Il genocidio degli armeni
Cosa sta succedendo in Azerbaigian, atrocità di massa mascherate da “Operazione antiterrorismo”
Almeno due morti e diversi feriti nell’offensiva che cancella il cessate il fuoco siglato nel 2020. “Operazione antiterrorismo”, ma per la comunità armena può essere il colpo di grazia
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
La chiamano operazione anti terrorismo. E’ una guerra di sterminio. Un genocidio degli armeni. Secondo il primo ministro armeno, Nicol Pashinian, le forze dell’Azerbaigian hanno iniziato “un’operazione di sfondamento” in Nagorno-Karabakh per prendere il controllo dei centri abitati dell’enclave armena in territorio azero. Le autorità dell’Azerbaigian hanno lanciato “un’operazione antiterrorismo” nella regione contesa del Nagorno-Karabakh dopo diverse esplosioni in cui sono rimasti uccisi due civili e 4 agenti di polizia. Hanno accusato “gruppi di sabotaggio” mentre le tensioni con l’Armenia sono in aumento. Esplosioni sono state udite a Stepanakert, la roccaforte separatista della regione, dopo che Baku ha annunciato il lancio di “misure antiterrorismo”, segnala la Afp.
Il ministero degli Esteri armeno ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e alle forze di pace russe di adottare misure per fermare “l’aggressione dell’Azerbaigian” nel Nagorno-Karabakh, riferisce l’agenzia russa Interfax. E in un tweet il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha rilevato: “Notizie devastanti arrivano oggi dall’ex oblast’ del Nagorno-Karabakh. Le azioni militari dell’Azerbaigian devono essere immediatamente interrotte per consentire un dialogo autentico tra Baku e gli armeni del Karabakh”. L’offensiva ha di fatto cancellato l’accordo di cessate il fuoco firmato nel 2020 dopo la Guerra dei 44 giorni.
Impossibile per gli oltre 120.000 abitanti del Karabakh cercare la salvezza in Armenia, perché dallo scorso dicembre l’Azerbaigian ha bloccato il Corridoio di Lachin, l’unica via di salvezza, creando un disastro umanitario. Ora il colpo di grazia alla pacifica comunità armena del Karabakh sfibrata da nove mesi di isolamento dal resto del mondo privata di cibo, medicinali, luce, gas, acqua. “Questa aggressione non provocata nel Nagorno Karabakh può essere descritta solo come atrocità di massa. L’Azerbaigian sta ignorando completamente tutti gli sforzi precedenti per stabilizzare la situazione e i relativi appelli internazionali”, denuncia Tsovinar Hambardzumyan, ambasciatrice armena in Italia.
Al momento si registrano numerose vittime e feriti tra i civili. «Ci sono almeno 2 morti, tra cui un bimbo, e 11 feriti, di cui 8 bambini» ha dichiarato Gegham Stepanyan, Difensore dei diritti umani della Repubblica dell’Artsakh. “Se vogliono aiutare questo popolo così sfortunato, circondato da tutte le parti, esposto alla fame e alle malattie, calpestati nei diritti umani, ci vuole un cessate il fuoco immediato – è l’accorato appello lanciato attraverso l’agenzia Sir da Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, patriarca di Cilicia degli armeni. “Questo è l’atto concreto che chiediamo in questo momento. Le dichiarazioni di solidarietà, simpatia e condanna non servono a nulla. Non hanno alcun significato per noi. Dentro quel territorio ci sono bambini e neonati, anziani e famiglie. Manca il latte, manca il cibo, mancano le medicine. Non c’è gas e luce. Non c’è niente. E’ un popolo già condannato a morte. Salviamolo. Dove è la coscienza della comunità internazionale di fronte a simile crimine?”.