimbo di tre anni?

Editoriali - di Umberto De Giovannangeli

4 Novembre 2023 alle 12:08 - Ultimo agg. 6 Novembre 2023 alle 12:08

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L’apocalisse di Jabalia
L’apocalisse di Jabalia

“Un terrorista di Hamas è stato estratto dalle macerie, portato in braccio dal padre. Il suo volto è coperto di polvere, il suo corpo si muove come un sacco, il suo sguardo è vuoto. Non è chiaro se sia vivo o morto. È un bambino di tre o quattro anni e il padre, disperato, lo ha trasportato di corsa all’ospedale indonesiano della Striscia di Gaza, che stava già riempiendosi di feriti e morti.

Un’altra terrorista è stata estratta dalle macerie. E’ chiaramente viva, i suoi capelli chiari e ricci sono bianchi di polvere; ha cinque o sei anni e viene portata in braccio dal padre. Guarda a destra e a sinistra, come se si chiedesse da dove arriverà l’aiuto.

Un uomo con un gilet a brandelli scarabocchia qua e là, tra le mani un lenzuolo bianco piegato come un sudario, che copre il corpo di un neonato, e lo agita con disperazione. È il corpo di suo figlio. Questo neonato non aveva ancora avuto la possibilità di raggiungere il quartier generale militare di Hamas nel campo profughi di Jabalia. Ha vissuto solo pochi giorni – l’eternità di una farfalla – ed è stato ucciso.

Decine di giovani hanno continuato a scavare tra le macerie a mani nude nel disperato tentativo di estrarre persone ancora vive o i corpi dei vicini, liberando dai detriti la mano di un bambino che spuntava dalle rovine. Forse questo bambino era un terrorista della forza Nukhba di Hamas”.

Quello che avete letto è il brano di un articolo pubblicato sul giornale israeliano Haaretz da Gideon Levy. Conosco da oltre trent’anni Gideon Levy. Un maestro di giornalismo. Un intellettuale indipendente nel senso più alto e nobile del termine. Coscienza critica d’Israele, uno che non ha paura ad usare parole forti quando esse servono a dare conto di fatti, di azioni, di tragedie.

Gideon Levy racconta, su Haaretz l’apocalisse di Jabalia. Il campo profughi bombardato tre volte, nei giorni scorsi, dall’aviazione di Israele. Annientare i terroristi, ripete Benjamin Netanyahu. Ma – si chiede Levy – si può definire tale un bimbo di tre anni? Trascrivo qui altri passi del suo scritto.

“…Tutto intorno c’erano centinaia di uomini, vestiti di stracci, che stringevano le mani senza speranza. Alcuni di loro sono scoppiati in lacrime. Una stufa israeliana con un adesivo in ebraico giace tra le macerie, a ricordo dei giorni passati. “Non abbiamo tempo per i sentimenti ora”, dice Mansour Shimal, residente del campo, ad al- Jazeera”.

Il primo bombardamento su Jabalia è avvenuto martedì scorso. “Martedì pomeriggio – racconta Levy i jet dell’aviazione israeliana hanno bombardato il Blocco 6 del campo profughi di Jabalia. In Israele la notizia è stata riportata a malapena. Al Jazeera ha riferito che sei bombe sono state sganciate sul Blocco 6, lasciando un enorme cratere, nel quale una fila di appartamenti grigi è caduta come un castello di carte. I piloti devono aver riferito di aver colpito con successo. Lo spettacolo è stato orribile.

Quando mi sono recato nel quartiere Daraj di Gaza nel luglio del 2002, il giorno dopo l’assassinio di Salah Shehadeh, ho visto cose dure. Ma erano paesaggi bucolici rispetto a ciò che si è visto a Jabalia martedì. A Daraj sono stati uccisi 14 civili, di cui 11 bambini – circa un decimo del numero di persone uccise nell’attentato di martedì a Jabalia, secondo quanto riportato dai palestinesi.

In Israele non hanno mostrato le scene di Jabalia. Eppure, è difficile da credere, sono avvenute. Alcune reti straniere le hanno trasmesse in loop. In Israele hanno detto che il comandante del battaglione centrale di Hamas a Jabalia, Ibrahim Biari, è stato ucciso in un attacco dell’aviazione nel campo profughi più affollato di Gaza e che decine di terroristi sono stati uccisi. L’uccisione di Shehadeh è stata seguita da un intenso dibattito pubblico in Israele.

Quello che è avvenuto martedì a Jabalia è stato a malapena raccontato qui. È accaduto prima che venissero diffuse le brutte notizie sui soldati israeliani uccisi, mentre il fuoco di guerra si spegneva. Secondo i rapporti, circa 100 persone sono state uccise nell’attacco di Jabalia e circa 400 sono rimaste ferite. Le immagini dell’ospedale indonesiano erano terribili.

Bambini bruciati gettati l’uno accanto all’altro, tre e quattro su un letto sudicio; la maggior parte di loro è stata curata sul pavimento per mancanza di letti sufficienti. “Trattamento” è la parola sbagliata. A causa della mancanza di medicinali, gli interventi chirurgici salvavita venivano eseguiti non solo sul pavimento, ma anche senza anestesia. L’ospedale indonesiano di Beit Lahia è ora un inferno.

Israele è in guerra, dopo che Hamas ha ucciso e rapito con una barbarie e una brutalità che non possono essere perdonate. Ma i bambini estratti dalle macerie del Blocco 6 e alcuni dei loro genitori non hanno nulla a che fare con gli attacchi a Be’eri e Sderot.

Mentre i terroristi imperversavano in Israele, gli abitanti di Jabalia erano rannicchiati nelle loro baracche nel campo più affollato di Gaza, pensando a come passare un altro giorno in queste condizioni, peggiorate dall’assedio degli ultimi 16 anni. Ora seppelliranno i loro figli in fosse comuni perché a Jabalia non c’è più spazio per quelli singoli”.

4 Novembre 2023

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