Le truppe entrano a Gaza
A Gaza è genocidio, lo dice l’Onu ma la Corte dell’Aja non interviene…
Se l’Onu parla di crimini di guerra, e addirittura si affaccia il termine “genocidio” la Corte dell’Aja non dovrebbe intervenire?
Editoriali - di Piero Sansonetti
Ieri è stato bombardato di nuovo, per la terza volta, il campo profughi di Jabalia. Ci sono ancora decine di morti. Molti bambini. Jabalia ormai è un ammasso di macerie. Nel pomeriggio è stato bombardato un secondo campo profughi, vicino a Gaza City, e ci sono stati altri 15 morti.
L’altra notte l’alto commissariato dell’Onu per i diritti umani aveva rilasciato una dichiarazione nella quale avanzava l’ipotesi che il doppio attacco a Jabalia, con un grandissimo numero di morti nella popolazione civile, potesse essere considerato crimine di guerra. “Doppio” attacco, ho scritto, perché la dichiarazione è stata rilasciata prima che si sapesse dell’attacco numero tre.
Nel frattempo è arrivato ai giornali (che però probabilmente in gran parte lo ignoreranno) un documento firmato dagli esperti incaricati dalle Nazioni Unite di accertare le violazioni dei diritti umani nei territori della Palestina. Il documento è terribile. Dice: “sta per scadere il tempo utile a evitare un genocidio a Gaza”. letteralmente così: sta per scadere. Finora la parola genocidio era stata usata solo da alcuni commentatori.
Tutto questo mentre le truppe israeliane stanno entrando a Gaza e non sappiamo cosa potrà succedere nelle prossime ore. A questo punto però, un ragionamento è necessario. Se l’Onu parla di crimini di guerra, e addirittura si affaccia il termine “genocidio” – e in presenza, oltretutto di crimini di guerra abbastanza evidenti anche da parte di Hamas – la Corte dell’Aja non dovrebbe intervenire?
Tra le vittime del furore dei terroristi e poi della sciagurata risposta militare israeliana, che è già costata la vita almeno a 3000 bambini, ci sono molti cittadini di paesi che riconoscono la Corte dell’Aja. Quindi l’avvio di un procedimento è possibile (così come del resto sarebbe anche possibile che dei procedimenti siano avviati di magistrati israeliani). Perché non si muove nulla? L’anno scorso il tribunale dell’Aja prese posizione contro Putin e arrivò a spiccare un mandato di cattura.
È evidente che l’aspetto interessante di una iniziativa di questo genere sarebbe più politico che giudiziario. Nessuno pensa che possa essere processato o condannato Netanyahu. Così come nessuno pensava che potesse essere arrestato Putin. Né nessuno lo vuole. Ma una iniziativa della corte dell’Aja metterebbe sicuramente in difficoltà il premier israeliano, e questo probabilmente potrebbe favorire nuovi equilibri a Gerusalemme, più favorevoli ad una soluzione di pace.